Michele Bravi è alla sua seconda partecipazione al Festival di Sanremo, in gara con la sua emozionante ballad Inverno dei Fiori. Il cantante ha sottolineato quanto si senta onorato di essere sul palco di Sanremo anche solo per avere l’occasione di poter avere un faro sia nel teatro più importante d’Italia, sia per poter entrare nelle case degli italiani. Il cantante dice di sentirsi addosso una grande responsabilità: “Con me non porto solo il mio lavoro. Io sono qui per rappresentare chi c’è dietro tutto il grande lavoro, per questo per me è una grandissima responsabilità.”
Michele Bravi e la sua Inverno dei Fiori: “La mia dichiarazione d’amore dei tempi moderni”
Michele Bravi durante la presentazione del suo nuovo pezzo alla stampa sottolinea come la sua canzone Inverno dei Fiori sia una vera e propria dichiarazione d’amore dei tempi moderni. Michele parla anche dell’attualità, di quello che in questi due anni siamo stati costretti a vivere: “La parola che è stata cardine della nostra vita in questi ultimi tempi è disimparare. Quello che prima conoscevamo, adesso non c’è più. E adesso rivivere una normalità con queste nuove dinamiche è come rimettersi sui banchi di scuola.”
Michele continua sottolineando come la sua canzone sia metafora di ciò che si vive costantemente: “Inverno dei Fiori parla della difficoltà ad oggi di creare intrecci umani, ma della voglia di intrecciare le proprie radici con la storia di qualcun altro.”
Il cantante rivela come la canzone sia nata in modo del tutto informale: “Ho scoperto che esistono davvero i fiori invernali, e lì ho pensato a questi fiori che spezzano la neve, come metafora del senso dell’amore. Cheope – uno degli autori del brano – mi diceva, infatti, che il vero senso dell’amore nasconde in sé il seme della rinascita. La gentilezza è l’unica vera cosa che ti permette di creare un legame.”
Ed è proprio dai fiori d’inverno che germina la sua canzone, grazie alla storia del calicanto, un fiore giallo dalle tonalità porpora che fiorisce, per l’appunto, d’inverno. Ed è qui che Michele racconta l’onirica leggenda dietro questo fiore. Quella di un albero completamente spoglio, e di un pettirosso che cerca riparo e non trova una casa. E tra tutti questi rami inospitali, è proprio il calicanto che lo protegge, e grazie a queste scintille, tira fuori questi fiori bellissimi come riparo per il pettirosso: “La leggenda ci fa capire come la gentilezza è seme di rinascita. Io sono un sognatore che crede nella forza delle parole e delle canzoni che possono cambiare il mondo. Per me questa canzone è empatia, gentilezza e ascolto.”
La serata delle Cover: Michele porterà Lucio Battisti sul palco dell’Ariston
Michele ne approfitta anche per parlare della serata di venerdì, quella dedicata alle cover: “Per me è una vera e propria perdita di pudore. Il discorso è che purtroppo spesso si sente dire ‘Questa canzone di Lucio Battisti non la può cantare nessun altro’ per me questo è un errore semantico. Per me sarebbe meglio dire ‘Questa canzone non la può cantare nessuno come Lucio Battisti’. Altrimenti faremmo un torto alla musica, sarebbe come destinare una canzone solo nel passato. Per me questo è un momento celebrativo, omaggiare un capolavoro. Ho la possibilità di avere un faro puntato e che ha il pubblico più trasversale del mondo. Per me questo può essere un modo sia per far cogliere la bellezza e la tradizione musicale alle nuove generazioni, che far rivivere un emozione a chi già la conosce.”
A chi chiede se è teso e in agitazione per questa sera sul palco dell’Ariston, Michele risponde con un sorriso: “Non c’è spazio per la tensione, solo per la gratitudine”.
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