Nell’agosto del 1774 Joseph Priestley scopre l’esistenza dell’Ossigeno dimostrando che l’aria non è una sostanza unitaria ma una miscela di gas tra i quali uno, incolore, per l’ appunto l’Ossigeno.

Joseph Priestley e la scoperta dell’Ossigeno

Joseph Priestley Ossigeno

Il 1 agosto 1774 il teologo, chimico e filosofo inglese Joseph Priestley scaldando dell’ossido di mercurio durante un esperimento scopre l’esistenza dell’Ossigeno. Spetterà, in seguito, al chimico francese Antoine Lavoisier capire quale fosse la funzione di questo elemento e appellarlo come oggi si conosce. La scoperta, in realtà, è stata del tutto casuale; pare che Priestley in un esperimento aveva focalizzato la luce solare attraverso una lente provando a scaldare un campione di ossido di mercurio riuscendo a ottenere un gas che permetteva ad una candela di bruciare in modo brillante.

Tuttavia, la scoperta dell’Ossigeno si deve storicamente al farmacista svedese Carl Wilhelm Scheele nel 1771 ma tale scoperta non è mai stata riconosciuta. Storia diversa per l’esperimento di Joseph Priestley che invece riceve fin da subito un pubblico riconoscimento. In seguito, nel 1777, Antoine-Laurent de Lavoisier dà il nome all’elemento oggi universalmente conosciuto.

Ossigeno deriva dal greco ὀξύς, oxýs, “acido” e dalla radice γεν-, ghen-, che significa “generare”, per la credenza erronea che tale elemento generasse tutti gli acidi. Nel 1781 Lavoisier ne accerta la funzione per i fenomeni di respirazione e combustione.

La scoperta dell’ “aria deflogisticata” e la teoria del flogisto

Joseph Priestley condusse vari esperimenti che lo portarono a scrivere Esperimenti e osservazioni sui diversi tipi di aria; questa teoria sostituiva quella aristotelica dei quattro elementi con una propria interpretazione della teoria del flogisto. Questa teoria scientifica, ormai superata, postulava l’esistenza di un elemento simile al fuoco – flogisto – contenuto all’interno di corpi combustibili e rilasciato durante la combustione. In sostanza, una teoria sulla combustione dei materiali che spiega i processi di ossidazione abbandonata in seguito alla scoperta della legge della conservazione della massa di Antoine Lavoisier.

Joseph Priestley chiama la sua scoperta “aria deflogisticata”Ossigeno, quindi – e mentre si trova a Parigi ripete l’esperimento che lo conduce a questa scoperta in presenza del chimico francese Antoine Lavoisier che, in seguito, analizza con ulteriori esperimenti questa nuova “aria”. Secondo Lavoisier,  Priestley aveva scoperto l’aria purificata ovvero ”senza alterazione”. Questa osservazione porta all’abbandono della teoria del flogisto portando la chimica moderna a proiettarsi verso i concetti di elementi e composti e la nozione di conservazione della massa. Priestley, tuttavia, non sarà mai d’accordo con le teorie di Lavoisier: presa di posizione che gli costerà molto cara all’interno della comunità scientifica. A tal proposito, il naturalista francese George Cuvier aveva dichiarato che il teologo era stato “il padre della chimica moderna che non aveva riconosciuto sua figlia. “

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Photo Credits: Today

Foto in copertina: Reabilia