È atterrata all’aeroporto di Teheran Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che aveva gareggiato senza velo ai campionati di arrampicata di Seul. Centinaia le persone che l’ hanno ricevuta tra gli applausi. Dopo la morte di Masha Amini, Rekabi era diventata un nuovo simbolo delle proteste contro il velo, in Iran. “Elnaz è un’eroina”, questo è ciò che urlava la folla e i genitori che con mazzi di fiori e slogan, hanno accolto Rekabi.
L’atleta, in una storia pubblicata sul suo profilo Instagram, ha scritto: «Un saluto a tutti i connazionali dell’Iran, sono Elnaz Rekabi, membro della squadra nazionale di alpinismo». Si scusa poi «per le preoccupazioni che ho suscitato». Un’azione «non intenzionale», quella del velo, causata dalla tempistica con cui è stata chiamata a gareggiare. «Attualmente – conclude la storia – sto tornando in Iran con la squadra secondo il programma prestabilito». Alcuni ritengono che il messaggio sia stato scritto sotto costrizione. Non è risaputo dove si trovi ora Rekabi, ma secono Iran Wire, sito di notizie dell’opposizione persiana, l’atleta si trova nella prigione di Evin. La testata ha anche affermato che da dopo la convocazione presso un ufficio dell’intelligence iraniana,del fratello Davood Rekabi, al momento non si hanno notizie.
L’accaduto
Le donne in Iran, devono coprirsi i capelli con l’hijab e le braccia e le gambe con abiti larghi. Devono rispettare il codice di abbigliamento , anche quando rappresentano ufficialmente il Paese nelle competizioni all’estero.
Rekabi ha sfidato le regole della Repubblica Islamica, gareggiando senza velo in una competizione internazionale. Il gesto di Elnaz, di fare la scalata con i capelli scoperti ai Campionati asiatici IFSC di Seoul, è stato interpretato da molti come segno di soliderità con i manifestanti.
Il ritorno in Iran
«La signora Elnaz Rekabi, che ha partecipato alla finale dei Campionati asiatici di arrampicata, ha lasciato Seul alla volta dell’Iran all’alba odierna, 18 ottobre 2022, insieme agli altri membri della sua squadra». Questo quello che ha fatto sapere l’ambasciata iraniana in Corea del Sud, in una nota. Smentendo così tutte le notizie false e la disinformazione, in merito ad un ipotetico arresto o di un’ipotetica scomparsa. Le indiscrezioni infatti, sostenevano che la ragazza fosse sotto ricatto e rinchiusa nel carcere di Evin.
Le tracce dell’atleta si erano perse ieri. Secondo Iran Wire, le Guardie rivoluzionarie islamiche avrebbero arrestato Davud Rekabi, fratello di Elnaz, per usarlo come ostaggio. I fatti sarebbero andati così: Elnaz avrebbe consegnato il suo passaporto e il suo telefono con la promessa che la sua incolumità non era in pericolo, ma sarebbe stata subito trasferita dall’hotel all’ambasciata iraniana della città. Queste notizie però sono state smentite dalla stessa atleta. Rekabi in una breve intervista con i media statali iraniani, aveva affermato di sentirsi “tesa” per il suo ritorno in patria, e ha ripetuto la versione dei fatti diffusa su Instagram.
Un mese dalla morte di Masha Amini, ma le proteste non si fermano
È trascorso ormai un mese dalla morte di Masha Amini, la giovane arrestata per non aver indossato correttamente il velo islamico. Tra i lavoratori in Iran ancora scioperi e proteste.
Secondo quanto riportato da diverse fonti sui social media, un gruppo di lavoratori è stato arrestato, a seguito dello sciopero per l’impianto per la lavorazione della canna da zucchero di Haft-Tappeh. A questo, si sono uniti i lavoratori degli impianti petrolchimici di Abadn, Mahshahr, Assaluyeh, Bandar Abbas e dell’impianto di produzione di pneumatici di Kian-tire a Yazd. Anche gli studenti universitari delle città di Teheran, Karaj, Ardebil, Rasht, Najafabad, Bushehr e Shahrkord continuano a manifestare.
Mariapaola Trombetta
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