Nel panorama imprenditoriale italiano, la storia della Benetton è il classico esempio di quelle attività di famiglia che negli anni del boom economico sono nate grazie allo spirito innovativo e coraggioso dell’epoca.
La storia dei fratelli Luciano, Giuliana, Gilberto e Carlo, questi ultimi due recentemente scomparsi, parte da Ponzano Veneto un piccolo paese in provincia di Treviso che conta poco più di 10.000 anime.
La Benetton è stata fondata nel 1964 riuscendo subito a uscire dalla realtà di provincia imponendosi nel mercato italiano, grande fu subito il successo in una località alla moda come Cortina, grazie ai suoi maglioni dai colori accesi e inusuali per l’epoca.
L’espansione negli anni è stata molto rapida, imponendosi in breve tempo anche all’estero con il primo negozio fuori dai confini nazionali che venne inaugurato a Parigi nel 1969, mentre negli anni ‘80 il marchio fece il suo ingresso anche negli Stati Uniti e in Giappone.
Oltre a Luciano che ricopre al momento la carica di presidente esecutivo, tutti gli altri fratelli Benetton ricoprono o hanno ricoperto incarichi all’interno del gruppo così come molti dei loro figli anche se Alessandro, secondogenito di Luciano, ha lasciato nel 2016 il CdA per delle divergenze con il resto della famiglia e attualmente è presidente di 21 Investimenti.
Negli anni poi grande è stato l’investimento anche nel mondo dello sport (Formula 1, basket, volley e rugby), con il marchio Benetton che ormai è un brand affermato in tutto il mondo grazie anche ai successi sportivi specie in Formula 1
Alessandro Benetton è nato il 2 marzo 1964 a Treviso. A 57 anni, parole sue, sta per affrontare “la sfida più dura della sua vita”. E’ stato nominato presidente di Edizione, la cassaforte di famiglia, che con l’occasione è stata trasformata in Spa e ha rivoluzionato la governance. Enrico Laghi è stato designato amministratore delegato.
Ma chi è Alessandro Benetton?
Figlio di Luciano – uno dei quattro fratelli fondatori dell’omonima azienda – e di Maria Teresa Maestri, ha avuto una gioventù da perfetto milionario anni ’80 raccontata da Emanuela Audisio sul Venerdì:
“Le prime scappatelle sentimentali di notte a Londra nell’82 con jet privato, l’esperienza da modello con William Baldwin a New York, con annessi attrici e jet-set allo Studio 54, il campus a Boston, il master ad Harvard, i viaggi in Vespa, l’avventura in FI, la stima per Ayrton Senna, il mondiale vinto con Schumacher (’94). «Chiamai Flavio Briatore e gli segnalai il nome di Schumacher, mi rispose che per averlo bisogna fare un putiferio. E io: facciamolo».”
Dopo l’esperienza in Goldman Sachs, nel 1992 a 26 anni fonda 21 Investimenti (oggi 21 Invest), uno dei primi private equity italiani con ispirazione poetico/adolescenziale: 21 grammi, recitano i diari dei liceali, sarebbe il peso dell’anima. L’obiettivo della società è trovare imprese in cui investire, il suo è staccarsi dall’immagine di figlio di papà. L’impresa riesce: ha investito in oltre 100 aziende, tra cui Interflora, Pittarosso, The Space Cinema, con un buon successo. Oggi è presente in Italia, Francia e Polonia.
Nel 2012 però diventa presidente di Benetton group, per due anni, ma quando lo racconta, ne cita solo uno, e precisa di non aver dedicato molte attenzioni all’azienda di famiglia: “è come in auto, o guidi tu o è meglio non toccare il volante se guidano altri, si rischia di disturbare il lavoro e basta”. Nel 2016 lascia anche il consiglio di amministrazione in lite con i familiari e soprattutto con alcuni manager: buono il rapporto con Fabio Cerchiai, pessimo quello con Gianni Mion.