Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. 30 anni fa il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani venivsano assassinati nella drammatica strage di Capaci da Cosa Nostra. 10 anni dopo in loro memoria e di tutte le vittime di mafia è stata istituita nel 2002 la Giornata della Legalità. Ad essa è dedicato il nostro racconto di oggi.
La legalità era qualcosa che aveva visto solo sui libri di scuola pensando sempre che in fondo non le riguardasse. D’altronde che problema avrebbe mai potuto avere con la criminalità una ragazza di una ricca famiglia milanese come Anna Costanzi.
Poi la decisione di fare qualcosa di nuovo con l’amica del cuore e procurarsi qualche grammo di cocaina per divertirsi. E invece si ritrovò in un postaccio di periferia a veder uccidere un uomo e gli sembrava tutto così impossibile come se la vita si fosse fermata, come se il tempo non proseguisse più. Ad Anna in quell’istante sembrò quasi opportuno riavvolgere il nastro indietro e cancellare tutto come se fosse stato un buffo sogno, come se l‘uomo che aveva visto cadere a terra fosse solo il personaggio di un film. D’altronde era solo una ragazzina di 16 anni che ancora doveva prendere il diploma.
Legalità, la legge dell’omertà
Così in una giornata tiepida di maggio del 92 si ritrovò a scappare con la sua amica senza ancora essersi resa del tutto conto della situazione. “Forse dovremmo andare alla polizia”, disse Anna riprendendosi ma “Vuoi farti ammazzare? Sai come diceva mia nonna chi si fa i fatti suoi campa cento anni”, gli rispose l’amica. Fu cosi che senza fiato tornarono a casa. Anna salì di fretta le scale e corse in camera sua per calmarsi cercando di non far notare ai genitori che fosse spaventata. Si ritrovò per caso il testo sulle legalità che stava studiando a scuola. Decise di non guardarlo stravolta dall’accaduto ma di concentrarsi su un buffo flipper che le avevano regalato per dimenticare quanto fosse successo. Cosi fece anche a cena comportandosi come se fosse stata una giornata normale e non fosse successo niente. Dentro però qualcosa le ribolliva mentre cercava ripetutamente di scacciare senza dare alcun segnale le immagini che le si riversavano per la testa.
Il giorno dopo, appena fu uscita di casa, Anna chiamò la sua amica e le parlò della sue preoccupazioni. “Tranquilla nessuno sa che eravamo a li poi noi siamo due signorine perbene che c’è ne frega tra le magagne da spacciatori”, fu la veloce risposta. “Ti ricordo che eravamo li per comprare droga”, fece Anna. “Solo uno strappo alle regole” , concluse l’amica calmando e rassicurando Anna che se ne andò a scuola tranquillizzandosi. Tuttavia a scuola riprese la lezione sulla legalità ed in particolare su alcune storie di testimoni di giustizia. Anna cercò disperatamente di concentrarsi sulla lezione ma continuava a vedere nelle sua mente un uomo sparare e ucciderne un altro. Poi la campanella dell’intervallo e l’arrivo di alcune amiche che volevano invitarla ad una festa le fecero per un po’ perdere in quell’atmosfera impomatata che era abituata a vivere
La strage di Capaci
Anna si era completamente dimenticata di tutto e tornata ad essere la solita spensierata adolescente che andava persino a pranzo da un amica poi il ritorno a casa nel tardo pomeriggio. Sentì il suono del televisore acceso e capì subito che i suoi genitori erano in soggiorno. Anna volle capire quale fosse l’argomento che teneva i suoi così incollati allo schermo da non venirla nemmeno a salutare. Per un attimo ebbe paura che si trattasse dell’omicidio a cui aveva assistito e che la Polizia la cercasse. Poi avvicinandosi allo schermo capi che si trattava di qualcosa di più terribile mentre scorrevano le immagini di una gigantesca esplosione in un luogo che si chiamava Capaci. Anna in un primo momento era talmente sconcertata da non sentire nemmeno le immagini che provenivano dalla televisione poi qualcosa la colpì definitivamente tanto da farla tornare in camera sua.
Quando fu sola si ricordò delle ultime cose che aveva visto in televisione. Si trattava del volto di un uomo che aveva già visto da qualche parte. Lo aveva visto sugli articoli di giornale che il suo professore d’italiano le aveva portato. Era proprio lui, quel giudice Falcone che da anni si batteva contro la mafia. Anna ripensò a quello che aveva visto chiedendosi quale mondo fosse quello dove le persone oneste morivano mentre altre persone restavano a guardare senza fare niente. Ripensò a quanto era successo il giorno prima e poi pensò di chiamare l’amica. Stanca però di farsi dire falsità adolescenziali penso di parlarne con adulto di quello che stava succedendo. “Papà se tu assistessi un crimine testimonieresti?”, chiese poco dopo. “Si credo di si almeno dopo quello che è successo oggi è quello che dovremmo fare tutti altrimenti Falcone e i suoi sarebbero morti in vano e vincerebbe l’omertà”, affermò il padre Anna non dette spiegazioni ma uscì di casa tirandosi velocemente dietro la porta.
Epilogo
Qualche ora dopo Anna era in commissariato dove stava raccontando cosa vide il giorno prima nei minimi particolari. “Perchè non è venuta prima ?”, le chiese l’ispettore che la stava interrogando. La risposta fu la stessa che diede all’amica che poco dopo incrociò mentre la portavano al distretto per deporre: “Mi hanno fatto credere ad una vita di plastica dove la legalità non era un problema ma la morte di quei ragazzi e di quel giudice mi hanno fatto capire che niente cambierà se non saremo noi per primi a cambiare le cose”. Quel giorno Anna capì cosa significasse quella parola che le considerava tanto lontana che si chiamava legalità.
Stefano Delle Cave