Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nella Venezia del 500′ alla scoperta di una poetessa coraggiosa. Parleremo di amore, passione e sentimento. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a Gaspara Stampa e alle sue opere
“Che meraviglia fu, s’al primo assalto,
giovane e sola, io restai presa al varco,
stando Amor quindi con gli strali e l’arco”
Questi sono alcuni dei versi che Gaspara Stampa ci ha tramandato nelle sue “Rime”. Ci appare subito evidente la passionalità di una donna che avuto sempre il coraggio di esternare i suoi sentimenti senza filtri nonostante i costumi del tempo. Una donna vissuta liberamente che ha sofferto per un grande amore non ricambiato per il conte Collatino di Collalto. Un amore a cui non ha voluto mai rinunciare fino all’abbandono di lui nel 1551 ed una grande crisi spirtuale-religiosa. Un fervore che aveva colpito la Stampa già da giovane dopo la morte del fratello ma sul desiderio di vita monacale ebbero la meglio i salotti letterati della Venezia libertina del 500′. Così Gaspara divenne una donna libera di amare e di farsi amare. Una conquista non di poco conto per la sua epoca.
Gaspara Stampa, poesia o diario?
L‘opera di Gaspara Stampa ci è pervenuta grazie alla pubblicazione della sorella Cassandra pochi mesi dopo la morte della poetessa. “Le Rime” della Stampa sono composte da oltre trecento composizioni a cui si aggiungono sonetti, madrigali, capitoli e sestine. Il tutto con uno stile che ricalca da un lato il petrarchismo di moda del tempo e da un altro è qualcosa di molto più originale. Se infatti la Stampa si muove in quello stile poetico e retorico proprio del tempo da un lato a livello lessicale si nota un gusto della parola che avvicina la sua raccolta poetica ad un intenso diario amoroso dedicato all’amato Collatino di Collalto. Nei suoi versi la Stampa infatti non nasconde l’ardore, la passione, il dolore per l’amato e il sentimento più puro e privato. Una potenza della passione che fecero riscoprire questa poetessa dopo due secoli di oblio dai romantici.
Stefano Delle Cave
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