Nonostante siano passati 55 anni dalla prima pubblicazione, “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez rimane tutt’oggi uno dei romanzi più caratteristici e significativi della letteratura del Novecento.

Dato alla luce nel Giugno 1957 da una casa editrice di Buenos Aires, il libro divenne un baluardo del boom che vide l’America Latina come protagonista negli anni ’60 e ’70 del ‘900. Infatti, in sole due settimane le vendite toccarono le 8000 copie, per poi arrivare ad una tiratura di 600 000 a distanza di soli tre anni. Oggi, il capolavoro di Márquez è tradotto in 37 lingue ed ha venduto più di venti milioni di copie.

“Cent’anni di solitudine”: trama e analisi

Intriso di “realismo magico”, contraddistinto da uno stile elaborato e, allo stesso tempo, magnetico, “Cent’anni di solitudine” racconta la storia della famiglia Buendía, partendo dal capostipite e arrivando fino all’ultimo personaggio dell’albero genealogico. In parallelo alle vicissitudini, alle imprese e alle peripezie dei singoli personaggi, Márquez narra ai lettori anche la storia della città fittizia di Macondo, fondata dai Buendía, che cambia e si modifica con il passare del tempo, creando una sorta di piccolo microcosmo nel quale riflettere l’intera storia umana.

Il romanzo, scorrevole ed intrigante nelle sue trecento pagine, conduce il lettore verso un finale spiazzante ed amaro. Gabriel García Márquez afferma, difatti, che l’uomo è destinato a vivere e lottare in solitudine durante tutto l’arco della sua vita, senza poter ricevere nemmeno un minimo di comprensione dagli altri esseri umani. Questa perenne condizione di isolamento, tipica di tutti i personaggi presenti nella storia, è quindi inevitabile, poiché deriva dall’incapacità dell’uomo di amare in modo incondizionato il suo prossimo. Non è altro che una condanna già scritta che si ripercuote in tutte le sette generazioni, dando vita ad un eterno presente e portando, all’attenzione del lettore, l’idea di una concezione circolare della storia.

García Márquez: il successo del suo capolavoro

Pur avendo scritto altri incredibili lavori come “L’amore ai tempi del colera”, “Cronaca di una morte annunciata” e “Il generale nel suo labirinto”, “Cent’anni di solitudine” rimane il romanzo più conosciuto ed acclamato di Gabriel García Márquez. Rappresentativo non solo della visione filosofica e politica dell’autore ma anche dei valori fondanti della sua amata Columbia, il libro conquistò l’attenzione di tutto il mondo e venne presto votato come la seconda opera più importante scritta in spagnolo, subito dopo il mitico “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes.

In seguito vincitore, nel 1982, del Premio Nobel per la Letteratura “per i suoi romanzi e racconti, nei quali il fantastico e il realistico sono combinati in un mondo riccamente composto che riflette la vita e i conflitti di un continente”, Márquez è riuscito facilmente a conquistare un posto d’onore sul podio della più grande letteratura moderna, consegnando all’eternità un romanzo che, a dispetto del suo titolo, non farà più sentire nessun lettore solo e senza radici.

Monica Blesi.

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