Il Museo dei Quaderni di Scuola, nato da un’idea di Thomas Pololi, è gestito dall’associazione Quaderni Aperti il cui obiettivo è raccontare attraverso l’oggetto che per eccellenza rappresenta l’infanzia, la realtà e la storia nella visione dei bambini valorizzando il materiale custodito attraverso iniziative culturali.
Museo dei Quaderni di Scuola, un viaggio nell’infanzia
Cosa c’è di più bello dello sfogliare i vecchi quaderni di infanzia fra inchiostri sbiaditi, grafia claudicante, pensierini e dettati. I quaderni di scuola sono custodi di ricordi nella loro visione pura e priva di fronzoli; ma soprattutto raccolgono l’eredità di una memoria che col tempo sembra sempre più svanire.
Tante variabili e quesiti che la raccolta dei quaderni contenuti nell’archivio del Museo dei Quaderni di Scuola può facilmente dissipare grazie alla preziosa testimonianza dei bambini del tempo. Il Museo nasce grazie all’associazione Quaderni Aperti, nata nel 2014, il cui obiettivo è raccontare l’infanzia del passato; nelle loro esposizioni bambini parlano della loro vita quotidiana, di quel mondo che oggi non esiste più ma che ha contribuito a creare la società attuale. Grazie al progetto ideato e curato da Thomas Pololi, insieme alla moglie Anna Teresa Ronchi, è possibile consultare quello che è uno sconfinato patrimonio storico e culturale. Nel 2019 la collezione è stata riconosciuta dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia come “archivio di interesse storico particolarmente importante”.
Com’è cambiato il legame dell’infanzia con la società
I quaderni, in questo senso, rappresentano una preziosa fonte storica da cui attingere in quanto sottolineano il cambiamento e le evoluzioni, non solo in quelle che potevano essere convenzioni del tempo ma anche nel progresso della didattica, del linguaggio e dell’espressività dei bambini.
Il Museo, sito in via Broletto a Milano, custodisce oltre 2500 documenti provenienti da più di 35 Paesi diversi e scritti in più di 18 lingue. Grazie all’impegno e alla passione di Thomas Pololi, che ha lavorato al progetto per vent’anni, è possibile riconnettersi a un passato dimenticato; a quelle visioni infantili spesso poco considerate che invece rivelano aneddoti interessanti, riflesso dell‘hic et nunc di un contesto sociale passato.
Un viaggio fra le emozioni e un modo di connettersi con il pensieri dei bambini di ieri, un lavoro magistrale che sottolinea l’importanza della conservazione della memoria ma soprattutto un immenso patrimonio sociologico per comprendere come sia cambiato il legame dell’infanzia e del bambino con il contesto circostante. Com’è cambiata la scrittura degli studenti nel corso degli anni? La modalità didattica, l’oggetto-quaderno stesso, la libertà espressiva o l’opinione del bambino nei temi.
Il quaderno come simbolo di creatività
La collezione raccolta dal Museo dei Quaderni di Scuola proviene da donazioni e, quindi, è in continuo divenire. Si tratta di un’esposizione oltre che di grande interesse educativo, storico e culturale, anche interattiva e dinamica; una volta ricevuto il materiale tutto è pronto per essere inventariato e digitalizzato.
Un lavoro certosino che tramanda i pensieri di quei bambini del passato che hanno fatto la storia, come i bambini di oggi continueranno a farla in futuro. Attraverso i quaderni è anche interessante scorgere nelle parole dei bambini due elementi che contraddistinguono l’età infantile: la creatività e la fantasia. Gianni Rodari, la cui pedagogia si basa sul valore dell’immaginazione nel processo di apprendimento, scrive nella Grammatica della fantasia:
“A chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola.“
Gianni Rodari, ”Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie ”, 1973, Einaudi
Il sottotitolo della Grammatica della Fantasia è Introduzione all’arte di inventare storie; il primo approccio alla fantasia connessa al valore della parola, come potenza creatrice di storie e liberatrice di creatività, arriva proprio dalla scuola. Quei famosi ”pensierini” che, fino qualche anno fa, rappresentavano i primi timidi elaborati scolastici per poi passare alle composizioni di fantasia e, in seguito, ai temi.
Gianni Rodari, come Mario Lodi, credeva che la scuola avesse come fine quella di formare il cittadino; non solo nozionisticamente ma anche nella dimensione sociale, esortando al pensiero critico. In quest’ambito si rileva anche come Rodari sottolineasse l’importanza del valore della parola come strumento politico, narrativo e in special modo creativo perché è attraverso la parola che si progetta, si crea, si costruisce e si tramanda. Il Museo dei Quaderni di Scuola, in questo senso, si colloca in questa via di continuità sottolineando non solo quanto sia fondamentale riscoprire la cultura dell’infanzia ma anche quanto sia necessario non dimenticare le parole: soprattutto quelle dei bambini, di ogni tempo.
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