Con l’avvicinarsi del Carnevale, ferve la ricerca delle maschere da indossare da parte di bambini e adulti. C’è chi opta per travestimenti originali e nuovi, e c’è chi opta per famose maschere tradizionali italiane. Le maschere di Carnevale in questione hanno origine dalla Commedia dell’arte, nell’Italia del XVI secolo. Pertanto, ogni maschera rappresentava un personaggio con caratteristiche stereotipate e una determinata area geografica italiana.

Vediamo quali sono le più famose maschere della Commedia dell’Arte che hanno ispirato i travestimenti nel Carnevale.

Pulcinella

Personaggio carnevalesco più famoso di tutta Italia, Pulcinella è l’emblema della maschera napoletana, dal costume bianco e il naso adunco. Creato nel Seicento dall’attore capuano Silvio Fiorillo, oltre a simbolo partenopeo, incarna la plebe napoletana: Pulcinella è l’uomo più semplice della scala sociale. Si configura come una personalità buffa, pigra e simpaticamente opportunista. Inoltre, al di là della Commedia dell’Arte, il personaggio di Pulcinella si è sviluppato autonomamente nel teatro dei burattini di cui è ormai l’emblema. Tuttavia, come burattino e marionetta, Pulcinella non è più servo e contadino, ma un archetipo di vitalità, irriverenza, alle prese con le contrarietà del quotidiano. Famosa a Napoli e in tutta Italia la canzone partenopea a questa maschera dedicata “A città e Pulecenella”.

Arlecchino

La carriera teatrale di Arlecchino nasce a metà del Cinquecento, con l’attore di origine bergamasca Alberto Naselli noto come Zan Ganassa che portò la commedia dell’arte in Spagna e Francia. Tuttavia, l’origine del personaggio è molto più antica, legata alla ritualità agricola: si sa per certo che Arlecchino fosse anche il nome di un demone ctonio, cioè sotterraneo. Il personaggio teatrale rappresenta un servo imbroglione originario del quartiere povero di Bergamo. Il suo costume a rombi multicolore rispecchia il suo vivace temperamento. Difatti, il suo carattere è astuto, furbetto, amorale, ed afflitto da una fame cronica. E’ tutt’oggi uno dei travestimenti preferiti dai bambini, e a figura di Arlecchino è stata spesso immortalata nei dipinti: basti pensare a Pablo Picasso con la sua opera I tre musici.  

Colombina

Colombina è la maschera femminile più famosa della Commedia dell’arte. Le maschere femminili erano poche. Una maschera femminile era Isabella. Oppure ancora Giacometta e la Cantatrice. Di origine veneziana, Colombina incarna lo stereotipo comico della serva seducente, astuta, cinica e adulatrice. E’ una donzella sbarazzina, di bell’aspetto, profondamente innamorata di Arlecchino ed oggetto di attenzioni perenni di Pantalone, padre di Rosaura, la padrona di Colombina. Spesso quest’ultima è portata in scena come fidanzata o moglie di Arlecchino, tanto che talvolta prende il nome di Arlecchina, assumendone anche il suo costume tipico. Il suo costume tipico consta di una gonna a balze, un corpetto, un grembiulino e in testa la crestina, tipica delle cameriere.

Brighella

Brighella è il migliore amico di Arlecchino. Entrambi sono i servi della commedia dell’arte ed entrambi sono nati a Bergamo. Il personaggio deve la sua fama all’attore Carlo Cantù che ne vestì i panni nelle rappresentazioni teatrali nel Seicento. È furbo, senza scrupoli, attaccabrighe e un bugiardo capace di raccontare frottole con tale sicurezza e convinzione che, è quasi impossibile distinguerle dalla verità. Mette in atto intrighi ai danni di Pantalone, spesso per aiutare poveri innamorati contrastati. Grande amante della musica, canta, suona e balla. La sua maschera è costituita da una livrea bianca con strisce verdi su gambe e braccia, con tipici alamari dello stesso colore. Completa il costume tipico una maschera nera e un berretto bianco e verde.

Pantalone

Pantalone è una maschera veneziana che rappresenta il tipico mercante vecchio, avaro e lussurioso. Il suo stesso nome è quello tipicamente imposto ai maschi delle ricche famiglie della Serenissima. Sulle origini del nome Pantalone si avanzano diverse ipotesi: potrebbe derivare da San Pantaleone, il Santo Patrono di Venezia, oppure da “pianta-leone”, che era l’atto con cui i soldati e i ricchi mercanti veneti “piantavano” lo stendardo della Serenissima in ogni territorio conquistato. Il personaggio rappresenta la figura del ricco mercante veneziano avaro e brontolone, attaccatissimo al denaro, padre di Rosaura. Per insidiare le giovani della corte, cortigiane e serve, arriva a cadere nel ridicolo. La sua maschera è composta da calzamaglia e blusa rosse, con un mantello scuro e una maschera nera sul naso, e sul capo un cappellino floscio e rosso. Sembra che i pantaloni, che indossiamo attualmente, si chiamino così dal nome di questa maschera.

Balanzone

Di origine bolognese è la maschera del giurista Balanzone. In dialetto bolognese, balanzån è la bilancia, il simbolo della legge. Questa maschera, infatti, rappresenta il classico personaggio serioso, saccente e presuntuoso: è proprio la caricatura del tronfio uomo di legge bolognese. Rappresenta in chiave comica e burlesca la saccenteria e la presunzione. Si vanta di conoscere ogni branca delle scienze, perciò molti personaggi si appellano a lui per dei consigli. La sua fisicità è robusta e il suo abbigliamento è tutto nero: abito, mantello e un grande cappellaccio a tese larghe. Solo il bavero e i polsini sono bianchi.

Meneghino

Meneghino (diminutivo del nome Domenico) è un personaggio che non porta la maschera sul volto. E’ milanese ed è diventato simbolo popolare della città di Milano. Il termine meneghino, infatti, è utilizzato per identificare i cittadini milanesi e indica ciò che è più caratteristico della città e dei suoi abitanti. Il personaggio è onesto, buono, giusto, allegro, ed innamorato di sua moglie Cecca. Il personaggio nacque nelle commedie scritte nel Seicento da Carlo Maria Maggi e, a differenza delle altre maschere della Commedia dell’Arta, non lasciava spazio all’improvvisazione degli attori. Il suo abbigliamento consiste in un cappello a tre punte sopra una parrucca nera col codino e una lunga giacca con un gilet colorato.

Rugantino

Maschera romana per eccellenza, Rugantino rispecchia il prototipo del perfetto giovane romanesco. Il nome deriva dal termine “ruganza“,che significa arroganza. È il tipico “bullo de Trastevere, svelto co’ le parole e cor cortello”. Il suo temperamento, infatti, è arrogante, litigioso, anche se sono sempre più le botte che riceve, piuttosto che quelle che dà. Ultimamente le rappresentazioni lo raffigurano più buono, simpatico, pigro. Appare spesso nei teatri di marionette. La maschera può essere di due modi: con vestito rosso appariscente e stravagante o con semplici abiti da popolano. In tempi recenti, sono stati molti i musical a lui dedicato, sempre di grande successo, soprattutto nella Capitale.

Francesca Orazi

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