Classe 2001, il giovanissimo Gabriel Nobile è un talento più di 150mila followers. Cantante, creator e imprenditore, l’abbiamo intervistato per voi: conosciamo insieme la sua storia e il suo messaggio.

Come nasce Gabriel Nobile: tra musica e make-up

Cercando il tuo nome su Google si trovano principalmente notizie musicali. Come è nata l’idea di produrre la tua musica?
Prima di diventare creator nasco per la musica: studio musica da quando sono piccolo, ero anche nel coro delle voci bianche di Genova. All’epoca lo odiavo, ma ora che ci penso mi ha aiutato tanto. Poi qualche tempo fa ho aperto un blog, e vedendo il seguito ho deciso di fare qualche cover; un’etichetta mi ha contattato per fare una canzone. Che è andata al Festival di Venezia, e così ho deciso di continuare con tutto l’album. Che non è andato molto bene, quindi ho avuto un periodo di pausa per capire come muovermi, accantonando la musica. Ma è così che è nato Crazy Chic. In ogni caso è pronta una nuova canzone che uscirà a breve: avendo più seguito spero che possa andare meglio.

Parliamo di Crazy Chic: quali sono i valori del brand? A chi cerchi di rivolgerti maggiormente?
L’ho aperto ormai un anno fa, a ottobre dell’anno scorso, subito dopo l’album. Vivevo a Milano con il mio ex fidanzato: mi ha dato una mano lui, laureato in economia, con la parte di gestione. I primi mesi facevo una vendita a settimana, se andava bene. Poi ho iniziato a promuovere i prodotti su TikTok e sta andando bene. Gloss, siero, matite, prodotti nuovi: a breve uscirà la nuova collezione e non vedo l’ora.
Produci in Italia? Che valori vorresti trasmettere?
Inizialmente era totalmente Made in Italy, poi è diventato “made in ovunque”: è una cosa che mi piace perché posso cogliere il meglio di ogni paese, come la skincare coreana. Infatti i nostri sieri li produciamo lì.
Amo i gloss, ma li trovavo tutti appiccicosi: ho deciso di crearmi il mio, arrivando a una formulazione idratante e che non appiccicasse. Mi sento anche tra i pochi ragazzi che hanno un loro brand di make-up. Molte aziende infatti si rivolgono ai ragazzi per fini promozionali, ma è quasi sempre un’operazione di marketing. Io mi sento di dire che Crazy Chic si rivolge a chiunque, e cerco di far sentire incluse tutte le persone. Anche se sono un piccolo brand cerco di fare sempre inclusione. [Anche per noi che non siamo più negli early twenties, ndr]

Essere un ragazzo nel mondo del make-up: come si comporta la comunità beauty

Quanto è difficile entrare nel mondo del make-up, se sei un ragazzo? Che difficoltà hai riscontrato nell’inserirti da solo in questo contesto?
Mi sono reso conto che è più difficile emergere in questo campo, se sei un ragazzo. Anche per le collaborazioni, mi si rivolgono principalmente le aziende di skincare, che di prodotti make-up. Generalmente si rivolgono più alle ragazze, noto proprio questa predilezione per il genere femminile. Ci è voluto tanto tempo, il mio ex mi ha aiutato dal punto di vista gestionale. Ma ci è voluto tempo perché mi sono disegnato da solo la collezione e i prodotti, che è stata anche la parte più divertente. Lo rifarei mille volte, lo rifarei anche ora: la parte creativa è quella che preferisco. Sicuramente gli altri creator hanno più persone che li aiutano, ma penso che essere da soli ti permetta di fare le cose molto meglio e come le vorresti tu. Non escludo un aiuto in futuro, ma per ora lavoro bene così.

Parliamo della tua community: quanto è difficile aprirsi con così tante persone?
In realtà quando filmo sono in camera mia tranquillo a raccontare i fatti miei. Non mi rendo conto di parlare a così tante persone, ma ho anche notato che nei commenti si crea sempre un dialogo. Mi sono reso conto che molti episodi della mia vita sono divertenti da raccontare, e sono contento che ci siano tante persone che mi seguono e sono curiose di sapere cosa mi succede. Anche se una volta, che sono uscito con un ragazzo che lavorava da Bershka, il suo responsabile mi ha chiesto di non fare più video perché troppa gente andava a cercarlo…

Hai mai subito bullismo o cyberbullismo?
Il bullismo non virtuale non mi è capitato troppe volte. Magari, il trucco o certi vestiti attirano attenzioni e commenti, ci sono abituato. A livello fisico, a parte qualche raro episodio non mi è mai successo niente. A livello virtuale invece, purtroppo sui social mi capita molto spesso. Io riesco a fregarmene, ma ci sono persone più sensibili che invece non reggono. Sui social bisognerebbe fare molta attenzione a quello che si scrive e si dice, perché non si sa mai come possa reagire l’altra persona. Io sono una persona forte, me lo faccio scivolare addosso, ma non tutti sono così. Quello che vorrei dire alle persone che lo subiscono è quello di non farsi influenzare; sono persone con dei complessi da risolvere. Meglio essere sempre fedeli a se stessi e cercare la propria felicità: tutto il resto? Che si fotta!

Siate sempre voi stessi: parola di Gabriel Nobile

Gabriel Nobile con suo papà, dal suo Instagram

Nei tuoi video hai affermato di essere stato adottato. Ci racconti la tua esperienza?
Sono stato adottato da piccolissimo, avevo meno di un mese. Conosco i miei genitori biologici perché sono stato un periodo in affido, quindi i miei genitori biologici hanno avuto contatti con me. Sono i migliori genitori del mondo, sono super supportive. So che la mia famiglia biologica ha sette figli, ma io l’ho sempre vissuta molto bene; ci sono altri fratelli che sono stati adottati e vivono tutti a Genova, conosco loro e le loro famiglie. A Natale prendevamo un ristorante intero e andavamo tutti insieme, strano ma molto bello e positivo. Ho avuto tante famiglie. Adesso non li vedo da un po’ ma c’è ancora un bellissimo rapporto.

Da grandi numeri derivano grandi responsabilità: ti è mai capitato che qualcuno ti sfruttasse per la tua fama?
Mi è capitato che anche nelle relazioni qualcuno mi sfruttasse. Sono una persona che si fida molto, ma adesso ho sempre un occhio aperto perché mi è capitato che tante persone avessero dei secondi fini. Ovviamente se qualcuno dovesse chiedermi qualcosa sono disponibile, ma i modi non sono stati dei migliori. Pochi amici ma buoni: bisogna essere sempre attenti.

Ma quindi, questi eventi di tiktoker, sono così terribili come raccontano?
Momento gossip time: sono stato a parecchi eventi, sono appena tornato dalla Fashion Week e ho incontrato diversi creator. Molti non ti salutano, ti snobbano. Oppure ho stretto amicizia con persone che poi non mi hanno più rivolto la parola. Sembra di essere al liceo, ma varia molto dalle persone. Mi sembra assurdo che qualcuno se la tiri con le persone quando sono le persone che ti hanno messo li. In ogni caso, ho avuto occasione di conoscere persone meravigliose, con cui ho stretto belle amicizie. Credo sia importante restare molto umili e tranquilli: non salviamo vite.

Pensi che sia così importante per un aspirante creator vivere a Milano?
Adesso vivo a Genova, da un anno non vivo più a Milano. Ci ho vissuto quando ancora non lavoravo con i social, facevo musica ma lavoravo a Torino… Il creator lo puoi fare ovunque, ma dal punto di vista di eventi e networking stare a Milano è sicuramente più facile. Tutti gli eventi e le anteprime si svolgono li; ma anche le uscite contano. Non è fondamentale ma sicuramente è importante. Mi è capitato di andare in discoteca durante la Fashion Week e incontrare un mio vecchio manager musicale: abbiamo parlato di fare musica e adesso siamo di nuovo in contatto. Se vado in discoteca a Genova invece incontro solo casi umani…

Hai tanti impegni, un periodo avevi anche un podcast. Come riesci a gestire lo stress?
Per gestire lo stress immagino tutto sotto forma di box: ne apro una alla volta per non venire sommerso. C’è quella della musica, quella della vita sociale, del brand… Una volta che ne apro una devo chiudere prima l’altra. Secondo me la cosa migliore è affrontare una cosa alla volta. Dipende anche da come vivi: facendo cose che mi piacciono anche se sono stato molto stressato riesco comunque a portare a termine le scadenze con spensieratezza. Ho cercato di prendere tutto con positività, anche il lancio del brand che è leggermente in ritardo rispetto a quanto avevo previsto [attendiamo con ansia il 20 ottobre, ndr]. Ho anche un manager da qualche mese, che mi gestisce il lato eventi e relazioni. Che è una grande mano di aiuto, anche se la parte creativa la faccio tutta da solo. Se hai un’idea e ci credi davvero puoi farcela, qualunque cosa sia.

Marianna Soru

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