Questa sera, la fiction su Aldo Moro in prima serata; in onda su Rai 1 la miniserie diretta da Marco Bellochio. Si intitola Esterno notte e ricostruisce il caso di Moro. Maria Fida, la figlia di Aldo Moro, si scaglia contro il regista, convinta che nessuna narrazione televisiva sia in grado di rispecchiare la verità storica.
Le parole della figlia di Aldo Moro: “Un pericolo oscuro e un dolore mostruoso che non se non sono mai andati”
Ci sono ferite con cui, grazie al tempo, si impara a convivere, ma che non si rimarginano mai. Vale lo stesso per Maria Fida, la figlia dell’ex presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Maria, che a Natale compirà 76 anni, non ha affatto condiviso il progetto di Marco Bellocchio. L’intento della fiction Esterno Notte è quello di ripercorrere gli eventi che costituiscono il Caso Moro: il rapimento e l’uccisione avvenuta per mano delle Brigate Rosse tra marzo e maggio del 1978. «O si decide che siamo personaggi storici, e allora si rispetta la storia, o si decide che siamo personaggi privati e allora ci si lascia in pace» ha spiegato la primogenita di Aldo Moro riferendosi alla fiction. Maria ha poi raccontato come il tragico episodio abbia condizionato la sua intera vita sin dalla tenera età, ma anche quella di suo figlio Luca: «Mio figlio ed io viviamo, nascosti in bella vista, con citofono, campanello e telefono spenti, ma ogni giorno un’ondata di tsunami ci raggiunge ugualmente. Non pretendo che gli altri — che non hanno provato questo dolore (ndr) — capiscano, ma a dispetto dell’esperienza seguito a sperarci». L’ex senatrice ha poi proseguito il suo sfogo:
La settimana prima di Natale compirò 76 anni e dopo aver avuto l’infanzia, la giovinezza e l’età adulta rovinate dal malefico caso Moro immaginavo, stupidamente, di poter sedere su una panchina al sole, prendere un tè con delle amiche, leggere un bel libro. Ma non è per niente così, avrò avuto sette anni quando un pericolo oscuro e un dolore mostruoso si sono insinuati nella mia vita e non se ne sono più andati.
Maria ha infine accusato il regista della miniserie, di aver strumentalizzato il dolore di tutta la sua famiglia soltanto per denaro. «È già vergognoso infischiarsene del dolore altrui ed è doppiamente vile usarlo per fare affari» ha detto, per poi concludere citando le parole di suo padre:
Da adolescente ero con gli scout ad un campo mobile sulle Dolomiti e scrissi solo per me una piccola poesia profetica. “Le foglie balbettano alle nuvole canti di gioia, io dormo quasi, nel sole, l’ombra dietro le spalle”. A quell’epoca potevo immaginare che l’ombra non mi avrebbe mai raggiunta e sarebbe rimasta sullo sfondo, ma invece mi ha travolto e portato via distruggendo ogni sorriso ed ogni gioia scaraventandomi chissà dove ai confini del cosmo. Rimane soltanto il sole come un lumino nella notte a fare da sponda all’oscurità. Nel 1963 papà conclude così un discorso credo a Firenze: ”Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti, noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato”
Rossella Di Gilio
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