“L’estate è anche nostra”. Questo uno degli slogan all’insegna del quale è stata lanciata la campagna body positive del governo spagnolo. Immagine simbolo sono i corpi di cinque donne, in sovrappeso, con smagliature o dopo aver subito una mastectomia. Per avere un beach body basta avere un body e andare alla beach, questo dovrebbe essere chiaro a chiunque. Purtroppo però non lo è abbastanza perché iniziative come questa siano superflue. Perché, nonostante quanto dicano i detrattori, non lo sono affatto.
Body Positive: come il governo spagnolo sta provando a colmare un vuoto diffuso
L’estate e il mare sono, nell’immaginario collettivo, un binario quasi inscindibile. Tuffarsi nell’acqua, giocare con le onde, scoprirsi per dare modo al nostro corpo di trovare sollievo (seppur minimo) dal caldo. Tre azioni che richiamano gioia, spensieratezza e libertà. Che lo si frequenti in solitaria o con i propri amici, il mare è il luogo dove tutti i pensieri spariscono. O, almeno, così è per chi non vive e convive preoccupandosi del proprio corpo. Moltissime persone tengono la maglietta, vanno in spiaggia nelle ore in cui è meno frequentata o addirittura scelgono di privarsi di vivere il mare per paura di mostrare il proprio corpo.
Perché anche un semplice sguardo distratto, per chi sente addosso la pressione di non essere “conforme”, può trasformarsi in un’impietosa occhiata giudicante. Anche perché c’è chi giudica eccome. E il body shaming non si ferma sul lungomare, anzi: forse è proprio lì, tra corpi statuari di chi si costringe in diete o sessioni di palestra assurde per rincorrere una supposta perfezione e quelli di chi è proprio per far godere i propri occhi dei primi che si reca sul posto, che l’intolleranza mostra il suo volto più cattivo. L’iniziativa del governo spagnolo prova a colmare un duplice vuoto. Quello lasciato da chiunque si vergogni del proprio corpo e sceglie ogni giorno di non occupare lo spazio che gli spetterebbe a pochi passi dal mare e quello del mancato rispetto da parte di chi non riesce a lasciare che siano gli altri a decidere per il proprio corpo.
Le critiche al governo spagnolo e una lente d’ingrandimento necessaria
Un’iniziativa che cerca di fare in modo che venga fatto ciò che non si riesce, dunque: trattare gli altri con rispetto. Le diverse critiche, però, non sembrano vederla in questo modo. Per qualcuno, come il leader di sinistra Cayo Lara, la campagna sarebbe “assurda” e cercherebbe di “creare un problema laddove non esiste“, osservando che le donne in sovrappeso potevano andare in spiaggia anche prima che il ministero dell’Uguaglianza vi spostasse su l’attenzione. Il sottosegretario all’Uguaglianza, Ángela Rodríguez Pam, ha ribattuto: “Naturalmente ci andiamo, ma dobbiamo fronteggiare l’odio, perché abbiamo messo in mostra un corpo che non si adatta alla norma. Quello che stiamo rivendicando è che tutti i tipi di corpi vadano bene”
“Brindiamo ad un’estate per tutti, senza stereotipi e senza violenza estetica contro il nostro corpo”
“Divertiti come, dove e con chi vuoi“. La campagna è frutto di una collaborazione tra il ministero dell’Uguaglianza guidato da Irene Montero, del partito di sinistra Podemos, e l’Instituto de las Mujeres, un’organizzazione che dipende dal ministero e che si occupa di parità di genere e diritti. La direttrice di quest’ultimo, Antonia Morillas, ha twittato:
“Corpi diversi, liberi da stereotipi di genere, che occupano tutti gli spazi. L’estate appartiene anche a noi. Liberi, uguali e diversi”
Soprattutto liberi. Di mostrarsi, di sfoggiare con fierezza il nostro corpo, perché racconta chi siamo e dove siamo stati. Di esprimerci, di goderci la stagione più spensierata dell’anno. E di occupare tutto lo spazio che meritiamo.
Sara Rossi