“All the Beauty and the Bloodshed”, l’inattesa vittoria a Venezia

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio a Venezia alla scoperta dell’ultimo film che ha vinto in Laguna il Leone d’oro. Parleremo di fografia, di epidemie e di dipendenza. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “All the Beauty and the Bloodshed” di Laura Poitras.

“All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film è costituito dall’arte, dalla fotografia di Nan e dall’eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un’eredità di persone in fuga dall’America”.

È una dichiarazione di Laura Poitras che spiega il senso ultimo del suo “All the Beauty and the Bloodshed” con cui ha nuovamente trionfato il genere documentario a Venezia 9 anni dopo “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi. Al centro della storia la famosa fotografa e attivista Nan Godin e la sua lotta da ex dipendente di farmaci contro la famiglia Sackler rea di aver causato una grave epidemia di morti dovuta alle dipendenza di farmaci delle sue industrie che la Godin prendeva. I Sackler reinvestivano i guadagni ottenuti in arte e musei. Attorno ad essa la vita di una fotografa, i suoi momenti più intimi e le foto più belle e controverse che le avevano permesso di raggiungere il successo già alla fine degli anni 80′.

All the Beauty and the Bloodshed, Laura Poitras e i personaggi controversi e le inchieste

All the Beauty and the Bloodshed, fonte npcmagazine.it

“All the Beauty and the Bloodshed” è un documentario forte e potente come ci si aspettava da Laura Poitras. La regista americana infatti aveva già vinto l’Oscar con “Citizenfour “un altro documentario su un’inchiesta controversa come il caso Snowden e lo scandalo dello spionaggio del NSA con le sue intercettazioni illegali. Due anni dopo la Poitras aveva realizzato “Risk” sulla storia del fondatore di WikiLeaks Julian Assange e sulle sue scottanti rivelazioni. Ora è tornata alla carica con un altro personaggio controverso come la fotografa Nan Godin con le sue battaglie realizzando un nuovo incredibile pugno nello stomaco che l’ha fatta vincere a Venezia. Il tutto attraverso l’intimità dei dialoghi, rare immagini e fotografie rivoluzionare che hanno contraddistinto la vita della Godin.

Una vittoria sorprendente

“All the Beauty and the Bloodshed” era forse il film meno atteso dalla critica per la vittoria finale a Venezia. Eppure la giuria presieduta da Julianne Moore si è espressa sorprendentemente per questo documentario, che avrebbe commosso la Moore, 9 anni dopo la vittoria di Gianfranco Rosi. Più atteso per il Leone d’oro era Jafar Panahi con il suo “Gli Orsi non Esistono” premiato con il Premio speciale della Giuria anche in sostegno del regista iraniano perseguitato dal regime iraniano. Un altro film che è rimasto incredibilmente a bocca asciutta e che ha vinto per la sceneggiatura e la Coppa Volpi per l’interpretazioni maschile è l’atteso “Gli spiriti dell’Isola” di Martin McDonagh.

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