Quando tutti parlano della produzione tessile, della carenza di materiale, e dell’aumento dei costi di realizzazione degli abiti, si fa spazio l’ultima, ma anche la più storica, forma di fashion sharing, capace di annullare il divario tra ambiente e uomo: il second-hand. Uno dei colossi dell’industria del fashion re-use, Vestiaire Collective, illustra quali sono i suoi ultimi mutamenti, e di come l’abito definito come ‘’vecchio’’ possa essere l’antenato del concetto di ‘’nuovo’’. Aggiornamenti ‘’impattanti’’, che lo store online del second-hand, definisce come ‘’possibili svolte per un aumento del green impact nel fashion’’.

Fashion Sustanibility: l’Impact Report di Vestiaire Collective

L’Impact Report di Vestiaire Collective, è il sistema che monitora ogni anno la crescita delle interazioni tra consumatori e second-hand, osservando con attenzione le abitudini dei suoi clienti e la loro percezione degli acquisti sostenibili. Pubblicate di recente, le ultime stime mostrano una crescita di annunci ed inserzioni del 33per cento, tra il 2021 ed il 2022, con un importante aumento di interazioni, che raggiungono i 55milioni di clic. Vestiaire Collective prospettando una continua crescita del ruolo del second-hand nell’industria, mostra anche come la loro piattaforma contribuisca a ridurre del 90per cento l’impatto ambientale di ogni acquisto, e come questo porti l’85per cento dei loro abituali compratori a scegliere di comprare meno ma più consapevolmente. Il multibrand dell’online aggiunge che il fashion re-use è anche una nuova forma di coinvolgimento della community, i cui membri, da venditori di abiti pre-used, diventano acquirenti di altri abiti presenti sull’online, valorizzando il processo del fashion sustanibility come un ricambio continuo. Ma che si nasconde dietro un così inarrestabile aumento di fashion consumers dell’usato?

Una crescita ‘’consapevole’’

Secondo quanto divulgato da Vestiaire Collective, dietro vi sono gli eventi della pop culture e della moda che guidano il pubblico verso ricerche specifiche. Uno di questi è stato il matrimonio di Sofia Richie, la fashion personalità che ha condiviso sui social i suoi look nuziali realizzati da Chanel, che hanno portato le ricerche di abiti e borse della maison a raggiungere il +345per cento. Ugualmente, anche la scomparsa di designer come Thierry Mugler, incrementa la vendita di prodotti dei brand, come nel caso della maison i cui abiti sono stati visualizzati il 1131per cento in più rispetto a prima. A questo si aggiunge il crescente coinvolgimento dei compratori nei temi ambientali, in merito ai quali il direttore della pubblicazione di Vestiaire Collective, Maximilian Bittner dice:

‘’il 52per cento dei nostri utenti usa la nostra piattaforma per contribuire a diminuire il fashion impact sull’ambiente rendendo la nostra green mission uno dei fondamenti della community’’

I brand più desiderati

Tra i brand di lusso più acquistati spiccano Chanel e Gucci, seguiti da Louis Vuitton, Prada, e Dior, e per il ready-to-wear a primeggiare è Alexander McQueen. I prodotti più ricercati sono cinte e borse, sopratutto quelle logate di Gucci con un aumento del 15per cento e di Louis Vuitton, del quale la Speedy rimane la più desiderata al 22per cento. A questi si aggiunge l’aumento di inserzioni e di richiesta di modelli di orologi di Cartier, dei quali il più ambito è il Tank Must con il 57per cento delle interazioni.

Luca Cioffi

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