Siamo ai ferri corti! Il Segretario ONU Guterres sostiene che non è possibile una soluzione senza uno Stato di Palestina indipendente. Che sia l’ora di una svolta epocale?

Le parole che il il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha detto a Davos, a margine di un incontro con il ministro degli Esteri egiziano Sameh Choukri, sono infraintendibili:

Antonio Guterres, Segretario ONU:

“Riguardo alla tensione tra Israele e Palestina, nessuna soluzione sarà possibile finché uno Stato indipendente palestinese non verrà creato in conformità con le decisioni internazionali e gli accordi tra le due parti”.

Onu e Guterres: Se si ricorre all’articolo 99 significa che…

Già prima, il 7 Dicembre, Antonio Guterres aveva utilizzato un raro articolo della Carta dell’ONU per sollecitare il Consiglio di sicurezza a intervenire nella crisi tra Israele e Palestina. Dopodiché, il Segretario Generale ha richiesto al Consiglio di “esercitare pressioni per evitare una catastrofe umanitaria” a Gaza. Aggiunge anche la richiesta di un completo cessate il fuoco umanitario tra Israele e i militanti palestinesi.

Ma non finisce qui. In una lettera al Consiglio, Guterres ha richiamato l’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite. L’articolo è parte del Capitolo XV e consente in via straordinaria al Segretario Generale di portare all’attenzione del Consiglio di Sicurezza questioni che potrebbero minacciare la pace e la sicurezza internazionale. Il tutto secondo il suo giudizio. Ma la situazione a Gaza non sembra migliorare, lo Stato di Israele è pronto ad affrontare le responsabilità per i suoi crimini?

In una dichiarazione rilasciata ai giornalisti insieme alla lettera, il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric ha affermato che questa è stata la prima volta in cui Guterres si è sentito costretto a invocare l’articolo 99, da quando ha assunto l’incarico nel 2017. Questo articolo è definito dalla stessa organizzazione uno degli strumenti più potenti al livello internazionale

…L’ONU è arrivata al limite! Guterres si esprime sulla Palestina:

Guterres ha affermato che non esiste una protezione efficace per i civili e che nessun luogo è sicuro:

Gli ospedali si sono trasformati in campi di battaglia”, ha aggiunto, affermando che tra i continui bombardamenti su tutte le zone di Gaza “e senza un riparo o l’essenziale per sopravvivere, mi aspetto che l’ordine pubblico crolli completamente a breve”.

In riferimento alla Risoluzione 2712 del Consiglio del 15 novembre la situazione non è facile. La risoluzione, in breve, invita tutte le parti ad astenersi dal privare la popolazione civile della Striscia di Gaza dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria indispensabile alla sua sopravvivenza. Il tutto ovviamente in conformità con il diritto umanitario internazionale.

Tuttavia il Segretario Generale ha affermato che le condizioni attuali rendono impossibile aumentare le forniture umanitarie. Non è possibile perciò soddisfare le enormi necessità dei civili, come richiesto dalla risoluzione.

“Non siamo semplicemente in grado di soddisfare i bisognosi all’interno di Gaza”, ha scritto, e stiamo affrontando “un grave rischio di collasso del sistema umanitario. Le conseguenze di ciò hanno implicazioni irreversibili per i palestinesi e per la pace e la sicurezza dell’intera regione”, ha affermato.

La sua lettera arriva al Presidente degli Stati Uniti:

Dujarric ha spiegato che il capo delle Nazioni Unite ha preso questa decisione “data l’entità delle perdite di vite umane a Gaza e in Israele, in un lasso di tempo così breve”, descrivendo poi l’uso dell’articolo 99 come una “mossa costituzionale drammatica” . S’intende che Guterres spera possa esercitare certa pressione sul Consiglio – e sulla comunità internazionale in generale. Bisogna chiaramente trovare una strategia efficace per chiedere un cessate il fuoco tra le parti in guerra.

Dujarric ai giornalisti a New York:

“Credo che sia probabilmente l’invocazione più importante a mio parere, lo strumento più potente di cui dispone [il Segretario Generale]”.

La lettera è stata inviata al Presidente del Consiglio di Sicurezza a New York nella tarda mattinata di mercoledì 6 dicembre. Nel suo discorso Guterres ha più e più volte ribadito l’urgenza di un cessate il fuoco, l’emergenza umanitaria in corso e la sua gravità. La comunità internazionale sta erodendo quell’impunità su cui forse Israele si è un po’ troppo adagiato… A giudicare dal fatto che ha anche pensato fosse una buona mossa pubblicizzare le “ville di lusso” che intenderà costruire sulle macerie della Striscia di Gaza. Che poi è il territorio nel quale è stato accusato in sede delle Nazioni Unite di aver compiuto un genocidio. Hannah Arendt (filosofa e politologa tedesca del XX secolo) avrebbe qualcosa da dire. Credo che parlerebbe forse della stessa “banalità del male” che ha osservato nella sua fuga dalla Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.

La banalità del Male:

Il libro più noto di Hannah Arendt è “Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil” .Viene tradotto in italiano come “La banalità del male” ed è del 1963. Il libro si concentra sul processo di Adolf Eichmann, uno dei principali responsabili dell’organizzazione logistica dell’Olocausto. Arendt utilizza il termine “banalità del male” per descrivere la sua sorpresa sulla figura di Eichmann. Egli anziché essere un mostro diabolico, sembrava un individuo qualsiasi. Tuttavia era semplicemente incapace di pensare criticamente alle sue azioni e di assumersi la piena responsabilità per gli orrori commessi.

Il fulcro di questa riflessione radica nel fatto che Eichmann non ha mai avuto alcun senso del colpa, una colpa che di solito accompagna le azioni malvagie. Il suo coinvolgimento nell’Olocausto era avvolto nell’ordinarietà e nella mancanza di una coscienza morale attiva. Arendt solleva una questione cruciale sulla responsabilità sociale e individuale, su come la nostra natura conformista possa farci diventare complici dell’orrore senza nemmeno saperlo, con un’ottica acritica e (appunto) banalizzante.

La banalità del male è permettere che l’ambasciatore dica che l’obbiettivo è “distruggere Gaza” o che i bambini palestinesi sono “piccoli serpenti”. La banalità del male sono i video sui social dell’IDF che giocano con i giocattoli dei bambini palestinesi che sono morti sotto i loro bombardamenti. La banalità del male è quella pubblicità di case in costruzione su una Gaza distrutta da un genocidio. La banalità del male della Arendt riguardava la Germania Nazista, e c’è una macabra e inquietante ironia che ora sia associabile alla tragedia in Palestina.

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