Albert Einstein nasce il 14 marzo del 1879, e la sua vita è stata una vera e propria chiave di svolta per il mondo della fisica. Padre della teoria della relatività, Albert è riconosciuto per la famosa E = mc2, l’equazione più famosa al mondo. Premio Nobel nel 1921 per i contributi alla fisica teorica, Einstein si occupò, insieme a sua moglie Mileva Marić, della natura dei fotoni e dell’effetto fotoelettrico.

L’intuizione brillante proveniva dall’ormai impossibile conciliazione della meccanica newtoniana con le scoperte moderne dell’elettromagnetismo. Tante le contraddizioni che non potevano convivere, Albert e Mileva lavorarono senza sosta per elaborare la teoria della relatività ristretta.

Albert Einstein e Mileva Marić: un amore nato e finito tra i banchi di scuola

Albert Einstein e sua moglie Mileva - Ph credits Biblioteca del Politecnico di Zurigo

Il fisico incontra Mileva proprio al Politecnico federale di Zurigo, durante il suo primo anno, dopo aver tentato l’esame di ammissione per la seconda volta. Mileva era l’unica donna ammessa, e faceva parte della cerchia ristretta con cui Albert discuteva dei suoi interessi scientifici. Purtroppo Einstein non era particolarmente incline al successo scolastico, sistema a sua detta inefficiente, e in cui non riusciva a distinguersi. I due ebbero una figlia, che morì prematuramente, e così decisero di sposarsi. Da questa unione nacquero Hans Albert e Eduard, e Albert in questi anni, dopo la laurea, trovò lavoro a Berna, dove fondò con l’amico e collega Michele Besso l’Accademia Olimpia, luogo di dibattito filosofico scientifico.

Quello che viene chiamato l’annus mirabilis è il 1905: Albert Einstein svoltò la sua carriera con la pubblicazione di sei lavori, tra cui l’articolo sull’effetto fotoelettrico che riconduce la causa ai quanti discreti presupposti da Max Planck nel 1900, e cioè proprio lo studio che gli farà guadagnare il Nobel. Ciò che fiutò brillantemente Einstein era la quantità di moto ben definita dei quanti. L’energia fotonica doveva essere quindi quantizzata e di conseguenza l’intuizione: Einstein intese il concetto di fotone, e la doppia natura di esso, che poi sarà oggetto di studio di Gilbert Lewis.

Mileva Marić: quello che non si sa e quello che non si dice

Si può dire che il matrimonio con Mileva fu produttivo solo in parte: il ruolo di questa donna nella storia della fisica moderna è spesso sottovalutato, se non proprio dimenticato. Non tutti sanno che inizialmente il Nobel era destinato al nome di entrambi. Albert e Mileva si separarono definitivamente nel 1919, dopo anni difficili in cui Albert aveva intrapreso una relazione con la cugina Elsa Löwenthal. Prima del divorzio, Mileva era stata costretta a sopportare durissime condizioni, addirittura venne definita dal fisico “un’impiegata che non si può licenziare”. Albert aveva perfettamente compreso lo spessore intellettivo di sua moglie, e sapeva di averne bisogno.

Dopo il divorzio, vi fu l’accordo: a Mileva sarebbe spettato, oltre alla pensione di reversibilità, tutto il denaro del futuro premio Nobel. In cambio, il suo nome non sarebbe stato mai menzionato. Nella teoria della relatività generale, Einstein propose lo spaziotempo in quattro dimensioni: la gravità intesa come curvatura dello spaziotempo stesso. Applicata localmente a sistemi inerziali, riuscì a dedurre l’equivalenza in ogni sistema di riferimento. La comunità scientifica accolse con scetticismo la teoria, in quanto frutto di teoria e non di sperimentazione. Ma nel 1919 l’astrofisico Arthur Eddington effettuò delle misurazioni durante un’eclissi solare, confermando che la luce emanata da una stella fosse deviata dalla gravità del sole.

«Max Planck non capiva nulla di fisica, perché durante l’eclissi del 1919 è rimasto in piedi tutta la notte per vedere se fosse stata confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se avesse capito la teoria, avrebbe fatto come me, sarebbe andato a letto.»

Archivio Einstein, di Marco Privato

Albert aveva ragione, ma cosa ancora più importante, Mileva, colei che intuì per prima la doppia natura onda-particella del fotone, aveva ragione. L’ipotesi che fu la moglie Mileva a occuparsi del lavoro scientifico non è stata mai accettata dalla comunità scientifica, ma le sue biografie rivelano una fitta
corrispondenza tra lei e il marito in cui traspare un suo consistente contributo alle opere sulla teoria della relatività.

“Ho bisogno di mia moglie. Lei risolve tutti i miei problemi matematici”

Albert Einstein, 1903

Maddalena Barnabà

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