Capaci, storia dell’ultimo drammatico giorno dei due Giovanni

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Di Stefano Delle Cave

Capaci” è il quinto appuntamento della nostra rubrica di narrativa StoryLine. In occasione dell’avvicinarsi della Giornata della legalità, abbiamo deciso di dedicare il nostro racconto alla strage di Capaci. Il 23 maggio è l’anniversario del terribile attentato mafioso in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

Capaci, l’inizio


Erano le 16:45 ed una splendida giornata di sole gli stava nuovamente raccontando la Sicilia dopo tanto tempo. Giovanni tornava sempre a casa ogni weekend eppure gli sembrava ogni volta di essere stato via un mese. Ogni volta si convinceva sempre di più che presto non sarebbe potuto più tornare perché sarebbe andato in un posto dove non c’èrano aerei e treni per la sua amata isola. Giovanni era su una collina avvolto dal silenzio del palcoscenico che aveva preparato per il suo dramma. Come un attore si domandava che impressione avrebbe avuto tutto questo sul pubblico, ripetendo a mente tutto quello che il suo regista gli aveva detto di fare. La sua era una parte semplice, senza battute, con un semplice gesto con le dita da eseguire che non poteva sbagliare perché non ci sarebbero state repliche. Giovanni guardava Francesca si chiedeva se era giusto camminare insieme a lei oppure lasciarla libera di cercarsi un’altro domani. Avrebbe voluto parlagliene ma scontrandosi con il suo sorriso mantenne egoisticamente il silenzio perché gli sembrava di non poterne fare a meno. Anzi avrebbe voluto sorridere anche lui che da tempo aveva dimenticato il sapore della felicità.

Capaci è il quinto appuntamento della rubrica di narrativa StoryLine dedicato alla Giornata della legalità e alla strage di Capaci
Giovanni era nella sua Fiat Croma, questa immagine come quella di copertina è stata realizzata dal pittore Sergio Totaro

La fiat Croma


Giovanni fumava nervosamente una sigaretta mentre il ticchettio del suo orologio scandiva un tempo che sembrava interminabile. “Quando arriva, quando arriva”, si sentiva fischiare nelle orecchie.”Non lo so Antonio ma arriva, certo che arriva”, rispose Giovanni. Si sentiva pesante mentre il sudore continuava scorrere sulla sua pelle. Eppure non aveva mangiato perché aveva deciso di riservarsi l’appetito per la grande festa prevista quella sera ma a volte i pensieri ti gonfiano più di un piatto di pasta asciutta. Giovanni era nella sua Fiat Croma. Accanto sempre Francesca e quella terribile decisione che pendeva nelle sua mente. Se ne doveva andare, pensava, perché in quella strada stretta che aveva preso non ci entravano due persone. Eppure vederla li gli serviva ad ingannare il tempo che inevitabilmente lo lasciava solo mentre veri e falsi amici si nascondevano in ricordi sempre più lontani. Tutto intorno l’autostrada che illuminata da un sole caldo sembrava una lama che tagliava la terra in due.

Le chiavi di casa


Erano le 17:53, Giovanni guidava ininterrottamente da quasi 50 minuti eppure non sentiva la stanchezza. Si incominciava a intravedere l’insegna per Capaci- Isola delle Femmine e sembrava quasi che quella calura gli stesse chiedendo un bel bagno rinfrescante. Giovanni pensò che forse era proprio il mare, il posto che li aveva uniti, quello più adatto a dividerli. Giovanni era stato avvitato che mancavano 3 minuti all’arrivo e la tensione si fece sentire forte perché il momento più terribile si avvicinava. Giovanni pensava che quando fai una prova è tutto più facile perché stai recitando, stai replicando una realtà fittizia e non stai vivendo quella vera. Giovanni aveva visto con la coda dell’occhio l’orologio che indicava le 17:57 poi si girò muovendo la mano per cercare quella di Francesca. Spostando leggermente lo sguardo vide il mazzo di chiavi del cruscotto e si accorse che insieme a quelle dell’auto c’erano anche le chiavi di casa. Rallentò mentre per un istante gli balenò il pensiero di farla finita li. Voleva staccare le chiavi di casa dal mazzo e lasciare la loro abitazione a Francesca come il ricordo di un bellissimo sogno di un amore ed una vita normale.

Capaci è il quinto appuntamento della rubrica di narrativa StoryLine dedicato alla Giornata della legalità e alla strage di Capaci
Premere un bottone, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

Ore 17:58

Giovanni guardava alcune auto rallentare e ripartire mentre le sue mani sudavano. Le sue orecchie si appesantivano sempre più della voce di Antonio che diceva “Vai, vai”. Si voltò non avendo il coraggio di vedere la storia che stava per scrivere, perché non contava quello che c’era di fronte a lui ma solo il dito della sua mano che il fece il suo inesorabile dovere. Quello di premere un semplice bottone, quello disegnare il finale del film di una grande vita. Giovanni nello stesso istante si aggrappò a Francesca cercando un ultima distrazione per dimenticarsi di aver capito che fosse finita. Giovanni Brusca rise amaramente guardano il fumo che rivelava il limbo raccapricciante in cui si era trasformata la strada sottostante. Il motivo è che si era curiosamente reso conto di aver ucciso un altro Giovanni, Giovanni Falcone.