L’Alta Corte di Giustizia inglese da ragione a due cittadini che hanno promosso una causa civile dopo aver perso i genitori nella primavera del 2020. In Italia quasi tutte le inchieste sono state archiviate. L’Alta Corte di Giustizia inglese ha dichiarato che le politiche seguite dal governo per la gestione del Covid nelle case di cura nella primavera del 2020 erano “illegittime”.

Affermate “illegittime” le politiche seguite dal governo per la gestione del Covid nelle case di cura

Nel testo della sentenza dell’AGI, i giudici censurano “le decisioni del Ministero della Salute e del Public Health England, che corrisponde al nostro Istituto Superiore della Sanità,  contenute nei documenti del 17 e 19 marzo e 2 aprile 2020” definite “illegittime perché non prendevano in considerazione il rischio per i residenti anziani e vulnerabili di un contagio da parte degli asintomatici, nonostante questa possibilità fosse già nota”.

“E’ irrazionale che il Dipartimento della Salute e dell’Assistenza sociale non abbia disposto l’isolamento per 14 giorni dei pazienti asintomatici ammessi”

E’ chiaro che per i giudici bisognava tenere in mente la possibilità che: “un paziente anziano trasferito dall’ospedale alla casa di cura potesse infettare gli altri ospiti prima di manifestare i sintomi o addirittura non manifestandoli. E’ irrazionale che il Dipartimento della Salute e dell’Assistenza sociale non abbia disposto l’isolamento per 14 giorni dei pazienti asintomatici ammessi in una casa di cura”.

Il caso è stato promosso davanti alla giustizia civile da due cittadini i cui genitori sono morti in due rsa nelll’Oxfordshire e nell’Hampshire. Durante la prima ondata, viene ricordato e sottolineato nella sentenza, che sono stati 20mila gli inglesi morti per il Covid in questo tipo di strutture. Infatti, secondo i giudici, “i ministri erano obbligati a soppesare non solo la probabilità che si verificasse una trasmissione non sintomatica, ma anche le gravissime conseguenze nel caso in cui fosse avvenuto sulla base del principio di precauzione”.

Le inchieste archiviate in Italia

In un altro passaggio del documento con più di 70 pagine, si ricostruiscono alcune tappe ritenute significative per stabilire le responsabilità del governo sottolineando che il 6 marzo il professor Feguson del Nervtag, uno degli organi di consulenza sui virus: “indicava le prove che l’infettività potrebbe essere rilevata appena prima e appena dopo l’insorgenza dei sintomi. L’8 marzo 2020 sono stati pubblicati tre articoli accademici che hanno indicato la reale possibilità di trasmissione pre-sintomatica del virus. Il 12 marzo l’ECDC ha pubblicato un documento in cui si confermava il fatto che le persone asintomatiche potessero essere infettive”.

I giudici non hanno ritenuto importante l’obiezione che “molte di queste prove erano basate su modelli scientifici e che c’era poco di ciò che lui chiama ‘prove del mondo reale’”.

Tra gli altri documenti, viene nominato anche uno studio dell’Istituto Superiore della Sanità. In Italia, quasi tutte le inchieste riguardante la giustizia penale per le persone morte nelle Rsa sono state archiviate o vanno verso l’archiviazione perché si ritiene non applicabile il reato di ‘epidemia colposa che non si applica nel caso di omissioni, come quelle che vengono ipotizzate come in questi casi dalle Procure.      

Valeria Muratori

Instagram