Un appuntamento (quasi) unico con la storia per la Fiorentina di Vincenzo Italiano. Dopo aver perso nella finale di Coppa Italia contro l’Inter che tra qualche giorno si giocherà l’ultimo atto della Champions League dinnanzi al Manchester City, sempre più in odore di Triplete, i viola hanno sistemato le rispettive valige, quelle di un lungo viaggio stagionale, che porterà la società toscana a Praga. Nella bella capitale della Repubblica Ceca, infatti, i gigliati contenderanno la seconda edizione della UEFA Conference League al temibile West Ham, l’altra finalista della terza coppa europea dedicata al calcio. L’obiettivo è chiaro: la formazione italiana cercherà in ogni modo di lasciare la coppa all’interno dei nostri confini nazionali (lo scorso anno trionfò la Roma di Josè Mourinho contro il Feyenoord in quel di Tirana) spostando la residenza del trofeo dal Colosseo a Palazzo Vecchio. Un viaggio comodo, quindi, rispetto al trasloco più traumatico che porterebbe il vessillo a valicare Alpi e attraversare la Manica fino a giungere a Londra. Un esodo che la Fiorentina cercherà di non fargli compiere.
Fiorentina, un lungo cammino europeo: da agosto a giugno, quasi un anno di battaglie!
Un viaggio epico, in stile omerico, cominciato la scorsa estate. Era appena passato Ferragosto, infatti, quando la Fiorentina scese in campo, per la prima volta nella sua storia, in Conference League nel playoff che accoppiò i viola al temibile Twente. In palio, in quella difficile doppia sfida, il pass per la fase a gironi. La viola vinse 2-1 in casa per poi soffrire maledettamente in Olanda, con i cavalli olandesi che martellarono la difesa di Vincenzo Italiano per larghi di partita. Quella sofferenza, però, non fu vana con i gigliati che riuscirono a inchiodare il risultato sullo 0-0 centrando la qualificazione.
Sembrava un girone piuttosto alla portata, ma le prime due gare mostrano immediatamente alla Fiorentina il lato arcigno e complesso di una competizione europea: 1-1 in casa contro il modesto Riga e brutto ko contro l’Istanbul Basaksehir in Turchia (3-0). Un punto dopo centottanta minuti. Partenza più che difficile. Dopo un impatto da psicanalisi, i viola riuscirono a raddrizzare la sorte del raggruppamento passando a pieni voti gli ultimi quattro esami: doppia vittoria contro gli Hearts e rivincite, goderecce, commissionate a turchi e lettoni. Qualificazione in cassaforte, quindi, anche se da secondi in classifica.
Dai playoff al grande spavento casalingo contro il Lech Poznan
Lottare. Sempre. Per un popolo intero che sognava di rivivere notti gloriose tra le stelle d’Europa. Secondi significava accedere ai playoff, o sedicesimi di finale. Secondi, significava, combattere due battaglie in più in questa competizione così estenuante. L’urna di Nyon non fu così benevola con la viola: l’accoppiamento recitò Sporting Braga, squadra temibile e dal forte respiro europeo. Difficile non significa impossibile e dalla difficoltà del sorteggio nacque una Fiorentina incontenibile, almeno sui campi avversari. Come la migliore delle navi pirata, l’imbarcazione di Vincenzo Italiano commissionò all’avversario di turno (fino alla semifinale) dure sconfitte esterne, per poi giocare meno bene la gara casalinga. Una legge strana, ma davvero efficace fondata sul saccheggio estero.
Fu vittoria in Portogallo (4-0 al Braga che venne poi regolato 3-2 anche in casa) e in Turchia (1-4 al Sivasspor dopo aver vinto 1-0 al Franchi). Poi venne la campagna polacca che ricalcò, esattamente, la trama andata in scena nei playoff e negli ottavi di finale: viola vittoriosi 4-1 in casa del Lech Poznan e maledettamente in difficoltà a Firenze. La compagine dell’Est scappò addirittura sul 3-0 portandosi momentaneamente avanti. Tra lo sconcerto di una città intera. Fortunatamente per la Fiorentina, il duo Sottil-Castrovilli, cresciuto nelle giovanili, mise nuovamente dritta la barra siglando due reti che spalancarono le porte della semifinale. Adesso sì: a un passo dal sogno iniziato ad agosto.
Fiorentina, la semifinale sperando nel biglietto aereo per Praga
Nemmeno la semifinale è sfuggita alla regola del “meglio in trasferta che in casa”. La Fiorentina europea esporta calcio e vittorie lontano dalla Toscana e, fortunatamente, l’ultimo atto della Conference League sarà ben distante dall’Italia e dall’Artemio Franchi. Il penultimo ostacolo di questo folle peregrinare nel Vecchio Continente è stato il Basilea: dopo aver eliminato un Nizza più attrezzato, gli svizzeri hanno a lungo sognato Praga dopo aver sbancato Firenze 2-1. Un desiderio che fortunatamente è rimasto incompiuto. Implacabili le armate viola, brave a vincere anche la battaglia elvetica imponendosi 3-1 al St. Jakob, tana dei rossoblù, grazie alle rete siglata al 129′ da Barak.
Ora manca una sola figurina nell’album dei ricordi d trasferta del club di Rocco Commisso. La più importante, quella più preziosa. L’effige della storia che permetterebbe di alzare la coppa che, in quel caso, si colorerebbe sempre più del nostro tricolore rimanendo nei confini nazionali italiani per un altro anno ancora. Si può fare. Si deve fare. Ma si farà? Largo al verdetto del campo, contro i martelli anglosassoni pronti a sbriciolare i sogni della Fiesole.
ANDREA MARI
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