Aldo Moro, attualità di un pensiero illuminante: l’auspicio governativo della solidarietà nazionale

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Di Stella Grillo

Lo statista e Presidente del Consiglio dei ministri Aldo Moro, il cui corpo è stato ritrovato il 9 Maggio 1978 dopo 55 giorni di prigionia, è ricordato specialmente per il sequestro da parte delle Brigate Rosse avvenuto il 16 Marzo 1978. Ma qual era il pensiero di colui che è stato fra i fondatori della Democrazia Cristiana? Forse tutto può riassumersi in una espressione: giustizia sociale. Una locuzione che oggi, purtroppo, risulta essere ancora utopica.

Aldo Moro, il pensiero di un politico che mirava all’uguaglianza: uno sguardo a Jacques Maritain

Aldo Moro Pensiero - Wikipedia
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La potenza del pensiero politico di Aldo Moro riecheggia, ancora oggi, per l’attualità lungimirante. Il mondo lo ricorda per la lunga prigionia, per le barbarie subite in quei giorni di reclusione, per il modo in il corpo di Moro è stato ritrovato quel 9 maggio a Roma, in via Caetani, in una Renault 4 rossa. L’agguato in via Fani da parte delle Brigate Rosse ha reso tristemente celebre la figura del ben cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri; ben più del suo pensiero moderno, solidale, egualitario. Una filosofia, quella del pensiero moroteo, influenzata dalla concezioni di Jacques Maritain; filosofo francese, allievo di Bergson, annoverato fra i più grandi pensatori cattolici del XX secolo. Si tenga presente che nel pensiero di Aldo Moro è fondamentale l’aspetto cattolico; Jacques Maritain si ispira alla filosofia realistica di Aristotele e a San Tommaso D’Aquino appoggiandosi alla percezione della realtà, e solo dopo alla comprensione dei principi fondamentali della metafisica, servendosi dell’intuizione. Per Maritain, la natura di Dio e l’esistenza restano un punto cardine e fondamentale per ogni aspetto della vita.

Il personalismo comunitario di Emmanuel Mounier: la centralità della persona e la sua libertà

Il pensiero di Moro ha un altro grande nome come fonte di ispirazione: Emmanuel Mounier, noto per aver definito la posizione filosofica del personalismo comunitario. Il personalismo è una dottrina filosofica risalente alla fine del XVIII secolo le cui fondamenta di base sono prettamente teologiche; tuttavia la sua forma filosofica cresce in divenire proprio grazie a Mounier: questo tipo di filosofia si incentra sull’esistenza della centralità della persona come valore assoluto ma, soprattutto, si concentra sull’importanza dell’esistenza di persone libere e creatrici.

Mounier presenta una visione cristiana della persona non come occlusa nel suo mondo; bensì posta in una sempiterna interazione esistenziale con persone e cose da cui è circondata, quasi come in ”un’avventurosa comunicazione”. Una sorta di continuo dialogo con il contesto da cui il singolo si contorna. Proprio per questo motivo il filosofo francese parla di personalismo comunitario, ovvero da intendersi come una dottrina filosofica concreta, attuabile e pensata per il bene comune e la condivisione:

«Il personalismo […] non è filosofia, ma tuttavia svolge un ruolo preciso contrapponendosi a tutto ciò che si oppone alla realizzazione del compito personale. […] una direzione intenzionale del pensiero; fortemente connessa con l’attività pratica e a spiccato rilievo esistenziale»

 Le personnalisme (Il personalismo) del 1949

Aldo Moro, un pensiero incentrato sulla solidarietà nazionale

Aldo Moro intravede nel 1968, periodo di contestazioni e battaglie, un primo risveglio delle coscienze; la contestazione in quanto atto di ribellione è l’espressione tangibile del dilagare di atteggiamenti, finalmente, autonomi. Questi stessi atteggiamenti possono avere la potenza di disintegrare quelle espressioni di potere ormai arroccate, da anni, in torri d’avorio; ma, soprattutto, Moro intravede un barlume di speranza per la società. Contestare è soprattutto ribellarsi a uno schema stantio, riscoprendo la società civile e inducendo al cambiamento partendo proprio dalla gioventù. L’obiettivo politico di Aldo Moro è raccogliere e accogliere, al contempo, tutti i pensieri, gli sguardi, le voci di una società che stava cambiando e, come tale, anche la politica doveva necessariamente cambiare. Quindi, per Moro, lo scopo è affermare una politica di “solidarietà nazionale”, agendo uniti dalle necessità di quel dato momento.

 ”Governare significa fare tante singole cose importanti ed attese, ma nel profondo vuol dire promuovere una nuova condizione umana.”

Aldo Moro, Relazione al XII Congresso della Democrazia Cristiana, Roma, 9 giugno 1973

Danilo Campanella, studioso del pensiero e della filosofia di Aldo Moro, illustra come lo statista si rifacesse a una forma di teologia pratica del vivere civile. Il ruolo della religione nel vivere civile non è inteso come imposizione ma come ispirazione. Aldo Moro era un cattolico osservante e praticante e, la sua fede, ha influenzato fortemente sia il suo pensiero che, di conseguenza, la sua vita politica.

La democrazia intesa come un continuo dialogo fra partiti

La fede religiosa di Moro si riflette non solo nel suo pensiero politico ma anche nella concretezza delle sue azioni. Aldo Moro era un uomo che mirava al benessere comune, senza differenze, ma soprattutto credeva nel concetto di democrazia intesa come dialogo fra partiti che collaborano per i medesimi obiettivi: uguaglianza, benessere generale, solidarietà, giustizia sociale. Attenzione, quello di cui parla Moro non è sinonimo di perdita della propria identità o di dissolvenza di opinioni e strade personali. Elena Ferrante, la scrittrice nota per la saga L’Amica Geniale, la chiamerebbe Smarginatura; Moro sostiene sì la politica di collaborazione e cooperazione ma senza perdere la propria identità ideologica; tutti, senza differenze, devono aver assicurata la possibilità di avere gli stessi diritti, indipendentemente dalle idee.

Aldo Moro, dalla politica di inclusione alla politica europeista

La politica morotea esaltava anche il concetto di meridionalismo. Un meridionalismo positivo i cui scopi erano l’inclusione, da una parte; ma, soprattutto, la redistribuzione delle risorse in termini egualitari fra Nord e Sud, dall’altra. Durante gli stessi anni ricopre la carica di ministro degli Esteri; è qui che si fa divulgatore e promotore di una politica europeista, sempre puntando a un intersecare di forze cooperanti attraverso la convergenza di risorse politiche ed economiche di tutti i paesi europei. E, ancora, con estrema lungimiranza si pone come fautore di un atteggiamento di apertura verso i paesi arabi che, in quel momento storico, iniziavano ad affacciarsi al mondo Occidentale.

Il rapporto Moro-Berlinguer: il compromesso storico

Con l’espressione compromesso storico ci si riferisce a un momento della storia d’Italia in cui si assiste a un riavvicinamento politico tra la Democrazia Cristiana, Partito Comunista Italiano e, in parte, il Partito Socialista Italiano. Il compromesso storico è proposto da Enrico Berlinguer attraverso il saggio Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile; pubblicato sulla rivista Rinascita in seguito al golpe cileno del 1973 che aveva indotto le forze reazionarie interne a ribaltare il governo del socialista Salvador Allende.

La scelta di Berlinguer non è accolta con un atteggiamento positivo da parte del suo partito, ma trova appoggio nella Democrazia Cristiana di Moro. Tale strategia si fondava sulla necessità di una collaborazione fra forze popolari di ispirazione comunista e socialista, da una parte; forze di ispirazione cattolico-democratica, dall’altra. Il fine ultimo era la realizzazione di un progetto volto al rinnovamento della società e dello Stato. Una visione che esaltava e intendeva la politica come uno strumento utile per il benessere civile e non come mezzo il cui fine fosse privatistico; così come il pensiero di Moro già tempo prima recitava, ponendo l’individuo al centro di un’ottica di dialogo positivo.

Il compromesso storico era forse l’attuazione dei germogli di quel pensiero lungimirante che Moro teorizza molto tempo prima. Una realizzazione mai concretizzata nella sua interezza, in quanto l’omicidio dello statista contribuirà al fallimento dello stesso compromesso. Non è mai scontato rimarcare quanto la filosofia di Moro possa essere attuale, soprattutto in questo momento di tensioni: una politica basata sulla fiducia, sul dialogo, sulla supremazia del bene comune al di là delle fazioni, le nazioni e le discussioni fatue.

Stella Grillo

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