Aborto: Umbria come Ungheria?

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Di Francesca Mazzini

Di recente, oltre che negli USA, anche in Europa il tema dell’aborto sta diventando sempre più acceso. In Ungheria lo scorso 15 settembre è entrata in vigore la legge sul “battito fetale che obbliga i medici a fornire alle donne indicazioni evidenti sui segni vitali del feto, prima di ogni intervento abortivo. La stessa situazione sembra si stia verificando questi giorni anche in una delle regioni italiane, l’Umbria.

La questione aborto in Ungheria

Il governo ungherese guidato da Victor Orban ha stabilito che “la vita di un feto sarà protetta dal concepimento”. Il decreto del 15 settembre è il primo atto normativo concreto che interviene sul diritto all’aborto nel paese.

Le leggi sul “battito cardiaco fetale” rappresentano una novità della legislazione anti-aborto negli Stati Uniti. Leggi recenti più severe, come il Texas Heartbeat Act del 2021, vietano ai medici di fornire l’aborto se possono rilevare “attività cardiaca” nel feto o nell’embrione. 

In Ungheria è legale solo l’aborto chirurgico, non anche quello farmacologico. Con l’entrata in vigore della nuova legge, per le donne ungheresi che intendono abortire c’è l’obbligo di ascoltare il battito cardiaco del feto, prima di compilare il modulo di richiesta in ospedale. Un membro del personale ostetrico-ginecologo deve inoltre presentare una relazione in cui registrare il regolare andamento delle funzioni vitali del feto.

L’aria che tira sui diritti delle donne in gran parte dell’Europa, d’altronde, non è diversa.

La situazione sull’aborto in Umbria

In Italia la situazione sta degenerando. Per quanto riguarda la questione aborto, la denuncia arriva da Elisabetta Piccolotti, candidata alle elezioni per Sinistra Italiana, che dichiara infatti di avere delle segnalazioni in Umbria, dove a quanto pare sta accadendo qualcosa di simile all’Ungheria, cioè che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza pare siano costrette ad ascoltare il battito del feto.

In un paese dove il diritto all’aborto è stato faticosamente guadagnato, con lotte e proteste, più di 40 anni fa, tutto oggi sembra essere incerto, soprattutto  per quanto riguarda i diritti delle donne.

“In Umbria i consultori familiari sono stati quasi tutti smantellati e abbiamo avuto segnalazioni di donne e di associazioni femministe su quanto sta già accadendo. Una situazione che ricorda quella dell’Ungheria.” Queste sono state le parole di Elisabetta Piccolotti, candidata alle prossime elezioni con Sinistra italiana. L’intervento della Piccolotti è avvenuto a margine della conferenza sull’aborto tenuta alla Camera da Sinistra Italiana e Verdi.

In seguito alle parole della Piccolotti sono arrivati gli interventi della Regione Umbria intenti a smentire i fatti citati. “In nessuna Azienda sanitaria o ospedaliera della Regione Umbria, risulta che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto”. Lo fa sapere con una nota l’Assessorato regionale alla Salute. “Trattandosi di una denuncia grave di un fatto, che lede fortemente i diritti delle donne e tocca una tematica delicata come quella dell’interruzione della gravidanza, sarebbe opportuno che coloro che hanno portato all’attenzione questa gravi fatti, li circostanziassero in modo da permettere alle autorità sanitarie di procedere con le opportune verifiche”, ha aggiunto la Regione nel comunicato.

Francesca Mazzini

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