Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. Siamo giunti al terzo e ultimo appuntamento con i racconti natalizi. Oggi è la vigilia di Natale e abbiamo deciso di regalarvi un racconto ispirato ad un a leggenda popolare sull‘albero di Natale. Lo abbiamo fatto strizzando l’occhio all’attualità non dimenticandoci che queste saranno per tutti un feste natalizie diverse dal solito.
Abete, l’inizio
Come ci era finito nella tormenta sembrava non ricordarselo eppure ancora tremava mentre si era rannicchiato tutto sotto un grosso abete. Marco osservava la neve cadere eallontanarsi sempre di più mentre il verde dei grossi rami dell’albero cominciava ad appannargli la vista. Provo a spiegarsi il tutto con la semplice stanchezza mentre per scaldarsi cercava d’immaginare il tepore della sua casa di un tempo quando veniva come in quel momento Natale. Era ballo scaldarsi vicino al fuoco a sentire vecchie storie di campagna del nonno di quando c’era la guerra e radunarsi poi accanto a sua madre per imbandire la tavola del soggiorno a festa. Assaporava mentre ormai non riusciva più a muoversi quei profumi di pesce fritto e dolci che da sempre gli avevano gli insegnato ad amare.
Gli sembrava che fosse tutto li a portata di mano come se non fosse successo niente. Fu tutto per alcuni minuti come se quel Natale fosse stato uguale a quello di tutti gli altri anni. Ancora sentiva nelle orecchie i rintocchi del vecchio pendolo che gli dicevano di affrettarsi a prepararsi per la Messa degli Angeli e attendere i doni di Gesù Bambino. Poi improvvisamente il freddo e lo stridore di denti gli ricordarono il duro presente. Tutto mentre in dormiveglia iniziava a rannicchiarsi ancora di più per scaldarsi cercando ancora di dimenticare quel triste Natale che poco a poco gli tornava in mente.
L’uomo nero e la malattia del paese
Era tutto cominciato qualche mese prima quando improvvisamente non si poteva più uscire e andare a scuola ma si poteva lasciare casa solo per le spese necessarie. Marco in un primo momento l’aveva presa come un gioco, come l’essere vittima di un incantesimo che poi si sarebbe spezzato. I giorni però passavano e Marco divenne sempre più desideroso di uscire ma la mamma gli intimò di non farlo perchè una terribile malattia che toglieva il fiato aveva invaso il paese. Una malattia che era stata portata dall’uomo nero per punire l’avidità e la crudeltà della gente che sembrava non volersi più bene ma ognuno pensava per se.
Lo stesso uomo nero che, gli spiegarono i suoi genitori tempo dopo, aveva rubato il Natale. Quell’anno non ci sarebbero stati gran cenoni, tombole, presepi e alberi perchè non si poteva festeggiare mentre tutto intorno si moriva. Marco non era convinto perchè riteneva che niente nessuno avrebbe potuto togliergli il rumore delle campane, il bambinello sul presepe e il suono della carta che veniva tolta dai regali. Nessuno poteva rubargli il Natale ecco perchè nel tardo pomeriggio senza che nessuno se ne accorgesse usci di casa a cercare l’uomo nero per farselo restituire. Purtroppo inavertitamente si era perso nel bosco al di fuori del paese per trovare il posto dove gli avevano detto che l’uomo nero aveva la sua tana. Poi colto da un’improvvisa tormenta di neve era corso a rifugiarsi sotto un grande abete.
La tormenta
La neve ormai non gli dava tregua mentre il freddo non gli faceva più comprendere se dormisse o fosse sveglio. Stringendosi le braccia al corpo per darsi tepore disse: “Scusa Mama e scusatemi tutti ma ma stavo cercando il Natale. Forse penserete che sono solo un povero sognatore che vede ancora la gioia in un momento come questo. La verità che non si può rinunciare all’amore e alla gioia se si vuole sconfiggere la morte “. Continuò a ripeterselo mentre pian piano una voce sembrò rispondergli: “Non preoccuparti oggi è Natale, oggi è vita!”.
Continuò ancora a sentire quella voce che pian piano assomigliava sempre di più a quella della madre. Poi un raggio di sole gli entrò negli occhi che lentamente riaprì. I genitori che lo avevano cercato tutta la notte e l’intero paese lo avevano ritrovato. “Non preoccuparti”, disse la madre abbracciandolo e guardando tutte le persone intorno a lei, “Buon Natale figliolo sei riuscito a ritrovarlo, sei riuscito a ritrovarci tutti. La paura ci ha diviso ma l’amore ci ha unito”. Nel frattempo l’abete si era trasformato in un bellissimo albero di Natale sotto cui si scambiavano ancora increduli gli auguri.
Stefano Delle Cave