Poeta e letterato fiorentino, Guido Cavalcanti è stato uno dei protagonisti del suo tempo. Vissuto tra il 1259 e 1300, viene ricordato principalmente per la sua attività poetica appartenente alla corrente del Dolce Stilnovo. Della sua produzione conosciamo cinquantadue componimenti tra sonetti e ballate, ha ricevuto molti elogi da Giovanni Boccaccio e Dante Alighieri, che lo rendono memorabile. Era membro di un casato dell’antica nobiltà fiorentina di parte guelfa, la sua famiglia era impegnata in politica.

Dante e Guido Cavalcanti: l’influenza letteraria

Ritratto di Guido Cavalcanti – Photo Credits lanuovabq.it

Durante la sua giovinezza, Dante incontrò dei personaggi che segnarono particolarmente la sua vita e, di conseguenza, la sua produzione scritta. Intorno al 1283 nasce il rapporto con Guido Cavalcanti: inizia con la risposta di quest’ultimo al sonetto con cui si apre la Vita nova. La sua influenza su Dante è stata considerevole, dovuta alla sua maggiore maturità, alla sua vasta cultura e alle innovative proposte sul piano poetico.

La Vita nova e la Divina Commedia sono piene di notizie e riferimenti sulla loro amicizia. Con il sonetto: A ciascun’alma presa e gentil core, Dante si rivolge ai trovatori per trovare una spiegazione su un sogno da lui fatto in cui il suo cuore viene mangiato dalla donna amata. L’obiettivo reale sembra, in realtà, il dare prova delle proprie capacità compositive al fine di entrare a far parte della “cerchia di Cavalcanti“. Al sonetto risponde Guido stesso con Vedeste, al mio parere, onne valore, dando inizio al sodalizio. Il poeta vuole far capire a Dante che la gioia che prova è fittizia perché, terminato il sogno, il dolore riprende il suo posto.

Dante lo pone nel VI Cerchio dell’Inferno, tra gli eresiarchi. Guido viene citato anche dal padre nel Canto X dell’Inferno, quando il dannato interrompe il dialogo con Farinata e chiede a Dante dove sia il figlio. La risposta del poeta è ambigua, induce Cavalcante a credere che Guido sia già morto, ma questo avviene qualche mese più tardi.

La visione diversa dell’amore

Rispondendo al poema dantesco, Guido spiega le ragioni che lo spingono a considerare Amore un ricordo, anche se le sofferenze inflitte rimarranno per sempre. Guido si mostra come consapevole di qualcosa che Dante non ha vissuto: la crudeltà dell’amore. Alighieri pone un certo ottimismo e viene riconosciuto da Cavalcanti come un uomo poco forte per conoscere davvero Amore e poterne vivere le sofferenze.

Guido afferma che, le loro diverse visioni, sono in grado di generare grande distanza. Tra l’altro, rimprovera Dante del poco interesse verso l’aspetto passionale e carnale dell’amore. L’apice della polemica lo vediamo con Donna me prega: per Dante, l’amore non esiste senza la ragione; per Guido è, invece, turbamento continuo e privazione della vita. Qui, con rammarico, avviene la rottura della loro amicizia.

Martina Puzone

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