Nico Acampora è il papà di un figlio autistico. Acampora, ex educatore e responsabile di politiche giovanili, ha spesso constatato che il rispetto della dignità dei ragazzi con autismo manca, in assoluto, ma anche e soprattutto quando si confrontano con il mondo del lavoro: opportunità pari a zero, scetticismo imperante, sfruttamento all’insegna di stage non pagati. Il lavoro è un potente veicolo di dignità ma ai giovani con neurodiversità viene spesso negato in virtù di pregiudizi e stigma. E così ha deciso di rimediare, lanciando il progetto PizzAut che avvicina alla ristorazione giovani di età compresa, preferibilmente, tra i 20 e i 25 anni. L’ispirazione è venuta in famiglia, dalla sua esperienza diretta con il figlio autistico: Acampora ha pensato che fosse possibile replicare, con ragazzi più grandi, l’interesse del suo pargolo nel preparare la pizza in casa.

Tutto parte da un sogno, nel senso (quasi) letterale del termine: “PizzAut nasce fondamentalmente una notte. Sveglio mia moglie all’una e mezza e le dico: ‘Dobbiamo aprire un ristorante gestito da ragazzi autistici’,” racconta Acampora: “Lei mi guarda e mi dice: ‘Domani mi sveglio alle 5.30 quindi dormi per piacere’.” Invece la determinazione è già tutta lì: il giorno dopo “mi son messo alla scrivania e ho inventato il logo PizzAut e lo slogan Nutriamo l’inclusione“.

Nonostante gli scetticismi iniziali, parte un’avventura che ha delle motivazioni ben precise: “Quando hai un bambino autistico ti accorgi di un sacco di cose: andare fuori a mangiare una pizza, per esempio, diventa impossibile perché mio figlio ha a volte dei comportamenti originali e quindi le persone ti guardano male“, confida Acampora, ricordando che essendo “normoapparenti“, cioè con nessun segno esteriore di neurodivergenza, i giovani autistici vengono spesso bollati come bizzarri o addirittura maleducati: “Così abbiamo iniziato a invitare tanti amici a casa nostra per creare a mio figlio una zona di comfort. Mia moglie faceva la pizza assieme a lui che le dava una mano per gioco. E io mi sono detto: se lo può fare lui, lo possono fare anche i ragazzi più grandi“.

Nei due locali PizzAut sono al lavoro, complessivamente, trentacinque professionisti. Il primo ristorante ha aperto a Cassina De’ Pecchi nel 2021, ma in precedenza Acampora aveva promosso la modalità PizzAutObus per far partire il suo progetto proprio quando la pandemia imponeva, nel 2020, pesantissimi limiti alle attività dei ristoranti e delle pizzerie.

E proprio da quell’esperienza, guardando al 2024, riparte il progetto e il potenziamento delle attività legate ai food truck: il sogno di Acampora, infatti, “è ampliare la flotta di PizzAutObus, uno per ogni provincia italiana, per formare e dare lavoro a 500 giovani ragazzi autistici in tutta Italia, attraverso il coinvolgimento delle Onlus sul territorio. Per nutrire l’inclusione, ovunque”.