Nella giornata di ieri, riporta Il Mattino di Padova, è arrivata una sentenza che condanna in primo grado a 3 anni e 4 mesi Michael Liguori, il giocatore biancoscudato più rappresentativo, autore tra l’altro del gol nel match contro il Vicenza. L’accusa è terribile: violenza sessuale nei confronti di due ragazze che all’epoca dei fatti avrebbero avuto 16 e 14 anni e mezzo, a cui Liguori avrebbe dato appuntamento assieme ad un amico durante la sua militanza nel Notaresco, in Serie D, nel 2018. 

Terremoto dunque in casa Padova. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, l’avvocato di Liguori, Mauro Gionno, ha annunciato il ricorso, sostenendo che la sentenza sia “inaccettabile” e di avere la certezza di poter dimostrare l’innocenza del calciatore biancoscudato e dell’amico. 

Finora, in otto partite disputate nel Girone A di Serie C, ha realizzato quattro reti e sfornato quattro assist. Lo scorso anno ha chiuso a quota 11 centri. In biancorosso è arrivato nel 2022 dopo tante esperienze tra Serie D e C: Recanatese, Catania, Campobasso. Tra l’altro, l’attaccante ha perso il padre all’età di 7 anni ed è sempre stato un sostegno per la madre operaia in fabbrica. Ora dovrà affrontare una battaglia altrettanto difficile.

I fatti risalgono al 2018, quando Liguori era appena uscito dal settore giovanile del Pescara per tentare l’avventura al Notaresco, in Serie D. Assieme a un amico, anch’egli a processo e condannato in primo grado alla stessa pena, aveva dato appuntamento a due ragazze per una serata ad Alba Adriatica. Secondo l’accusa, i due avrebbero abusato delle due minorenni, all’epoca dei fatti di 16 e di 14 anni e mezzo. Dopo quella serata le due ragazze hanno presentato denuncia e da lì sono partite le indagini che hanno portato alla sentenza, trapelata nella serata di ieri dal momento che il club veneto aveva mantenuto un rigidissimo riserbo sulla questione. L’avvocato Mauro Gionno, legale di Liguori e pure dell’amico, ha annunciato il ricorso, sostenendo che non c’è stata alcuna violenza e tantomeno alcuna minaccia quella sera. “Sì, faremo ricorso una volta lette le motivazioni, in quanto questa sentenza è del tutto inaccettabile e siamo certi di poter dimostrare l’innocenza di Michael e dell’altro mio assistito”.