Il termine nerd ha un’etimologia incerta. C’è chi sostiene che derivi dal nome di uno degli animali protagonisti del libro If I Ran the Zoo del Dottor Seuss, o chi crede che nerd sia un’abbreviazione di Mortimer Snerd, pupazzo del ventriloquo Edgar Bergen. In ultimo, c’è chi è convinto che sia l’abbreviazione di Northern Electric Research and Developement, azienda in cui gli impiegati avevano a disposizione dei pocket protector con l’acronimo N.E.R.D. stampato sopra.
Il nerd tra stereotipi e riattualizzazione
Ciò che c’è di certo è che la figura del nerd, nel corso degli anni ha avuto una stereotipizzazione negativa. Il nerd è un appassionato di tecnologia e di scienza: tutto ciò che ha a che fare con i computer, i giochi di ruolo, la fantascienza, le serie tv, i fumetti, i videogames e la letteratura fantasy è associato all’essere nerd. Tuttavia, a questi interessi è contrapposta una goffaggine caratterizzata da un carattere solitario e che ha difficoltà nell’inserirsi in situazioni sociali. Il nerd è assolutamente fuori moda, è trasandato, non cura il suo aspetto fisico ed è contraddistinto da occhiali spessi e apparecchio.
Col tempo, però, la figura del nerd ha avuto una vera e propria riabilitazione in positivo: le citazioni nerd sono diventate parte integrante della cultura pop, calderone a cui si attinge costantemente. Il nerd non è più associato all’essere “sfigato” e poco cool, anzi, essere nerd, al giorno d’oggi equivale ad essere persone interessanti ed appassionate.
Il “fan in soffitta”: costruzione di una figura pericolosa o impacciata
Facciamo un passo indietro: perché il nerd è stato a lungo associato a questa stereotipizzazione negativa? Il nerd è, a tutti gli effetti, un fan. Henry Jenkins descrive i pregiudizi che a lungo hanno caratterizzato la figura del fan: è un consumatore acritico e accumulatore seriale di una serie di saperi inutili. Dà un’eccessiva importanza a materiale culturale di scarso valore, è infantile, non riesce a discernere la fantasia dalla realtà ed è percepito come un emarginato sociale per via del suo attaccamento alla cultura di massa.
Il “fan in soffitta” (termine coniato da Julie Burchill) diventa una costante nei film d’azione degli anni ‘80. Ossessionato, pericoloso, complice e colpevole di atti di vandalismo e, addirittura, di satanismo (un tipo di rappresentazione si può osservare nel personaggio di Eddie in Stranger Things). Il fan nei film comici invece è impacciato, quasi disadattato ed insoddisfatto dalla sua vita. Sta sempre ai margini e cerca di curare la sua insoddisfazione sociale e lavorativa tramite un’ossessione per un prodotto della cultura di massa.
Una questione di… gusti
La costruzione di questi stereotipi si basa, quindi, sui criteri estetici tramite cui viene costruito il concetto di “gusto”. Il cosiddetto “buon gusto” non è né naturale né universale, ma si articola, come sostiene Pierre Bourdieu, attraverso l’esperienza sociale e riflette gli interessi di classi particolari. Il gusto, dunque, è il mezzo tramite cui vengono mantenute le distinzioni sociali e viene forgiata la propria identità di classe. Il capitale culturale, per essere mantenuto, deve essere salvaguardato da quelli che sono considerati gusti “sconvenienti”, il cattivo gusto. Chi ha gusti inadeguati deve essere separato da chi ha gusti che si conformano alle aspettative sociali. Il cattivo gusto porta con sé il potere della reiezione sociale e, anche, di una sorta di scomunica morale.
Le preferenze estetiche, quindi, si strutturano sulla base del proprio capitale culturale: chi preferisce prodotti di massa è considerato inferiore intellettualmente. Il gusto dominante è quello borghese e la rottura delle gerarchie culturali tramite l’esegesi e l’analisi di testi considerati come “usa e getta” infastidisce e spaventa i presunti possessori del buon gusto. Il fan è indisciplinato, fuori controllo, esce dagli schemi di lettura ed analisi dei testi tradizionali dell’egemonia culturale borghese, basata sull’autorità scolastica.
La minuzia del fan, quindi, viene sminuita e considerata come un inutile spreco di tempo, in modo da tenere sotto controllo la potenziale pericolosità della rottura della distinzione tra cultura alta e cultura bassa. L’autorità nel sanzionare ciò che è culturalmente legittimo da ciò che non lo è non riguarda solamente le differenze di classe, ma anche quelle di genere. I gusti femminili, infatti, sfidano costantemente uno status quo costituito da preferenze estetiche borghesi e maschili.
La rivincita dei nerd nelle rappresentazioni televisive
Il nerd (e più in generale il fan), però, è diventato socialmente accettato. Questa inversione di rotta si deve a successi sia cinematografici che televisivi: uno fra tutti, quello di The Big Bang Theory che ne ha riabilitato la figura.
Particolarmente interessante è la riscrittura del nerd in Stranger Things. Ambientata negli anni ’80, periodo d’oro per i prodotti cult della cultura di massa, riattualizza la figura dei nerd. I ragazzini protagonisti diventano eroi e la loro conoscenza al limite dell’ossessione di Dungeon & Dragons fa sì che possano salvare Hawkins. Lo spettatore empatizza e simpatizza con i protagonisti. Se i personaggi secondari li percepiscono come nerd, il pubblico entra subito in sintonia con loro, tifando per il loro successo.
Ma non solo, i gusti culturali dei protagonisti vengono costantemente messi in discussione dalle autorità sia scolastiche che genitoriali. La speranza delle autorità è infatti che, una volta cresciuti, i ragazzi possano reinserirsi in quello che è lo status quo borghese, abbandonando le proprie passioni. La normalità è costituita da chi è popolare e detta i trend del momento, dalla figura classica del jock (l’atleta bullo e senza cervello) e dalla brava ragazza acqua e sapone. Come si vedrà, però, anche queste figure (nel caso di Nancy e Steve) entreranno nell’orbita del gruppo dei nerd di Hawkins, divenendone parte e rompendo le aspettative sociali.
Tarantino: un bracconiere testuale
Il nerd, quindi, non è più un emarginato sociale, partecipa attivamente ed è apprezzato dalla maggioranza. Ma non solo, con la sua conoscenza testuale, il nerd arricchisce i propri testi in un calderone postmoderno di citazioni che non prestano più differenza a ciò che è cultura alta e ciò che è cultura bassa. Maestro tra tutti è Tarantino che, con le sue citazioni ai b-movies, ha legittimato l’attività di bracconaggio mediatico, non facendo distinzioni tra cinema kitsch e grandi classici. L’ossessione del regista per il cinema, ha dato vita a un nuovo linguaggio cinematografico ed è diventata cifra stilistica della sua autorialità.
Musica per nerd?
La musica è un altro campo che dimostra come la conoscenza nerd sia fondamentale per creare prodotti cult ed iconici. Si passa da brani pop come Inuyasha di Mahmood, ispirato dal manga di Rumiko Takashi, che contiene riferimenti anche all’interno del video musicale, alle ispirazioni alla cultura giapponese di MOTOMAMI, album della cantante catalana Rosalía in canzoni come HENTAI, CHICKEN TERIYAKI, SAKURA e SAOKO. Nell’ indie-pop, invece, troviamo i Pinguini Tattici Nucleari: la band gioca costantemente con citazioni che strizzano l’occhio alla cultura pop, in particolare quella occidentale. Nel testo de “La Storia Infinita”, oltre al romanzo di Michael Ende che dà il titolo alla canzone, ci sono riferimenti a Dustin e Nancy di Stranger Things. Non solo, il video stesso riprende la scena della terza stagione della serie in cui Dustin e Suzy cantano Never Ending Story, colonna sonora dell’omonimo film.
Un numero consistente di riferimenti si trova soprattutto nell’hip hop, genere musicale che ha come cifra stilistica il citazionismo. La cultura hip hop è stata a lungo razzializzata e marginalizzata, in contrapposizione alla borghesia bianca e protestante statunitense. L’hip hop, considerato a lungo un genere di “serie B” costellato da stereotipi fortemente razzisti, è stato veicolo culturale per le periferie e per la rottura degli schemi imposti dalle autorità. Le analogie con la cultura nerd, quindi, sono evidenti: l’escapismo che contraddistingue entrambi i movimenti culturali fa sì che spesso e volentieri si intreccino. Da Dragonball, citato in King of The Dead di XXXTENTACION e Running Up Freestyle di Megan Thee Stallion, ad Akira, ispirazione per il videoclip di Stronger di Kanye West, per passare a citazioni a Naruto (in New Patek di Lil Uzi Vert), e ai Pokémon (citati dai Migos in Peak A Boo di Lil Yachty).
Passione, ibridismo e riuso
Assistiamo, quindi, ad una normalizzazione della figura del fan. Probabilmente, grazie al progresso tecnologico e alla convergenza mediale i prodotti nerd risultano essere più accessibili e non relegati ad una nicchia di appassionati. Ma non solo, essere fan equivale a vivere la propria vita con passione, e ad ossessionarsi fino ad avere una conoscenza quasi enciclopedica. Il fan scava all’interno dei prodotti e li restituisce sotto una nuova veste nel calderone della cultura popolare. L’ibridismo che contraddistingue i prodotti di massa fa sì che le distinzioni nella gerarchia estetica siano sempre più labili e che i prodotti nerd divengano vere e proprie fonti di ispirazione e riuso.
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Carola Crippa