Massimo Troisi e Philipe Noiret sono i due protagonisti de “Il Postino” diretto da Michael Radford, presentato per la prima volta al Festival del cinema di Venezia. La sua uscita arriva a circa tre mesi dalla scomparsa di Troisi, che nella pellicola è affiancato da una giovane Maria Grazia Cucinotta. La sceneggiatura del film è ispirata al romanzo Il Postino di Neruda di Antonio Skàrmeta.

Con “Il Postino”, il talento di Massimo Troisi– che nella versione inglese è doppiato dal grande Robert De Niro– si afferma a livello internazionale, testimoniato anche dal record d’incassi, tra i maggiori della storia del cinema italiano.

Il Postino: il “comico dei sentimenti” al cinema di Venezia

Massimo Troisi, Il Postino
Credits: re-movies.com
Massimo Troisi ne “Il Postino”

È il 1952, il postino si chiama Mario Ruoppolo e vive nell’isola di Salina, nel sud Italia. Il padre è un taciturno pescatore rassegnato alle “tristi reti“, mentre Mario è curioso, rifiuta con tutte le sue forze di seguire le orme del padre e coglie al volo la prima occasione di un mestiere alternativo. Viene assunto come postino e comincia a consegnare la posta a un personaggio iconico e curioso, il poeta in esilio Pablo Neruda. Interpretato da Philippe Noiret, Neruda è stato costretto alla fuga in quanto, per così dire, ostile alla dittatura cilena.

Il suo esilio è sì politico, ma soprattutto umano. L’unica persona che si avvicina al poeta è proprio Mario che, con la scusa della posta, va a trovarlo tutti i giorni. Tra i due si instaura un’intesa e un’amicizia, e il postino rimane affascinato da questo personaggio. Giorno dopo giorno la solitudine che li accomuna si allevia, e diventano l’uno la compagnia dell’altro, discutendo dei temi più vari. Ruoppolo compra un libro del suo amico- e quasi mentore, ormai- autore e grazie e questi conosce la poesia, le metafore, il senso estetico si amplia, e apprende quanto la poesia sia rivelatrice della voragine e del buio che ci accomuna tutti.

Abbiamo poi l’incontro con Beatrice– l’esordiente Maria Grazia Cucinotta-, cameriera nell’osteria del paese. È una donna splendida, partenopea, fiorente e costretta ad essere servile, controllata a vista dall’aspra zia- il cui volto è di Linda Moretti– e Mario se ne invaghisce. Il timido postino però rimane come bloccato dal fascino della donna, ritenendosi inoltre inadatto alla stessa per via della sua estrazione sociale. “Non le ho detto niente, la guardavo… e m’innamoravo“.

La poesia di Neruda e il ritorno in Cile

Ecco che Pablo Neruda accorre in soccorso di Mario per aiutarlo a conquistarla: i due si recano nell’osteria della giovane, e il poeta la osserva, la studia per poterne scrivere. E visto che “la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve“, Pablo regala le sue parole a Mario, che le decanta a Beatrice, facendosi spazio nel suo cuore. La loro unione si concretizzerà in un matrimonio di cui Neruda sarà testimone. Proprio durante le nozze il poeta riceve la buona notizia: può tornare a casa senza il rischio di essere condannato o arrestato.

Pablo torna quindi in Cile e presto viaggia in tutto il mondo grazie alla sua fama di poeta, mentre Mario rimane aggiornato tramite i giornali, seguendolo e ammirandolo. Il postino alterna il lavoro all’osteria e la composizione, scrivendo come se non avesse mai fatto altro. L’anno dopo Beatrice dà alla luce un figlio, che porterà il nome del poeta, artista e amico che aveva reso possibile il loro incontro. Mario rimarrà sempre in attesa di un ritorno del caro amico, e per lui registra i suoni dell’isola, del mare, con l’intento di spedirgli queste registrazioni e dargli la possibilità di rivivere quei momenti di esilio calmo in Italia.

Neruda tornerà dopo cinque anni in quella terra, ma Mario non ci sarà più. Al suo posto troverà Beatrice e Pablito, il figlio, e lì ascolterà i suoni che gli aveva dedicato Mario, la registrazione mai ricevuta di un legame e di una terra esiliata che entrambi vivevano come una condanna, ma che grazie alla compagnia dell’altro hanno vissuto come un momento preparatorio, in funzione di una stagione più calda e più lieve della vita.

Joelle Cotza

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