“Non facciamogliela passare liscia”. È grazie a questa semplice frase, pronunciata all’interno della serie TV taiwanese prodotta da Netflix, “Wave Makers”, che sull’Isola è scoppiato un vero e proprio “effetto domino”. Nelle ultime settimane sono state diramate in tutto il Paese centinaia di denunce per molestie che puntano il dito contro membri di partiti politici e non solo. Si tratta di un vero e proprio movimento “MeToo”, uno dei primi che ha avuto luogo a Taiwan.

La denuncia che ha dato via al movimento “MeToo” a Taiwan

"MeToo" a Taiwan- Photo Credits cnn.com

La serie tv “Wave Makers”, disponibile su Netflix da aprile 2023, è saltata alle cronache negli ultimi giorni grazie alla denuncia da parte di una ex dipendente del DPP, ovvero il Partito Progressista Democratico che è attualmente alla guida del Paese. Infatti lo scorso 31 maggio, tramite un post su Facebook, Chen Chen-jou ha dichiarato che durante le elezioni politiche di settembre 2022 è stata vittima di molestie sessuali da parte di un collega. Tuttavia, una volta denunciato l’accaduto, le è stato intimato dalla sua stessa responsabile di lasciar perdere; di conseguenza, l’accusa è stata ignorata. Nonostante le premesse, ha avuto il coraggio di farsi avanti proprio dopo aver visto la serie TV in cui accade una scena analoga.

La serie, infatti, è un dramma politico ambientato durante le elezioni politiche a Taiwan. Nella scena, ormai famosissima, un’attivista del partito del governo confessa alla protagonista e sua responsabile di aver subito delle molestie da parte di un collega. Nonostante ciò potrebbe danneggiare l’immagine del partito, la portavoce dimostra solidarietà nei confronti della giovane e in virtù di ciò pronuncia la frase diventata ormai simbolo del movimento a Taiwan: “Non facciamogliela passare liscia”.

Il j’accuse di Chen Chen-jou ha dato vita a un vero e proprio “Me Too” che ha travolto l’intero Paese. A partire dalla sua dichiarazione, infatti, nelle ultime due settimane circa 90 donne hanno deciso di uscire finalmente allo scoperto e di denunciare anch’esse gli abusi ricevuti all’interno del loro posto di lavoro. Tra i vari nomi, sono saltati fuori anche personaggi illustri, membri in vista di partiti politici, dirigenti e addirittura anche quello di un dissidente cinese che si è rifugiato sull’isola dopo le proteste di piazza Tian’anmen nel 1989.

Le scuse della Presidente

Insomma, si tratta di una vera e propria rivolta all’interno del panorama politico e sociale del Paese, una presa di posizione netta da parte delle donne taiwanesi che si ribellano a un sistema ingiusto che preferisce il silenzio e il quieto vivere alla protezione e prevenzione di tematiche assai delicate quali appunto la violenza di genere. In un Paese ancora prevalentemente conservatore, nonostante le molte conquiste raggiunte in ambito civile quali ad esempio la legalizzazione delle unioni tra coppie dello stesso sesso, proteste simili devono essere considerate la prova che questo genere di problematiche non possono più essere messe a tacere.

Negli ultimi giorni è intervenuta anche la Presidente Tsai Ing-wen, anche lei membro del DPP: “In qualità di Presidente ed ex Segretaria del DPP, vorrei scusarmi in prima persona”, ha scritto in un post su Facebook, lo stesso social da cui è partito il movimento:

“Nonostante gli sforzi compiuti in passato in merito all’uguaglianza di genere, non siamo stati in grado di estirpare questo comportamento […] Molto spesso le vittime non si fanno avanti per denunciare a causa dei loro timori. In sede di indagini, sono costrette a sopportare un’ulteriore tortura e temono che la stessa società le guardi sotto una luce diversa. La nostra società deve iniziare a capire che le persone che hanno subito delle molestie non hanno sbagliato, ma sono delle vittime. Sono persone che devono essere tutelate e non trattate con pregiudizio.”

Anche la sceneggiatrice di “Wave Makers”, Chien Li-ying è intervenuta in merito alla questione. “La violenza sulle donne è una tematica che è stata a lungo soffocata a Taiwan”, ha infatti affermato alla CNN. Lei stessa lo scorso 2 giugno ha scritto un post su Facebook in cui accusava il poeta cinese Bei Ling di averla molestata. Nonostante l’accusa, il poeta nega l’accaduto: “pura invenzione”, ha sostenuto a sua volta, dichiarando al contrario di essere favorevole al movimento “MeToo” avvenuto a Taiwan.

Lorenza Licata

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