Nessuno sa come si sono conosciuti esattamente. Solo nel 1991 venne resa pubblica la loro relazione e il 24 febbraio del 1992 si sposarono. Kurt Cobain, leader dei Nirvana, e la sua amata Courtney Love, cantante delle Hole, celebrarono il matrimonio in modo diverso, ecclettico, unico. Courtney indossa un abito vintage appartenuta a un’icona maledetta di Hollywood, Frances Farmer; Cobain invece si presenta alle nozze con un pigiama a quadretti di flanella verde. e una tracolla.

Gli amori del music business

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Di amori nella musica ne conosciamo molti. Ma alcuni non sono tutte rose e fiori, anzi, sono amori maledetti. Quella più famosa è sicuramente la storia tra Sid Vicious e Nancy Spungen. Ma la storia d’amore e musica che ha segnato per sempre l’immaginario collettivo è proprio quella tra Kurt e Courtney.

Il leggendario leader dei Nirvana e la frontman delle Hole sono stati infatti una delle coppie per eccellenza del rock anni ’90. Oltre l’amore condividevano la droga e mille sregolatezze, con la sola componente di un sentimento che, a volte, passava in secondo piano. Questo agli occhi di noi comuni mortali che vedevamo questa storia da fuori. Ma forse era molto più importante di quanto pensassimo. E nonostante le mille speculazioni, forse lo è ancora oggi.

La storia tra Courtney Love e Kurt Cobain

Dopo essersi conosciuti nel 1989, Kurt e Courtney s’imbatterono l’uno nell’altra nel 1991. I Nirvana sono all’apice del successo grazie all’album “Nevermind”. Il grunge è entrato a pieno merito nelle case di ogni adolescente. Kurt Cobain è il sogno di ogni ragazza… ma lui è confuso e depresso per questa improvvisa fama planetaria. Courtney, invece, ha pubblicato il primo disco con la sua nuova band, le Hole, e quando rivede Cobain comincia a corteggiarlo con ostinata determinazione.

Secondo le cronache ormai trentennali, a introdurlo all’uso di eroina, fu proprio la biondissima cantante delle Hole. Dopo quattro mesi di fidanzamento, la cantante è incinta della loro figlia, Frances Bean, e i due decidono di sposarsi ad Honolulu, nelle Hawaii.  Dopo le nozze, Kurt e Courtney si iscrivono a diversi programmi di disintossicazione, ma purtroppo manca la volontà, e le ricadute sono frequenti. Ogni volta, il ricominciare il percorso di disintossicazione è sempre più difficile. Courtney Love è incinta, ma il suo ego smisurato e la sua smania di diventare famosa, la portano a posare per Vanity Fair con il pancione all’ottavo mese di gravidanza. Inoltre, i soliti ben informati, giurano che abbia continuato a drogarsi fino a poco prima del parto. Accuse che attirarono l’attenzione degli assistenti sociali, costringendo la coppia a battaglie legali pur di tenersi la piccola, che per un periodo, venne affidata ai parenti di lei.

La fine dell’amore

Nonostante l’amore per Frances Bean, nata il 18 agosto del 1992, l’unione fra i due rocker, comincia a perdere colpi. Comincia a sgretolarsi sotto i pesanti colpi dell’abuso di stupefacenti. Nel 1993 esce l’ultimo album dei Nirvana, “In Utero”, la coppia è al capolinea. Kurt è quello con l’equilibrio psicologico più compromesso. Il disco è un capolavoro, ottiene un grandissimo successo commerciale, le vendite sono alle stelle, i Nirvana sono la band del momento. Ma la situazione è sempre più insostenibile per Kurt, il suo alone di maledetto, ormai è un disagio con il quale non riesce più a convivere.

Nel marzo del 1994, a Roma nella sua camera di albergo, Kurt tenta il suicidio. Con Courtney che, anni dopo, ammetterà che la “colpa” era sua. La rocker infatti gli aveva confidato, poche ore prima, l’intenzione di tradirlo e il cantante, per la disperazione, ingoiò 68 pasticche di barbiturici. Poco prima i Nirvana si erano esibiti in televisione per l’ultima volta, nel programma Tunnel, condotto da Serena Dandini.

Il drammatico epilogo

Il problema del cantante dei Nirvana non erano solo l’amore. Era disgustato dallo status di celebrità. Tutto ciò per cui valeva la pena produrre musica, tenendosi lontani dalla moda, dal successo, dalla rispettabilità sociale, si erano dileguate. Ora faceva parte di quel sistema che odiava. Cobain, nell’aprile del 1994, si spara alla testa con un fucile a pompa. Gli esami tossicologici rilevano la presenza di un’altissima dose di eroina e valium nel sangue. Accanto al corpo una lettera d’addio:

«Frances e Courtney, io sarò al vostro altare. Ti prego Courtney continua così, per Frances. Perché la sua vita sarà molto più felice senza di me. Vi amo. Vi amo. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo troppo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono troppo un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente. Pace, amore, empatia».

Il dopo Kurt Cobain

Courtney Love viene accusata dai fan dei Nirvana di essere la vampira del talento di Kurt, colei che lo ha iniziato alle droghe pesanti. A una settimana dal suicidio del marito, esce “Live Through This”, il secondo album delle Hole. Questo lavoro gode della pubblicità della morte di Cobain e scattano le accuse di ghostwriting. Infatti secondo molti è impossibile che Love sia stata capace di scrivere testi così profondi e ci deve essere stato per forza la mano di Kurt.

Grazie al regista Milos Forman, che la vuole fortemente nei suo film “Larry Flint” e “Man on the Moon”, esce da questa crisi. Riesce a ripulirsi, per un breve periodo, e viene cercata da molti stilisti e direttori marketing. Pubblica il terzo album con le Hole, “Celebrity Skin” nel 1998, che è un’aperta critica a quella che è la superficialità dilagante. Ma tutto questo dura poco. Torna così alla sua vera essenza, essere outsider e rinnegata. Tra arresti, ricoveri, seni mostrati in tv e una collezione infinita di citazioni in giudizio. Un declino, anche fisico, che sembra purtroppo inarrestabile.

Alessandro Carugini

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