La Dark Kitchen è una novità in Italia, ma è una realtà preesistente da diversi anni. Si differenzia dai ristoranti tradizionali in quanto è caratterizzata da laboratori attrezzati solo alla produzione di cibo. Infatti in questo caso i piatti vengono offerti attraverso servizi di consegna.
L’aumento della Dark Kitchen dopo il Covid-19
Dopo le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, la Dark Kitchen è diventata una realtà costante per molti ristoratori, che si sono dovuti adattare alla nuova situazione. La Dark Kitchen prevede infatti un servizio per cui il contatto con la clientela viene limitato. La Dark Kit si differenzia dal cosiddetto Ghost Restaurant, ovvero un ristorante che decide di aprire un negozio interamente online.
Regolamentazione e condizioni
Il successo della Dark Kitchen è stato avvantaggiato anche da un uso smodato della tecnologia, in particolare da piattaforme e-commerce per la distribuzione di cibo. Dato che l’attività alimentare si svolge prevalentemente in una cucina o laboratorio, è prevista una regolamentazione per assicurare il completo rispetto della distribuzione di cibo.
Per quanto riguarda le condizioni relative all’ambiente di lavoro, la Dark Kitchen deve essere provvista di uno spazio adeguato. Può essere considerato tale quindi un laboratorio di produzione, un deposito di materie prime. La superficie minima garantita è di 30 mq. Infine devono essere rispettate anche le normative sul mantenimento degli alimenti. Infatti è necessario indicare una lista di ingredienti di ogni alimento fornito. I piatti devono essere contenuti in contenuti facilmente igienizzabili, e comunque a norma di legge.
La regolamentazione sul trasporto
Dato che i piatti della Dark Kitchen devono essere consegnati direttamente alla clientela, devono essere rispettate alcune norme. Innanzitutto i piatti devono essere consegnati con un mezzo adeguato, garantendo una temperatura di lamento 63° per i cibi caldi, e compresa tra 4° e 8° C per i cibi freschi. Secondo quanto stabilito dal regolamento CE 178/02, il responsabile per la sicurezza alimentare è l’operatore del settore alimentare (OSA).
Sonia Faseli