Da ballerina nei dinner-theatre fino alla walk of fame di Hollywood, uno sguardo alla carriera di Amy Adams, la star dai grandi occhi profondi e la protagonista di “Arrival”, in onda questa sera su Rai Movie.

Dall’Italia al Colorado, Amy Lou Adams sognava di diventare una ballerina

Amy nasce a Vicenza il 20 agosto 1974. Il padre, Richard Adams, presta servizio presso la base militare ad Aviano, dove Amy trascorre i primi anni di vita. All’età di 9 anni, si trasferisce con il resto della famiglia a Castle Rock, in Colorado. La passione per la danza la accompagna già da bambina, passione che asseconda durante le scuole superiori tanto da frequentare la David Taylor Dance Company. L’esordio sul palcoscenico arriva per necessità, quando Amy decide di non voler proseguire con il college dopo il diploma. Inizia così a lavorare presso il Boulder’s Dinner Theatre e il Country Dinner Playhouse. I dinner-theatre sono locali che offrono il pacchetto “cena + spettacolo”, combinando il pasto al ristorante con una rappresentazione teatrale o un musical, in cui sono spesso gli artisti stessi a servire al tavolo.

Da ballerina ad attrice, i primi passi di Amy davanti la cinepresa

In seguito ad uno stiramento muscolare che le impedisce di ballare, Amy partecipa ad un provino per una parte in “Bella da morire”, lungometraggio di Michael Patrick Jann del 1999. Prima del cinema, l’attrice passa attraverso le serie televisive: That ’70s Show (2000), Streghe (2000), Buffy, l’ammazzavampiri (2000), Providence (2000), Smallville (2001) e The West Wing (2002). Nel 2002 arriva una piccola svolta: viene scelta da Steven Spielberg per un piccolo ruolo in “Prova a Prendermi”.

Accantonata definitivamente la passione per il ballo, Amy riesce comunque a coniugare il talento per il canto e quello per la recitazione, nei panni di una principessa in carne ed ossa catapultata nella frenetica e per lei assurda realtà di New York, nel film Disney “Come d’incanto” (2007). In questo film, infatti, sentiamo la bella Giselle cantare insieme a scoiattoli, topini e uccellini nell’attesa del bacio del vero amore.

Alcuni dei ruoli interpretati da Amy Adams- Photo Credit newsWEEK

Innocenti, eloquenti e grandi: quando gli occhi di Amy sono i veri protagonisti del film

“Gli occhi sono sempre importanti nei film” parola di Tim Burton. E Burton di occhi se ne intende. Sarà proprio lui il regista di “Big Eyes”, un film in cui i protagonisti sono proprio i grandi occhi profondi che popolano i dipinti della pittrice Margaret Ulbrich. E chi meglio di Amy Adams poteva interpretare la protagonista di una storia vera, in cui lo sguardo vale più di ogni parola?

Già in “Come d’incanto” la bella e dolce Giselle aveva trovato negli occhi di Amy il modo di comunicare tutta l’innocenza, la purezza d’animo e la dolcezza di una fanciulla che crede fermamente nel principe azzurro. Gli stessi occhioni capaci di esprimere il panico, la delusione e la tristezza nello scoprire che nel mondo reale l’amore è complicato e fa soffrire.

La potenza espressiva del suo sguardo riesce a comunicare addirittura con gli alieni. In “Arrival” (2016), il regista Denis Villeneuve affida ad Amy Adams, nei panni dell’esperta linguista Louise Banks incaricata di decifrare il linguaggio alieno, il compito di comunicare la paura dell’ignoto, la volontà di comprenderlo e l’empatia che scaturisce dopo aver trovato un canale di comunicazione con questi esseri venuti dallo spazio. Là dove non arriva la comunicazione scritta o verbale, arriva la potenza comunicativa degli occhi. E Louise Banks riesce a farsi comprendere dagli alieni, senza troppe parole.

Amy nei panni di Giselle appena arrivata a New York, dal film Come d’incanto (2007)- Photo Credit Pinterest

Una vera trasformista e una grande interprete

Quasi irriconoscibile in “Elegia Americana” (2020), il talento di Amy è anche questo: passare da un’ingenua principessa delle favole ad una donna di mezza età sopraffatta dalla vita, disillusa e incapace di badare a sé stessa. Ancora una volta i suoi occhi gridano sofferenza e insoddisfazione per una vita che ha preso una piega amara. E ancora la ritroviamo nei panni di una giornalista cinica, fredda e tormentata dal passato in “Sharp Objects” (2018), miniserie thriller pluripremiata ai Golden Globes.

Amy Adams, il talento passa dagli occhi
Amy Adams e Glenn Close in Elegia Americana, 2020- Photo Credit screenWEEK

Vera Martinez

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