“Abe” è il titolo della commedia che vede al centro della trama culinaria la star di Stranger Things, Noah Schnapp. “Abe” sarà in uscita dopo la fine dell’anno 2020, anche se la pellicola è stata diretta da Fernando Grostein Andrade, nel 2019. Noah Schnapp dopo il successo della sua interpretazione nel personaggio del piccolo Will, nella serie targata Netflix “Stranger Things”, spicca in questo narrazione multietnica e da prova del suo talento. Il suo personaggio è a pennello e Noah dimostra di essere un attore versatile. Grande prova e grande cucina! “Abe ha ottenuto due riconoscimenti nel 2019: uno presso il “Zlin Film Festival” in qualità di “Best Feature Film for Youth” poi presso “Washington Jewish Film Festival” come “Best Narrative“.
“Abe”: Alcune persone mi chiama Abraham, alcune Ibrahim, altre Avi, io preferisco Abe, sono Abe
“Abe” è una commedia tragicomica che porta sul grande schermo la storia e la cultura di popoli che attualmente combattono ancora uno scontro generazionale causato dalle radici del proprio passato. La storia non si dimentica e determinate cultura si basano effettivamente sul loro passato per guardare e vivere il presente. Abe è un giovane adolescente che vive in una famiglia agiata di Brooklyn a New York.
Quello che però non ci aspettiamo nella sceneggiatura nata dalle menti di Lameece Isaaq e di Jacob Kader, è che il piccolo protagonista si definisce in parte un musulmano palestinese e per metà anche ebreo Israeliano e per non farsi mancare nulla, un americano di Broklyn. Il motivo? mamma e papà si sono sposati pur appartenendo a culture religiose totalmente opposte e lontane tra loro. Insomma la confusione c’è ma la voglia di essere se stesso prevarrà tra i fornelli, in uno scontro di razze, idee e valori che vale la pena di ascoltare durante i dialoghi di questa piccola chicca indipendente.
“Dodici anni, è tempo di abbattere le barriere”
Ad unirli, secondo il piccolo Abe dovrebbe essere proprio la cultura del sapore, del cibo, perchè come lui stesso afferma, è il sapore che può unire tutto il mondo. Il ragazzo ha ereditato da sua nonna una passione che coltiva di giorno in giorno condividendo le sue creazioni su Instagram; si tratta della cucina.
Ibrahim, Abraham, insomma il piccolo Abe, adora cucinare ed assaggiare la cucina fusion. Si tratta di una cucina che a suo dire e a detta dei più grandi chef d’oltre oceano, sa mixare le culture e gli ingredienti di tutto il globo, per creare nuove usanze.
Il pranzo semita di Abe è servito
Dopo aver segretamente passato l’estate in una cucina di una cooperativa sociale di Broklyn dove ha la fortuna di conoscere il cibo di Chico e dello chef Russel, Abe decide una buona volta per tutte di preparare un pranzo semitico in onore del Thank’s Giving Day. Si tratterà di un pranzo estremamente ricercato dove gli ottimi consigli di Russel saranno utile al ragazzo per fondere in un elaborato menù le tradizione ebraiche della famiglia materna, con quelle medio-orientali della famiglia paterna.
Abe impara a tagliare lo Yucca, prepara limonate, lava molti piatti in cucina ed è addetto alla mondezza. Il protagonista di questa commedia, davvero deliziosa ed adatta ad un pubblico familiare e non solo, cresce, matura e con lui anche le sue aspirazioni e i valori con i quali è cresciuto, cozzano inesorabilmente con un dissidio familiare che si basa su schemi del passato.
Non puoi scegliere la famiglia mi dispiace
I grandi sono bloccati in una bolla che sembra attanagliarli e renderli vittime di un nazionalismo che li accieca. La generazione dei millenials, quella capitanata da Abe si fa invece promotrice di un nuovo credo, quello della fusione e della verità. Qual’è la verità? la verità è che questa pellicola ci esorta ad essere se stessi senza schemi e sovrastrutture culturali. Abe ha già capito ciò ma è difficile mettere d’accordo le vecchie generazioni che hanno da sempre vissuto secondo questi dogmi.
La cucina di Abe è fantastica e dovremmo provarla tutti
Limonate, ghiaccioli al limone e timo, torta di limone e semi di papavero, queste sono solo alcune delle chicche gulinarie sulle quali possiamo sognare guardando un film che si lascia assaporare con piacere, sia da un montaggio frizzante e vivace che da un gusto particolare per le papille gustative. La cucina fusion è un tema estremamente contemporaneo. Prendiamo ad esempio l’idea dei falafel dal brasile. Quando Abe prepara il suo pranzo semitico, possiamo gustare con gli occhi degli ottimi piatti.
Ne è un esempio il piatto di Shawarma, piatto tipico arabo, il fattoush, cioè dell’insalata medio-orientale, homemade matzho e infine per gustare, la classica ricetta del tacchino secondo la tradizione della nonna ebrea. Tra i piatti spuntano anche i famosi falafel con challa e humus e il pane tipico ebreo e musulmano. Infine dei dadini di Tapuoca che uniranno indissolubilmente tutta la famiglia di Abe.
La ricetta dello Shawarma fatto in casa
Lo shawarma è piatto tipico medio-orientale che si può replicare anche dentro le proprie mura domestiche; l’importante è far riposare bene il misto di carne magra essenzialmente nella marinatura di spezie. L’uso proprio di quest’ultime varia a seconda del paese d’origine. Lo shawarma come possiamo notare anche con Abe, si abbina molto bene con una salsa di hummus. Proprio come affermano Chico e lo chef Russel, i risultati migliori in questo tipo di cultura, si ottengono proprio mescolando ingredienti di paesi distanti.
Bando quindi a ricette rigide, lo shawarma prevede l’uso di carne di tacchino, o anche agnello, mescolato in alcune spezie, tra queste ad esempio: finocchio, cardamomo, anice, paprika dolce, un cucchiaio di coriandolo secco, cumino, pepe, olio e succo di limone, noce moscata, tre spicci d’aglio, per finire zenzero grattugiato. L’insalata Israeliana che accompagna il secondo piatto, prevede invece cetrioli, cipolla rossa, pomodorini, menta e coriandolo fresco. Sempre nel contorno possiamo aggiungere 150 grammi di hummus con quattro pite.
Le spezie che marineranno la carne, vanno prima di tutto, tostate in una padella di ferro, mentre il petto di tacchino deve essere imbevuto di succo di limone. In un secondo momento si passa il tacchino su dell’aglio, lo sfreghiamo e successivamente lo lasciamo marinare nelle spezie tostate, per circa una notte intera. Il tutto viene cotto in forno a 165° per ben due ore bagnando con del brodo di pollo in cottura. Per finire, si possono grigliare le pite e porgere il tacchino marinato al loro interno, cospargere il tutto con dell’insalata secondo la tradizione Israeliana e poi completare l’impiattamento con del hummus.
“Abe” è un piccolo gioello che emana piacevoli vibrazioni positive, la cultura si espande oltre le cucine e i fornelli, invadendo le bocche di adulti annoiati e troppo fermi sulle proprie idee. Molto bello inoltre lo sfondo sul quale si sviluppa la narrazione filmica; ogni scena riesce ad emanare l’atmosfera tipica Newyorkese, specialmente quella Broklyn.
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Silvia Pompi