Febbraio, mese della purificazione associato alla figura della Dea Febris. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, storia sulle origini del mese più corto dell’anno e il culto della divinità associata alla febbre e alla purificazione.

Febbraio, la Dea Febris e l’origine del mese associato alla febbre

Febbraio Dea Febris - Credits: wikipedia
Credits: wikipedia

L’origine del mese di Febbraio è spesso associato alla Dea Febris e al Dio etrusco Februs. Tuttavia il nome deriva dal verbo latino februare, ovvero, purificare o rimediare a un errore. Questo periodo del calendario romano era, infatti, dedicato ai rituali di purificazioni in onore delle due divinità. L’assonanza fra Febbraio e febbre non è poi casuale; nell’antica mitologia latina la Dea Febris era la dea della febbre, associata alla guarigione della malaria e ai processi di purificazione.

Gli antichi romani ritenevano che i sintomi derivanti dalla piressia fossero un processo di purificazione del corpo. Il culto della dea purificatrice e guaritrice derivava proprio  Februus, dio degli inferi. A Februus, a sua volta, si associavano malattie legate al freddo.

Successivamente, è il secondo Re di Roma, Numa Pompilio, a dedicare il mese al Dio Februus stabilendo che si celebrassero i riti funebri dedicati alle figure dei Mani che, nella religione romana, si identificavano con le anime dei defunti. Le festività dedicate ai defunti erano i Feralia, celebrate il 21 Febbraio, corrispondenti all’ultimo giorno dei Parentalia. Durante questi riti si svolgevano cerimonie pubbliche, offerte e sacrifici ai Mani a nome di tutta la città.Mentre, da metà Gennaio, si ricordava la Dea Februa, ovvero, Giunone purificata. In questa ricorrenza, le donne del tempo erano solite vagare per le strade con fiaccole accese simboleggianti la purificazione della città. Nella tradizione cristiana, Febbraio si associa alla festa della Candelora precisamente il 2 del mese; pare che l’usanza purificatrice delle fiaccole si associ proprio all’antesignana festa della Candelora in cui, nelle chiese, era consuetudine portare delle candele accese.

La tradizione cristiana della Candelora e i Februalia, le cerimonie dedicate alla divinità

I sacrifici che si offrivano a Febris erano, per lo più, preghiere per evitare malattie o implorarne le guarigioni. La dea, infatti, aveva il potere di proteggere e fa contrarre eventuali disfunzioni.Tuttavia, c’era chi considerava Febris una divinità completamente malefica e, per questo motivo, i devoti cercavano di accaparrarsene la protezione. Secondo alcune iscrizioni Febris risultava spesso accompagnata da Tertiana e Quartiana: dee della malaria il cui nome derivava dalla febbre terzana e quartana, così nominate poiché sopraggiungevano ogni terzo o quarto giorno. Nel mese di Febbraio cadevano i Februalia, le celebrazioni dedicate alla Dea Febris spesso coincidenti con i Lupercalia in onore del Dio Fauno e, per questo motivo, confuse fra loro.

Con l’avvento del Cristianesimo  il culto di Febris si sostituì con la commemorazione di Santa Febronia. I Februalia si svolgevano il 24 febbraio detto giorno sesto; così denominato perché precedeva di sei giorni le Calende di Marzo, ponendo fine all’anno. I riti prevedevano sacrifici per far cessare le malattie, e offerte affinché il sopraggiungere della primavera fosse propizia in termini di raccolto. Il popolo romano era, oltretutto, avverso al mese di Febbraio, poiché dedicato ai defunti: convinti che un giorno in più fosse di cattivo presagio, credevano che gli anni bisestili fossero nefasti per i raccolti nonché portatori di epidemie, guerre e morte.

Stella Grillo

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