Hans Christian Andersen scrisse la celebre fiaba de La Sirenetta dopo un fallimentare tentativo di corteggiare un uomo: Edvard Collin. In un’epoca in cui l’omosessualità era ancora relegazione Andersen, celebre autore della letteratura per l’infanzia, decide di dichiararsi al suo caro amico Edvard dopo avere appreso che, quest’ultimo, stava per sposare una giovane donna.

La Sirenetta, Hans Christian Andersen e l’amore omosessuale

Andersen la sirenetta

La celebre fiaba La Sirenetta fa parte della raccolta Eventyr, fortalte for Børn III di Hans Christian Andersen del 1837. L’anno di pubblicazione non è casuale, in quanto è successivo al matrimonio di Edvard Collin, amico dello scrittore, di cui Andersen era infatuato. Ogni fiaba del popolare scrittore danese ha un elemento di continuità che è la diversità: accade ne Il brutto anatroccolo, ne La piccola fiammiferaia e anche ne La Sirenetta che accoglie una pluralità di significati. Dietro l’apparente storia per bambini, si cela il rifiuto di un amore non corrisposto; una fiaba la cui metafora si snoda fra un sentimento di dolore causato dal rifiuto e dalla repellenza dell’amato nei confronti dell’autore, in un’epoca in cui l’amore omosessuale era considerato improprio, al limite del patologico.

Si evince, nel corso della fiaba, un’altra allegoria: La Sirenetta, sia nella versione originale che nella versione Disney, perde la voce elemento emblematico e potente che conduce all’impossibilità di comunicare quel sentimento proibito che stava distruggendo e consumando Andersen. C’è di più: proprio come la protagonista scissa nel suo non-essere in quanto per metà donna e per metà pesce, anche lo scrittore si sente frazionato e respinto; come la sua protagonista delle acque è immerso nel dolore di sentirsi diverso.

I temi del doppio e del diverso nelle fiabe dell’autore e la storia di un corteggiamento finito male

Molti biografi e storici asseriscono che Andersen fosse bisessuale: a tal proposito i temi del doppio e del diverso sono reiterati nelle sue opere. Una sorta di sfogo dell’autore, attraverso il genere fiabesco, in cui cela sentimenti e dolori in un’epoca poco propensa ad accogliere la diversità. La Sirenetta nasce in seguito all’amore di Andersen per l’amico Edvard Collin, figlio di Jonas Collin, direttore del Teatro Reale di Copenaghen.

L’autore danese era profondamente innamorato di Edvard tanto da dedicargli lunghe lettere in cui, lo scrittore, descriveva le sue idee, le sue emozioni e allegava i suoi racconti. Sembra anche che Edvard non apprezzasse la corrispondenza, soprattutto in quanto Andersen era solito scrivere parecchio; in una missiva scrisse, come riportato dal sito letterario Lithub, questo suo pensiero a riguardo nella speranza di concludere quell’indesiderato scambio epistolare.

 “Scrivete troppo. Avete una produttiva deplorevole”

Poco tempo dopo Edvard annuncia il suo matrimonio: il giovane era in procinto di sposarsi con Henriette. Hans ne rimane sconvolto ed impietrito, proprio come quando la Sirenetta scopre che il suo Principe sta per sposare un’altra donna. L’autore tenterà con ogni mezzo di impedire il matrimonio, anche inviando lettere alla fidanzata di Edvard; tuttavia, la facciata amichevole con cui lo scrittore si presenta alla futura sposa dell’amato si sgretola. Edvard Collin, dal canto suo, ha sempre tentato di far rimanere confinato alla dimensione letteraria questo sentimento di Andersen che, a tratti, riteneva pressante. Così, in una lettera appella l’autore come ”degno amico” suscitando la risposta furente delle scrittore:

”Perché mi chiami il tuo “degno amico?” Non voglio essere degno! Questa è la parola più insipida e noiosa che potresti usare. Qualsiasi sciocco può essere definito degno!…. Ho il sangue più caldo di te e di metà di Copenhagen. Edvard, mi sento così infuriato per questo tempo schifoso! Desidero anche te, scuoterti, vedere la tua risata isterica, poter andarmene, insultato, e non tornare a casa da te per due giorni interi.”

La Sirenetta di Andersen, fra fiaba e realtà: la negazione di un amore e le analogie fra Edvard Collin e il Principe

Andersen rimane profondamente turbato da questa etichetta attribuita da Edvard. Dall’isola di Fyn, dove si era ritirato, scrive questo rimprovero tagliente ma anche sottilmente accorato e impregnato da una sorta di aura risalente all’ Odi et Amo di Catulliana memoria.

L’autore voleva essere desiderato, amato, visto nella sua interezza ma soprattutto voleva che il suo amore fosse riconosciuto in quanto tale. L’appellativo di ”degno amico”, per lo scrittore, era non solo un insulto ma anche una vera e propria negazione del suo sentimento; quell’ amore per cui era pronto a negare se stesso, pur di rendere una dimostrazione tangibile all’amato Edvard.

Collins, molto tempo dopo, in un libro di memorie redatte in tarde età dichiara di non esser mai stato realmente conscio del dolore provocato all’amico nel corso del carteggio; Edvard, infatti, faceva finta di non cogliere la passione dilaniante di Andersen. L’autore, dopo la cocente delusione, trova rifugio nel linguaggio fantastico; immagina un universo incantato, negli abissi marini, popolato da sirene e tritoni in cerca di qualcuno da amare.

L’analogia più struggente e sospirosa, che reca al lettore un’immagine intensa, è la similitudine fra Andersen e La Sirenetta nel metabolizzare il rifiuto. Lo scrittore e la sua protagonista – così come accade ne Il brutto anatroccolo – immaginano che il respingere subìto sia una colpa insita, un qualcosa di errato che appartiene al loro essere. Non solo il dolore di esser respinto, quindi, ma anche la concretizzazione della sua maggior paura: non essendo degno di esser amato, l’oggetto del suo amore ne riconosce l’ignobilità e lo abbandona a un destino di rifiuto. L’analogia fra il Principe de La Sirenetta e Edvard, in questo senso, appare chiara; così come la similitudine fra Andersen e la sua sirena.

La profondità di un amore che si riflette negli abissi marini: la lettera di Andersen a Edward che segna l’incipit de La Sirenetta

Quello dello scrittore diviene un tentativo di tradurre le frustrazioni dei suoi desideri servendosi del fantastico: non del sogno dove tutto è possibile, ma della sublimazione del dolore in una storia che intrappola una sofferenza. Non a caso, la produzione letteraria di Andersen è intesa come letteratura pedagogica in quanto non mira al divertimento o all’intrattenimento ma all’analisi di alcuni comportamenti che, spesso, si presentano nella vita dell’uomo. L’obiettivo di Andersen è educare tramite fiabe, nonostante spesso appaiano truculente. Emblematica la storia de La piccola fiammiferaia, prima scacciata da tutti i passanti e poi compianta da ognuno di essi quando, al mattino, trovano la piccola morta per il freddo. La straziante storia d’amore non corrisposto fra lo scrittore e il suo amato è per sempre imprigionata nei carteggi fra i due, nonché nella storia de La Sirenetta, consegnano ai posteri il ricordo di un amore tormentato e struggente.

Esiste una lettera, infatti, che pare sia effettivamente l’incipit di The Little Mermaid. Nel 1835 Andersen, come riporta il sito letterario Lithub, scrive:

”Se guardassi fino in fondo alla mia anima capiresti appieno la fonte del mio desiderio e mi compatiresti. Anche il lago aperto e trasparente ha le sue profondità sconosciute che nessun subacqueo conosce. Laggiù, suggerì, c’erano le sirene che non osano, o non possono, pronunciare i loro nomi le enormi tartarughe marine dei secoli passati, i naufragi addormentati, le lanterne dei leviatani che vivono nell’oscurità, le strane bellezze del sé che solo un coraggioso subacqueo può scoprire”.

Lo scrittore descrive il mare come profondo e brulicante di vita, quasi come spazio arcadico di pace:

”Non dobbiamo immaginare che in fondo al mare non c’è altro che nuda sabbia gialla. No, davvero; vi crescono i fiori e le piante più singolari; le cui foglie e steli sono così flessibili che la minima agitazione dell’acqua li fa muovere come se avessero vita. I pesci, grandi e piccoli, scivolano tra i rami, come gli uccelli volano tra gli alberi qui sulla terraferma.’

Ancora una volta utilizza il procedimento compositivo dell’analogia per creare una rapporto di complementarità fra gli abissi marini e l’animo umano, entrambi segnati da una coltre pullulante di profondità e complessità.

Stella Grillo

Photo Credits: Torontopubliclibrary.typepad.com A Danish Story-book (1846) illustrations by Count Franz Graf von Pocci

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