Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nell’Italia della seconda metà del 900 alla scoperta di una grande scrittrice troppo spesso dimenticata. Parleremo di donne, di romanzi e di libertà. Abbiamo dedicato la puntata di oggi ad Alba de Cèspedes e alle sue opere

A.d.C sta ad un altissimo livello. Tanto che possiamo domandarci se ella non è, al momento attuale, la prima romanziera del mondo. A paragone di lei, le romanziere d’oltre Atlantico devono essere riportate al loro vero posto, che è piccolo.

Queste parole di un critico francese sul romanzo “Dalla parte di lei” di Alba de Cèspedes ci fanno capire lo spessore del suo stile e della sua letteratura. La de Cèspedes, troppo spesso dimenticata o etichettata come esponente della letteratura rosa, era in realtà una scrittrice che non solo ha saputo distinguersi per il suo stile letterario che fa a meno ogni di appariscenza. Infatti le sue opere sono arricchite da un forte spessore politico progressista e antifascista come dimostra l’impegno attivo nella Resistenza quale voce di Radio Bari. A questo si aggiunge il bisogno di libertà e giustizia che la hanno spinta a parlare di ribellione femminile cogliendo, tra i primi nelle sue opere, quell’insofferenza e quella frattura sociale che poi sarebbero esplose nel 68′ .

I romanzi di Alba de Cèspedes e la donna dagli anni 30 agli 60′

Alba de Cèspedes, fonte MARZO – IL Mese & La Storia – CIVismo & ATO

Alba de Cèspedes ha saputo perfettamente cogliere perfettamente il ruolo della donna in quel tretennio che,a partire dal regime fascista, hanno attraversato i suoi romanzi. Già nella sua prima opera intitolata “Nessuno torna indietro”, che ebbe non pochi problemi con i fascisti, analizza e critica quel mondo amaro segnato da rigide mura domestiche in cui il regime voleva rinchiudere la donna. Critiche che nel successivo “Dalla parte di lei” diventano ribellione con la protagonista che addirittura uccide il marito dopo un solo anno di matrimonio.

Un anticonformismo che, come dimostrano “Quaderno proibito” e “Il rimorso”, è anche insofferenza verso una società italiana incapace di cogliere quel rinnovamento sociale aspettato dopo la fine della guerra e quel bisogno di libertà e autenticità di cui le protagoniste di questi romanzi sono simbolo. Un bisogno che sarà soddisfatto solo con le istanze promosse dalla rivoluzione sessantottina.

Stefano Delle Cave