Una collezione coraggiosa, che sembra destinata a essere un grande successo. Rispettando i canoni della griffe che crede fermamente nel proprio stilista. La pre-collezione di Alessandro Michele, svelata online a fine giugno, è partita con la vendita al dettaglio in due flagship store Valentino di Parigi proprio ieri mattina il 30 settembre. E i suoi abiti non possono fare altro che farci sognare: mantenendo alto il livello e l’identità del brand, ha comunque saputo inserire quel tocco barocco che è tipico del suo stile.

Il tocco bohémienne di Alessandro Michele per Valentino a Parigi

È il trionfo di pizzi e merletti, e ci sono tantissime inspo riportabilissime anche nella vita di tutti i giorni. In primis le décolléte, abbinate a mini dress ampi e dai colori pastello. Altri grandi protagonisti? I fiocchi, che come abbiamo visto sono un must have che arriva proprio dalle passerelle di tutto il mondo (ne abbiamo parlato qui). E poi loro, intramontabili: i collant di pizzi e merletti sono quel tocco che rende parigino e chic qualsiasi outfit, anche una mini in jeans.
 
“Credo che gli show e i modelli di Valentino e la bellezza da lui creata abbiano davvero segnato la storia dell’Italia”, ha affermato Michele in una conferenza stampa post-sfilata tenutasi in italiano. Un elogio all’estetica dell’età dell’oro di Valentino, sempre con il tocco massimalista di Michele. Collane di perle, anelli per labbra o naso e colori che non passano inosservati. Una valorizzazione del bello e della bellezza, anche se Alessandro Michele non si riferisce “alla sua mitizzazione universalistica, dogmatica e normativa”. Per lui bellezza è “capacità di sentire profondamente, di entrare in contatto con qualcosa che apre e rivela un nuovo universo di senso”.

“Camminiamo in punta di piedi su specchi che si infrangono sotto il peso del nostro incedere. […] Ci muoviamo, instabili, all’interno di un orizzonte transitorio che non consente vie di fuga. Tuttavia, proprio questa condizione ci inizia al vero significato della nostra dimensione temporale. Che senso mai avrebbe, infatti, il nostro transito terrestre se non fosse determinato nel tempo, ma fosse infinito?”

Marianna Soru

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