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“Le donne ascoltino il battito cardiaco del feto”, l’ennesima stretta ungherese

Continua la subordinazione dei diritti delle donne in Ungheria, il paese dove Viktor Orban sta attuando una progressiva politica reazionaria volta a cancellare diritti storici della popolazione femminile, che verrà obbligata, in caso di interruzione di gravidanza, ad ascoltare il “battito cardiaco del feto”. La norma è stata recentemente riportata dalla Gazzetta Ufficiale magiara e rende obbligatorio ai medici presentare la prova delle “funzioni vitali” del feto alle donne che ricorrono all’Interruzione Volontaria di Gravidanza. Intanto, esulta il partito di estrema destra Mi Hazank (in ungherese, “la Nostra Terra”). Amnesty International si dice “preoccupata” per la svolta anti-libertaria del Paese di Orban. In Ungheria l’aborto fino al dodicesimo mese di gravidanza è consentito fin dagli anni ’50, ma limitato a casi di violenza sessuale, pericolo per la salute della donna, gravi deformazioni del feto o insostenibilità economica.

Perché ascoltare il “battito cardiaco del feto” è un attacco diretto ai diritti delle donne che contribuisce a stigmatizzare la scelta

Viktor Orban, presidente dell’Ungheria

La cattolicissima Ungheria continua a sprofondare in un abisso di illiberalità e di negazione di diritti. Siamo nel Paese più nazionalista e isolazionista d’Europa (i cui veti sulle decisioni comunitarie continuano a essere esercitati con impunità). Qui il processo di negazione o di stigmatizzazione dei diritti femminili procede in maniera preoccupante e anacronistica. Ma questo è il progetto di Orban, uno dei modelli e dei più stretti “colleghi” internazionali delle frange più estreme (e non) della destra europea.

La violenza perpetrata verso le donne che scelgono di ricorrere all’Interruzione Volontaria di Gravidanza è evidente. Solo nell’immaginario cospirazionista di certe frange “conservatrici” della società occidentale è possibile immaginare che l’aborto sia preso con leggerezza da chi decide di ricorrervi. Obbligare la donna ad essere violentata psicologicamente dal suono del cuore del feto non è stato ancora delineato abbastanza come chiara, ineludibile violazione della dignità della persona. Il ruolo che la destra di Orban vuole imporre alla donna, quello di madre, strumento di procreazione più che persona umana, è l’espressione di un controllo capillare. Riforma dopo riforma, si compie l’esercizio di un bio-potere rivoltante. Anche in Italia la situazione è critica. L’obiezione di coscienza, clausola che spesso nega il diritto all’aborto, è lo strumento di controllo più ipocrita della società occidentale.

Alberto Alessi

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