A dirlo è la sentenza della VI Sezione del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso del Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, in riforma a quanto sancito dalle due precedenti sentenze del Tar Lazio che avevano dato invece ragione al Sindaco di Roma Virginia Raggi, rallentando il progetto del Parco Archeologico del Colosseo

Hanno vinto i cittadini. Bene il Tar che ha accolto il nostro ricorso sull’istituzione del Parco archeologico del Colosseo. È stato sconfitto il tentativo del Governo di gestire in totale autonomia e senza concertazione il patrimonio culturale della nostra amministrazione. Roma resta di tutti“. Così esultava il Sindaco di Roma, Virginia Raggi, poco più di un mese fa, dopo che l’amministrazione capitolina aveva fatto ricorso al Tar, vincendo, contro il provvedimento del Ministero dei Beni Culturali che prevedeva la costruzione di un Parco Archeologico del Colosseo.

Subito Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, fece ricorso al Consiglio di Stato contro le due sentenze del Tar che gli avevano dato contro, ritenendo che il suo Ministero avesse agito, e il provvedimento istitutivo del progetto fosse affetto da vizio di “eccesso di potere”, in grado di portare l’atto amministrativo ad essere annullato, nonchè in violazione del principio di “leale collaborazione” che regola i rapporti tra istituzioni e soprattutto tra amministrazioni.

La sentenza emessa ieri dalla VI Sezione del Consiglio di Stato ha invece ribaltato tutto nuovamente, dando ragione al Ministro Franceschini e consentendogli di continuare nella realizzazione del progetto di costruzione del Parco Archeologico del Colosseo, aprendo il bando di gara per i posti a direttore anche a cittadini non italiani.
E’ questo il contenuto della sentenza, accolto con soddisfazione dal Ministro Franceschini anche su Twitter:

Il Consiglio di Stato annulla la sentenza del Tar Lazio. Ripartono il Parco archeologico del Colosseo e la selezione internazionale per il direttore – scrive il Ministro.

La sentenza del Consiglio di Stato ha risposto esaustivamente ai tre quesiti sui quali l’organo giudicante era stato chiamato a pronunciarsi:

1. Il principio di leale collaborazione tra Roma Capitale e il Ministero dei Beni Culturali non è stato leso dal modus operandi di quest’ultimo, perchè Roma Capitale va sì coinvolta nel progetto ma bisogna distinguere i momenti. La prima fase progettuale, quella nella quale ci troviamo, detta “istitutiva” è di dominio assoluto della competenza legislativa dello Stato e amministrativa del Ministero dei Beni Culturali. Solo nella seconda fase, quella della gestione dei beni, rileva il principio di leale collaborazione;

2. Il provvedimento istitutivo del progetto, emanato dal Ministero dei Beni Culturali, non è viziato da eccesso di potere (vizio molto ampio per il quale la giurisprudenza ha individuato da tempo le c.d. “figure sintomatiche”) perchè il Ministero non ha agito senza alcun potere ma, invece, la legge speciale di disciplina della materia autorizza il Ministero ad adottare il decreto non regolamentare emanato per dar vita al progetto;

3. Il futuro direttore del Parco potrà essere anche un cittadino non italiano in quanto la riserva, derogatoria del diritto di libera circolazione e concorrenza, consentita dal diritto europeo a soli cittadini di un certo paese è ammessa esclusivamente con riguardo a posti che hanno a che fare con l’esercizio, diretto o indiretto, della funzione pubblica (forze armate…), caratteristica non rivestita dalla gestione di tale museo secondo il giudici di Palazzo Spada.

Il Sindaco di Roma, Virginia Raggi, non si è ancora pronunciata personalmente sulla questione ma il presidente della commissione cultura di Roma Capitale, Eleonora Guadagno (M5S), risponde: “Aspettiamo di vedere le carte. Sicuramente ci sarà un incontro ufficiale con il ministro dei Beni Culturali Franceschini e speriamo che accolga la nostra richiesta di allargare il Parco Archeologico a tutta la città metropolitana”.

Anche Roma con il Parco archeologico più importante e visitato al mondo potrà allinearsi con i musei e i luoghi della cultura che stanno vivendo una stagione di successi grazie alla riforma del sistema museale italiano e ai nuovi direttori” – commenta il Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che ora potrà far ripartire il progetto di costruzione del Parco Archeologico del Colosseo.
Il progetto, se sarà realizzato conformemente a quanto impresso sulla carte, prevede di unire il Palatino, il Foro romano e la Domus Aurea; la riorganizzazione della Soprintendenza che si occupa dei beni culturali di Roma; la spartizione differente degi proventi del Colosseo (il 30% andrà direttamente alla nuova Soprintendenza senza passare per il Ministero).

Lorenzo Maria Lucraelli