Mortal Kombat 1 Recensione | Una convergenza astrale deve essersi verificata senza che nessuno se ne sia accorto: non c’è altra spiegazione al fatto che tutti i maggiori nomi dei picchiaduro videoludici si siano rinnovati a distanza di qualche settimana l’uno dall’altro. Compreso il qui presente e violentissimo Mortal Kombat 1. Il titolo di NetherRealm torna infatti con un reboot/sequel di alto livello, sia ludico che artistico e tecnico.
Mortal Kombat 1 Recensione: Reboot o Sequel?
Sebbene sia ovvio che i picchiaduro nascano come esperienze multigiocatore da sala giochi, già alla nascita del genere non bastava mettere due anonime stick figure una contro l’altra a malmenarsi. La narrativa ha sempre ricoperto un ruolo essenziale nel far scegliere il personaggio preferito, ancor prima di sapere come si muove e combatte. Da allora moltissima acqua e altrettanto sangue sono passati sotto ai ponti di Mortal Kombat, la cui lore e le cui trame sono un turbinio inevitabile di uccisioni e rinascite continue di personaggi. Giunti all’undicesimo capitolo, il predecessore di questo reboot, serviva fare ordine: ecco perchè Mortal Kombat torna “all’uno”. Pur proseguendo come un sequel Mortal Kombat 1 tira in ballo il multiverso e la figura ormai divina di Liu Keng.
Il lottatore con uno snap ha ricombinato il cosmo a suo piacimento, per rimettere al proprio posto i cattivi più scomodi e dare vendetta, con una nuova possibilità di vita, ai buoni che erano morti ingiustamente. Ne risulta un’interessante trama di quattro ore circa con tanto di cinematics di ottima fattura e colpi di scena esilaranti. Tra umorismo e spettacolarità, rimandi alla Storia della serie e autocitazionismo, i protagonisti buttano in caciara quasi subito i buoni propositi di Keng. Del resto, non c’è Kombat senza “mortal”, giusto? Ora però non aspettatevi copioni di qualità e un intreccio complesso: evidentemente non fanno parte del DNA della serie.
La campagna non è però l’unica attività in singolo presente. Ci sono anche le classiche torri da scalare combattendo nemici in sequenza, in cui ogni guerriero ha un motivo per combattere e il suo finale dedicato. Doveva essere decisamente più interessante la modalità Invasioni, che sulla carta consente di “esplorare” delle mappe e affrontare scontri con oggetti cosmetici per i lottatori in palio. In realtà la sostanza resta la stessa, la difficoltà delle lotte è tarata fin troppo verso il basso e la ripetitività regna sovrana anche più che nelle torri. Almeno, i collezionabili da indossare che si sbloccano con Invasioni sono un’alternativa offline per ottenere oggetti che, altrimenti, sarebbero stati relegati al multigiocatore online. Ma ci si aspettava qualcosa in più.
Sangue, sudore e lacrime
Alla fine, comunque, ciò che davvero conta più di tutto in un picchiaduro è la validità dell’azione: le botte. Mortal Kombat 1 ne dà e ne riceve in abbondanza, senza risparmiarsi nelle fantasie ultraviolente e splatter che lo hanno sempre caratterizzato. Gli espedienti grafici sono i medesimi degli ultimi capitoli: mosse speciali peculiari per ogni lottatore, raggi X che mostrano i danni subiti da sferzate particolarmente intense e, dulcis in fundo, le FATALITY. La regia delle cut-scene dedicate alle finisher è ancora una volta eccellente, non ci si può proprio lamentare di nulla e di nessun componente del roster, proprio come negli ultimi episodi della saga. Quanto al gameplay vero e proprio, è lì che Netherrealm ha tentato di spostare gli equilibri predefiniti e cambiare le carte in tavola.
Che siate novizi o esperti, comunque un’ottima modalità allenamento e una serie di tutorial chiari e concisi vi aiuteranno a ritrovarvi in mezzo a un vortice di possibilità e combo che, altrimenti, rischiava di divenire soverchiante. La base ludica è la stessa, la responsibità dei comandi immacolata e il flow delle lotte è un po’ “meccanico” come piace ai fan storici, ma capace di dinamicizzarsi quando serve. Tornano infatti le combo aeree, insieme a quelle terrestri sia semplici che speciali. Dulcis in fundo, ciascuno dei 23 temibili guerrieri va affiancato a un cosiddetto “Cameo”: un altro personaggio proveniente dal roster che lotta con quello principale che abbiamo scelto per il duello.
Va da sé che sarebbe stato impossibile per Netherrealm bilanciare ogni combinazione di attacchi resa possibile dalla combinazione di 23 opzioni moltiplicate per altrettanti membri di base. Così, i Cameo hanno poche mosse predefinite (non tutto il pool del personaggio) e non tutti i 23 artisti marziali sono presenti tra i sidekick. Il punto è poter impartire comandi semplici per allungare le combo o sfruttare utility devastanti. Aumentando pure la spettacolarità dell’azione con la comparsa del secondo lottatore e le sue acrobazie. Purtroppo, anche con queste limitazioni ci sono combo molto più performanti di altre, e il lato casinista di Mortal Kombat vince di fatto su quello competitivo anche in questa release.
Non è per forza un problema, laddove sia Street Fighter VI (di cui potete leggere la nostra recensione QUI) sia il prossimo Tekken (in teoria, visto che non è ancora uscito) hanno deciso di diventare punti di riferimento quasi E-sportivi. Mentre Mortal Kombat 1 si è ritagliato uno spazio meno tecnico, forse, che in passato, ma molto più riconoscibile e spettacolare. Il che diventa inficiante solo se non abbiamo amici con cui cimentarci in battaglie da divano, dove tutto quel che conta è quante viscere riusciamo a spalmare sullo schermo, anche fosse offuscando i meravigliosi e dettagliati fondali. Qualora, quindi, ci affidassimo solo al gioco online, alla lunga si rischia di veder affollarsi sempre gli stessi duetti. In barba alla varietà di possibilità offerte. Il netcode comunque è stabile ovunque tranne che su Switch, dove però è l’ultimo dei problemi di una release storpiatissima rispetto alle altre.
In conclusione: basta non sia su Switch
Mortal Kombat 1 ci ha “spettinato il cervello” con un mix di ultraviolenza gratuita, cinematic spettacolari sia in game che nella campagna e un gameplay. Rifinito, ma non alieno rispetto alla lunga Storia della saga. Il numero di personaggi è soddisfacente e il sistema di Camei aggiunge una profondità notevole. Un dinamismo che serviva per togliere un po’ di ruggine dagli ingranaggi. Peccato che le modalità offline non siano all’altezza del comparto lotte. E che, in generale, anche il numero e le differenze tra modalità sia in singolo che online lasci a desiderare.
Riteniamo comunque riuscita l’operazione di rinascita della serie con annessi cambiamenti strutturali. L’impegno profuso per costruire un picchiaduro moderno, ma fondato sui principi storici di Mortal Kombat è evidente. Anche solo guardando al fantastico e ricchissimo fronte artistico e tecnico, ovunque… tranne che su Nintendo Switch. Come vi abbiamo già anticipato, l’ibrida Nintendo ha ricevuto un porting vergognoso. A maggior ragione confrontandolo con le eccellenti versioni per console PlayStation e Xbox e con la trasposizione PC. Se volete evitarvi texture sgranate, animazioni legnose, lag e netcode ballerino, quindi, puntate in alto e accaparratevi una qualunque delle altre installazioni. Non resterete affatto delusi, a meno che non abbiate timore della crudezza, della violenza immotivata o del sangue. Ma allora, cosa ci fate qui ora?
In futuro, ci sarà sicuramente modo di integrare alcune lacune, volendo. Altrimenti, Mortal Kombat 1 rimane ugualmente un’opzione irrinunciabile per i fan, e un picchiaduro “da spettacolo”. Forse quasi il più identitario e scenografico del panorama di genere. Il che, dopo così tanti anni dalla prima versione, non è affatto poco.
MORTAL KOMBAT 1 RECENSIONE
Testato su PS5 (Disponibile anche su Xbox Series X|S, PC, Nintendo Switch)
VOTO: 8.5
+Un sistema di combattimento rivisto e migliorato…
+Una campagna divertente e caciarona
+FINISH HIM
+Netcode solido…
-…ma l’online è poco vario
-Bilanciamento altalenante
-Versione per Nintendo Switch VERGOGNOSA
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