Era il 12 febbraio 1941 quando all’ufficiale Albert Alexander fu somministrata per la prima volta la penicillina nella storia dell’umanità. Accadde dunque oggi, il primo test della penicillina su di un paziente. Un evento questo, che ha per sempre cambiato in bene la storia dell’umanità.

La storia della scoperta della molecola antibatterica

La storia ufficiale della molecola antibatterica, formata dall’unione di due aminoacidi (cisteina e valina), comincia con Alexander Fleming. In realtà però, già 30 anni prima, lo studioso italiano Vincenzo Tiberio era giunto a conclusioni molto simili. Osservando delle muffe in un pozzo d’acqua, scoprì la loro natura antibatterica. I suoi studi raccolti in una rivista prestigiosa dell’epoca “Sugli estratti di alcune muffe”, pubblicati negli Annali di Igiene Sperimentale, arrivarono poi all’attenzione di Fleming e di altri studiosi, ma rimasero pressoché ignorati dalla medicina ufficiale.

Alexander Fleming nel suo laboratorio al St. Mary Hospital di Londra aveva messo a punto quella che sarebbe stata una delle scoperte più importanti della medicina. Fleming però non l’aveva mai sperimentata perché risultava troppo dispendioso e complicato produrne in grosse quantità la molecola e soprattutto aveva il problema di rendere il preparato stabile dopo che fosse stata fatta l’iniezione. Dopo 10 anni però, Howard Florey , professore di patologia presso la Dunn Oxford School ed il suo assistente tedesco Ernst Chain iniziano a produrre penicillina ottenendo solo poche quantità.

Anno decisivo però fu il 1940. Il patologo australiano Howard Walter Florey e il collega tedesco Ernst Boris Chain, diedero il via ad esperimenti sull’azione chemioterapica della molecola e sulle sue possibili applicazioni nel trattamento delle malattie infettive. Il mondo della scienza accolse con entusiasmo questa scoperta. Il primo test su di un paziente avvenne proprio il 12 Febbraio dell’anno dopo.

12 Febbraio 1941, la Penicillina testata su un paziente

Nonostante la guerra, a Oxford il poliziotto Albert Alexander è intento a potare le rose nel suo giardino. Si ferisce alla bocca con una spina. Dopo pochi giorni la ferita si infetta e i batteri si diffondono fino alla bocca e al viso. Albert deve essere ricoverato all’Ospedale Radcliffe di Oxford. I medici intervengono con i sulfamidici gli unici antibatterici a disposizione dell’epoca, ma la situazione di è davvero compromessa tanto che perde anche un occhio. A quel punto i medici decidono di testare la penicillina.

Ad Albert viene somministrata una dose via endovenosa da 160 mg di penicillina. Il giorno successivo le condizioni del paziente iniziarono a migliorare con l’abbassamento della temperatura e il ritorno dell’appetito. Purtroppo però, dopo la quarta e ultima iniezione, si resero conto che al paziente servivano altre dosi che non erano disponibili. I medici non riuscirono così a salvargli la vita poiché la quantità del farmaco sintetizzato non era sufficiente.

La svolta epocale nel mondo della medicina

Nonostante questo apparente insuccesso, si ebbero le prove definitive dell’efficacia della penicillina anche se mancavano i mezzi per produrne in grandi quantità e in forma stabile. Il professor Florey proseguì quindi i test umani sui bambini che avevano bisogno di minori quantità di antibiotico e così il primo vero paziente guarito grazie alla penicillina fu un ragazzo di 15 anni.

Il mondo della medicina non fu più lo stesso e grazie a questa straordinaria intuizione la vita di migliaia di persone venne salvata. Fu un grande passo avanti tanto che il mondo della medicina decise di rendere il giusto merito ai vari protagonisti con il massimo riconoscimento. Alexander Fleming, Ernst Boris Chain e Howard Walter Florey ricevettero il Nobel per la Medicina del 1945, “per la scoperta della penicillina e dei suoi effetti curativi in molte malattie infettive”.

Ilaria Festa

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