La mattina del 21 agosto 1911, il decoratore ed imbianchino Vincenzo Peruggia mise a segno il colpo del secolo rubando la Gioconda dal Louvre. Nel giorno di chiusura del museo, alle 7 del mattino, si recò nel Salon Carrè, al primo piano, e semplicemente staccò dal muro l’opera più celebre di Leonardo da Vinci.
La Gioconda rubata: uno slancio di patriottismo?
Quante volte abbiamo accusato i francesi di averci colpevolmente sottratto la Monna Lisa dipinta da Leonardo da Vinci? E non siamo forse disposti a richiederla indietro ogni qualvolta se ne presenta l’occasione? Staremmo mentendo se negassimo di averci provato anche in occasione della vincita dei Mondiali di calcio nel 2006, dopo aver battuto in finale proprio la Francia. Nel 1911, Vincenzo Peruggia fu però l’unico a passare ai fatti.
Imbianchino e decoratore originario di Dumenza, in provincia di Varese, Peruggia lavorava a Parigi per un’impresa che si occupava di manutenzione all’interno del Louvre. Da qui, il facile accesso che aveva a tutte le sale e, di conseguenza, a tutte le opere esposte nel museo. Nel giorno di chiusura, giovedì, Peruggia si recò al Louvre molto presto e una volta staccato il quadro lo nascose sotto la giacca e lo portò a casa, dove lo chiuse in un nascondiglio creato appositamente.
Sottrarre la Gioconda dal Louvre: la semplicità del furto del secolo
Dopo che Peruggia aveva commesso, con tutta la facilità immaginabile ai tempi, il furto del Novecento, due artisti si recarono nel Salon Carré. Furono loro i primi ad accorgersi dello spazio vuoto tra il Correggio e il Tiziano, che solitamente era occupato dalla Gioconda. L’allarme non venne immediatamente lanciato, ma dopo aver accertato che il quadro non era fuori per restauri o manutenzione, le prime pagine dei giornali resero noto il furto. La ricompensa promessa a chi l’avesse ritrovata ammontava a 25.000 franchi.
Le autorità interrogarono chiunque avesse accesso al museo, anche Vincenzo Peruggia venne interrogato ma evidentemente rispose correttamente ad ogni domanda, fornendo un alibi inequivocabile, perchè la sua casa non venne perquisita e lui non venne ricollegato in alcun modo al furto.
Il ritrovamento della Monna Lisa
Dopo due anni, il mistero del furto della Gioconda era ancora irrisolto. Tuttavia, una mossa che definiremmo ingenua da parte di un ladro poco esperto, ma molto fortunato, qual era Vincenzo Peruggia, consenstì di ritrovarla.
Sotto lo pseudonimo di Leonard, Peruggia contattò un antiquario di Firenze che stava cercando delle opere per allestire una mostra. Alfredo Geri, questo il nome dell’antiquario fiorentino, ricevette questa lettera in cui tale Leonard dichiarava di essere in possesso della Gioconda e di volerla vendere, ma ad una condizione: restituirla all’Italia. I due si incontrarono a Firenze. Geri portò con se anche il direttore degli Uffizi, Giovanni Poggi. Quando quest’ultimo vide il quadro e potè constatare che si trattava dell’originale, avvisò subito le autorità che arrestarono immediatamente Peruggia che venne condannato ad un anno e quindici giorni di reclusione. Ne scontò soltanto sette mesi, in realtà, perchè gli venne diagnosticata un’infermità mentale.
Perchè rubare la Gioconda dal Louvre?
“Vorrei rubarla” canta Ivan Graziani in Monna Lisa. «Saccheggiate il Louvre» scriveva William Burroughs negli anni 50. Certo, quella a cui lui pensava era più un’insurrezione espressiva che materiale, effettiva, ma chissà se ha mai pensato al furto di Vincenzo Peruggia, scrivendolo.
Saccheggiare il Louvre, rubare la Monna Lisa, ma per farci cosa, potremmo chiederci? Oggi il furto della Gioconda richiederebbe una progettualità decisamente più studiata ed accurata di quella pensata da Vincenzo Peruggia nel 1911. Rilevatori antintrusione, allarmi impazziti, telecamere ad incorniciare i volti e innumerevoli altre misure di sicurezza, proteggono da qualche decennio le opere d’arte che sono accolte nei musei affinchè tutti possiamo ammirarle e goderne.
Vincenzo Peruggia rubò la Gioconda solo per riportarla in Italia? Fu per patriottismo, per soldi o per vendetta che lui compì quel gesto? Cosa ne fece nei due anni in cui fu sua? La ammirò soltanto lui o la mostrò a qualcun altro? Esiste una persona di cui fidarsi a tal punto da svelarle la Gioconda che abbiamo rubato dal Louvre ed essere certi che non lo dirà a nessuno?
Eccola, un’altra storia che quello sguardo conosce e non svela, un’altra verità che quella bocca non dice e che non ci racconterà.
Giorgia Lanciotti
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