Oggi, 14 giugno di 82 anni fa, nasceva uno dei più importanti ed influenti cantautori romagnoli: Francesco Guccini. Oltre a fargli gli auguri, celebriamo questo giorno conoscendo alcuni suoi successi che, secondo noi, hanno lasciato il segno. Come sempre la scelta è stata dura e sono state lasciate alcuni brani che non hanno superato il ballottaggio! Buona lettura e buon ascolto!

I successi di Francesco Guccini

Più di 150 canzoni scritte tra il 1967 ed il 2019. Tra queste alcuni brani memorabili tatuati nella pelle di noi appassionati di musica. Anche a chi non piace Guccini ne conosce e canta le canzoni. Scopriamo alcuni aneddoti e curiosità di questi brani ormai indelebili.

La Locomotiva

Cominciamo questa ‘selezione musicale’ con uno dei brani più emblematici dell’intero catalogo dell’opera gucciniana, la canzone popolare più bella del dopoguerra italiano, come fu definita da Roberto Leydi. “La locomotiva” è contenuta nell’album “Radici” ed è stata proposta come brano di chiusura di tutti i concerti del cantautore. Il testo si ispira ad una storia vera, che risale al 1893, quando un macchinista anarchico, tale Pietro Rigosi, dirottò una locomotiva e rimase mutilato e sfigurato a causa dell’incidente da lui stesso causato. Questo brano è stato, ed è tutt’oggi, una delle canzoni simbolo delle lotte di classe, una canzone lunghissima, con un ritmo ossessivo, l’esempio definitivo del Guccini cantastorie con la politica vera nelle vene.

Canzone Per Un’amica, uno dei primi successi di Francesco Guccini

Scritta nel 1967 con il titolo provvisorio di “In Morte si S.F.” è dedicata ad un’amica del cantautore, Silvana Fontana, morta in un incidente stradale nel 1966. Il brano verrà pubblicato nel 1967, nel primo album del cantautore romagnolo, “Folk beat n°1”, con il titolo “Canzone Per Un’amica”. All’epoca Guccini collaborava sia con gli Equipe 84 sia con i Nomadi e questo pezzo piacque talmente tanto ad Augusto Daolio, che la volle incidere e cantare con la sua band, contribuendo al successo e alla popolarità del brano stesso.

Dio è Morto

Portare Nietzsche in una canzone? Guccini ha dimostrato che si poteva con la primissima canzone depositata in SIAE a suo nome nel 1965. Sembrerà una cosa strana, ma il brano non fu mai inciso dal suo creatore e fu portato al successo prima dai Nomadi e poi da Caterina Caselli, che ne cambia il testo giudicato troppo blasfemo dai vertici RAI. Francesco Guccini l’ha sempre cantata dal vivo e, ancora oggi, è considerato un cavallo di battaglia del suo repertorio.

La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)

Ancora un brano intenso, schietto, crudo che fa ragionare ed ancora una volta un grandissimo brano portata al successo, non da colui che l’ha scritta, ma dall’Equipe 84 nel 1966. Guccini incise “Auschwitz” l’anno successivo e fu inserita nel suo primo disco con il titolo “La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)”. Un brano sempre attuale che mette i brividi ad ogni ascolto e che fa capire che non abbiamo imparato nulla dalla nostra storia:

Io chiedo quando sarà / Che l’uomo potrà imparare / A vivere / senza ammazzare

Una curiosità che forse sanno in pochi.. In un’intervista il cantautore ha dichiarato che, insieme a “Dio è morto”, è una delle sue canzoni che considera più brutte. Sarà stato ironico? Ai posteri l’ardua sentenza!

Il Vecchio ed il Bambino

Tratto dall’album di successo “Radici” edito nel 1972, questo brano è una delle canzoni più conosciute di Francesco Guccini, uno dei successi senza tempo. Il pezzo affronta il tema del passaggio di testimone da una generazione all’altra, con protagonisti, appunto, un vecchio ed un bambino entrambi alle prese con una società colpita da un disastro nucleare.

Eskimo

Contenuta nell’album “Amerigo” del 1978 è dedicata a Roberta, la sua prima moglie. Il titolo è un chiaro riferimento alla differenza di classe sociale che c’è tra i due ragazzi: infatti lei appartiene alla borghesia e lo si capisce dal paltò che indossa. Lui, invece, essendo di estrazione sociale più umile, porta un eskimo. Uno dei tanti brani che racconta, tramite una storia personale, quelli che erano i tempi, le fedi, le storie, gli indirizzi politici, le condizioni economiche dell’Italia di fine anni 70.

Culodritto

Ancora una canzone personale, stavolta dedicata alla figlia Teresa e contenuta nel disco “Signora Bovary” del 1987. Il titolo è un modo di dire del dialetto modenese, con cui il cantautore ha caratterizzato sua figlia da bambina. Ogni volta che la ragazzina riceveva un no, se ne andava via indispettita, a culodritto.

Autogrill

Canzone contenuta nell’album del 1983 “Guccini”, l’undicesimo del cantautore. Il concept dell’intero disco è il viaggio e la sua inutilità come mezzo per ritrovare se stessi. Senza ombra di dubbio, questa canzone, è una delle più poetiche di tutta la produzione autoriale di Guccini. Il testo è molto ispirato, ed influenzato, da Jorge Luis Borges.

L’Avvelenata, uno dei successi di Francersco Guccini sempre attuale

Chiudiamo la nostra ‘playlist’ con “L’avvelenata”, uno dei tanti successi di Francesco Guccini. Senza ombra di dubbio è la canzone più famosa di Francesco Guccini, ed è contenuta nell’album “Via Paolo Fabbri, 43”, del 1976. Il successo, senza retorica, non è mai solo rose e fiori, ma ci sono anche delle spine. Questo pezzo fu infatti scritto come sfogo per aver avuto una brutta stroncatura per l’album “Stanze di vita quotidiana” (1974). Il brano fu proposto per la prima volta in concerto ed è citato il critico musicale Riccardo Bertoncelli, un’istituzione del settore. Nonostante i due, nel tempo, abbiano chiarito e fatto pace, Francesco non ha mai modificato il testo, continuando a citare il povero Riccardo. Francesco non voleva incidere la canzone, ma decise di farlo solo dopo le tante richieste dei fan.

Alessandro Carugini