Le Petit Prince incontra Mickey Mouse. No, non è uno scenario creato dall’intelligenza artificiale, ma il tributo del settimanale Disney al racconto di Antoine de Saint-Exupéry. Distribuito a partire dal 31 luglio, il numero speciale di Topolino omaggia Il Piccolo Principe, in occasione dell’ottantesimo anniversario dalla morte dello scrittore ed aviatore francese. Pubblicata da Panini Comics, Il Topoprincipe è una parodia delicata e rispettosa di una delle opere letterarie più conosciute ed apprezzate al mondo.
Autori del volume sono lo sceneggiatore Augusto Marchetto (testi) e i fumettisti Giada Perissinotto (disegni) ed Andrea Cagol (colori). «Il pilota Pippo precipita con il suo aereo nel deserto. Per fortuna non è solo, lì incontra il giovane Topolino… ed è subito amicizia!» – leggiamo in una nota diffusa dalla casa editrice – «Quello di TopoPrincipe è un viaggio pieno di sorprese, un volo sulle ali di un biplano rosso (e della fantasia) che rende omaggio a un’opera amatissima e senza tempo.». Ad arricchire il volumetto, diversi approfondimenti redazionali e la prefazione della booktoker Megi Bulla, in arte LaBibliotecadiDaphne.
Marchetto ha dichiarato: «Una delle “potenze” del Principe è continuare a parlare ai suoi lettori nel presente, mentre tutto cambia. E la sua poesia, che arriva dolcemente dovunque, è un ingrediente fondamentale di questa forza. È un’opera che ha avuto (e continua ad avere!) la capacità di accompagnare intere generazioni, la stessa dei personaggi Disney. Per questo alla fine l’abbraccio con il Principe è stato facile e strettissimo: un abbraccio tra vecchi e nuovissimi amici».
Antoine de Saint-Exupéry: il militare dal cuore gentile
La storia del principino sognatore ha appassionato bambini (e non) di tutto il mondo, rapiti dalla sensibilità ed efficacia della penna dell’autore. Ma chi era Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, detto Tonio? Nato a Lione nel 1900, in una famiglia di nobili origini, frequenta il collegio gesuita di Notre-Dame de Sainte-Croix. Di quel periodo scriverà in seguito «C’è una cosa che mi rattristerà sempre, ed è di essere diventato grande.». Il primo conflitto mondiale e il rigore scolastico gli rubano quella spensieratezza infantile che tanto rincorrerà nei suoi scritti; nel 1921 ottiene il brevetto di pilota, dapprima civile, poi militare. Nel frattempo, il suo primo racconto, L’aviatore, viene dato alle stampe.
Lavora per l’Aéropostale, che lo porta a numerosi spostamenti e, successivamenti, a stabilirsi a Buenos Aires. Qui conosce la pittrice e musicista salvadoregna Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de Gómez, che sposa nel 1931. Il matrimonio è turbolento, così come il periodo storico, che sfocia nella Seconda Guerra mondiale. Nel 1939 si arruola come capitano di complemento nell’Armée de l’air. Gli anni degli scontri sono addolciti solo dalla pubblicazione del suo capolavoro assoluto, nel 1943, ma Saint-Exupéry avrà poco tempo per godere del successo ottenuto. Gli vengono affidate cinque missioni di ricognizione fra la Sardegna e la Corsica ma, dall’ultima, non farà più ritorno, precipitando in mare in circostanze poco chiare. I resti del suo aereo verranno ritrovati solo nel 2004, al largo dell’Île de Riou.
Il Piccolo Principe: dall’asteroide B-612 alle pagine di Topolino
Saint-Exupéry è scomparso il 31 luglio 1944, ma l’eredità artistica da lui lasciata lo ha reso eterno nel cuore dei suoi lettori. La fiaba del principe che abbandona l’asteroide B-612 in cerca di una pecora e s’imbarca in un tour dei pianeti circostanti, per poi arrivare sulla Terra, dove avvicina un pilota disperso nel Sahara, è una narrazione semplice e fanciullesca, ma che va a segno. L’amicizia nata da un disegno approssimativo, la rosa vanitosa e incompresa, la volpe che chiede di essere addomesticata, metafore di pregi e difetti dell’animo umano. Tra re solitari, ubriaconi malinconici e lampionai generosi, si destreggia un ragazzino che appare sperduto ma che, tutto sommato, è ben più consapevole del suo compagno di avventure, nonostante la differenza di età.
Perché, a dirla tutta, Il Piccolo Principe non è un libro per bambini, anzi. I veri destinatari non sono i più piccini, ma i bimbi che furono. Quando si diventa adulti, si corre il rischio di dimenticare la meraviglia, la curiosità e l’approccio senza filtri alla vita. Ci si concentra sulle “cose dei grandi”, ma ci si scorda di godersi un tramonto quando si è tristi, e non si distinguono più l’immagine di boa che digerisce un elefante da quella di un cappello. Il biondo bimbetto venuto da lontano per salvare la sua casa finisce per salvare il suo amico e anche noi. Ci prende la mano con dolcezza, scuotendoci dal nostro disincanto, e ci mostra la semplicità di un cielo stellato o del prendersi cura di un fiore. La novella è dedicata «A Léon Werth, quando era bambino», ma è per tutti noi, incupiti dai dolori e disillusi dalle avversità.
Le Petit Prince e, in questo caso, il suo complice disneyano Topolino, accolgono a braccia aperte quello che siamo e quello che eravamo, per ricordare a quello che saremo che «non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».
Federica Checchia
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