“Secondo le informazioni preliminari, soggette a ulteriori conferme, Lukashenko è stato trasportato d’urgenza al Moscow’s Central Clinical Hospital dopo il suo incontro a porte chiuse con Putin. I principali specialisti sono stati mobilitati per affrontare le sue condizioni critiche” spiega Tsepkalo.
Fedele alleato del presidente russo Vladimir Putin, Lukashenko, 68 anni, era riapparso in pubblico il 15 maggio dopo un’assenza di quasi una settimana e dopo aver disertato la cerimonia del giorno della bandiera per la prima volta da quando ha assunto la più alta carica dello Stato dell’ex repubblica sovietica, 29 anni fa.
La sua apparizione, con una vistosa fascia al braccio, non aveva smorzato i dubbi di chi credeva fosse gravemente malato o, addirittura, che fosse stato avvelenato. Alcuni pensavano che fosse stato proprio il Cremlino a tentare di uccidere il satrapo di Putin. Ipotesi che si ritrovano nelle parole di Tsepkalo, che su Twitter scrive che nell’ospedale dov’è ricoverato “sono state condotte procedure di purificazione del sangue” e che “gli sforzi orchestrati per salvare il dittatore bielorusso mirano a dissipare le speculazioni sul presunto coinvolgimento del Cremlino nel suo avvelenamento”.
In ogni caso, le condizioni di Lukashenko sarebbero state ritenute “talmente gravi da sconsigliare il trasferimento” e l’opposizione bielorussa vuole tenersi pronta nel caso il dittatore dovesse venire a mancare. Per questo Tsekpalo, in qualità di rappresentante del Forum democratico della Repubblica di Bielorussia, esorta “vivamente i leader occidentali a convocare nei prossimi giorni una sessione strategica per discutere dell’iniziativa ‘Elezioni’ e di altre misure da intraprendere per garantire il periodo di transizione” perché “lo svolgimento delle elezioni in un momento così critico non solo aiuterà a ripristinare la legge e l’ordine nella futura Bielorussia, ma getterà anche le basi per stabilizzare la situazione ai confini dell’Unione Europea e del mondo”.