Tra i migliori film d’animazione candidati all’Oscar quest’anno insieme a Pinocchio di Guillermo del Toro, c’è un altro gioiello in stop-motion, con protagonista una piccola conchiglia con le scarpe da ginnastica e un occhio di vetro che si chiama Marcel. Un film che fa divertire i bambini e pensare gli adulti. Un caso di cinema convergente in cui il mockumentary incontra la stop-motion e insieme dialogano con il mondo della rete (You tube, social network).
L’idea di un personaggio di fantasia estremamente piccolo collocato tra i pericoli di un universo gigante, risente dell’influenza di film come Arrietty dello Studio Ghibli o Toy Story della Pixar. L’assoluta novità sono le riprese dal vero in cui la stop-motion prende vita. Marcel, nei suoi due centimetri di tenerezza e arguzia è un guscio di conchiglia che vive con la nonna Connie in un Arbnb. Il resto della loro comunità è stato portato via dentro un calzino. Il grande occhio di vetro del piccolo crostaceo si riempie di lacrime, per il dolore di questa separazione involontaria.
Marcel the Shell: dal web al cinema
La solitudine quotidiana di Marcel e Connie, viene interrotta da un documentarista, affittuario dell’Arbnb, che incuriosito da loro, decide di girare un corto in cui Marcel può raccontare la sua storia. Caricato sul web diventa virale sconvolgendo l’esistenza tenue del brillante Marcel e della saggia Connie a cui presta la voce Isabella Rossellini. In un cortocircuito di realtà e finzione, ciò che ci viene mostrato è il dietro le quinte della progettazione della trilogia di corti del 2010 girati dagli stessi autori del film Dean Fleischer-Camp e Jenny Slate, in cui Marcel compariva per la prima volta.
Dopo milioni di visualizzazione in rete i corti hanno portato al film che possiamo vedere in questi giorni in sala. Con la voce della stessa Jenny Slate, Marcel nella cornice del falso documentario, intervistato dal regista divertito, riflette sul mondo, dalle cose comuni alle grandi questioni esistenziali. Sorrido perché ne vale la pena, questo è il suo motto.
La lenta messa a fuoco degli interni appena sfocati nel passaggio da un’inquadratura all’altra, specificità della ripresa documentaristica, rivela un mondo domestico dai colori pastello, in cui il silenzio conciliante è rotto dai rumori dei grandi oggetti usati e trasformati da Marcel per avere, come dice lui, una lunga vita. Così come per magia il tappo di una bottiglia ancorato a un fazzoletto diventa una mongolfiera, due fette di pane un letto, i batuffoli di cotone due comode poltrone, l’involucro di una caramella un paracadute e una pallina da tennis che rotola sul parquet un mezzo di trasporto alternativo.
Eleonora Ceccarelli
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