Analisi Oscar 2020: attore non protagonista

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Di Redazione Metropolitan

Si apre una nuova rubrica che, per otto settimane, analizzerà le possibili candidature alla novantaduesima edizione degli Oscar, che saranno assegnati a Los Angeles il 9 febbraio 2020. Iniziamo con i nomi che potrebbero aggiudicarsi l’Academy Award per il miglior attore non protagonista.

Non protagonisti di lusso

Cosa rende una performance da attore non protagonista degna di un premio dell’Academy? I fattori sono molteplici e una vittoria può essere decisa da più di un tipo di percorso. Sicuramente aiuta essere bravi, ma non è così semplice. Le statistiche ci dicono che la performance, soprattutto quando si parla di attori uomini, deve provenire da un film molto amato e nominato anche altrove (per le donne è più facile vincere da film senza altre nomination). Meglio, poi, se l’attore si fa valere tanto magari da rubare la scena ai protagonisti. E se è un veterano che non ha mai vinto un Oscar, le possibilità aumentano.

Dopo la tripletta di festival di fine estate (Venezia, Telluride e Toronto), con Cannes un lontano ricordo primaverile e la stagione dei blockbuster hollywoodiani appena conclusa, i giochi iniziano a farsi seri e diversi nomi emergono con insistenza nella categoria miglior attore non protagonista.

Brad Pitt vicino al suo primo Oscar da attore non protagonista ?
(Photo by Google).

C’era una volta Brad

Primo su tutte le liste è di certo Brad Pitt per la sua performance irresistibile e sorniona in C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino, presentato prima a Cannes e poi grande successo di pubblico e critica durante l’estate. Una delle più grandi star della Hollywood contemporanea, Pitt ha già tre nomination alle spalle (non protagonista per L’esercito delle 12 scimmie, protagonista per Il curioso caso di Benjamin Button e L’arte di vincere) e ha vinto un Oscar come produttore di 12 anni schiavo. Un film di Tarantino, che ha già portato alla doppia gloria in questa categoria Christoph Waltz (per Bastardi senza gloria e Django Unchained), potrebbe essere l’occasione giusta per premiare la carriera di Pitt da attore, celebrando anche la sua recente vittoria contro la dipendenza dall’alcol. L’unica cosa che potrebbe remare contro il divo, sempre riservato, è la sua ritrosia nel promuovere se stesso durante la stagione dei premi in una manciata di mesi in cui le apparizioni pubbliche sono essenziali per accattivarsi il voto dell’Academy.

Tom Hanks è Mr. Rogers in A Beautiful Day in the Neighborhood.
(Photo by Google).

Tom Hanks vicino all’Oscar numero 3?

Non ha certo problemi di auto-promozione Tom Hanks, in pole position con A Beautiful Day in the Neighborhood. Carta vincente per Hanks, due Oscar alle spalle ma mai più nominato dal 2000 (per Cast Away), potrebbe essere il fatto di interpretare Fred Rogers, un presentatore di programmi TV per bambini popolarissimo negli Stati Uniti, legato a un’immagine fatta di etica sana, buoni sentimenti, apertura mentale, ottimismo e amore verso il prossimo. Il film, presentato sia al festival di Telluride che a Toronto, è stato salutato come un toccasana nell’America malsana di Trump e tanto potrebbe bastare a Hanks, l’attore americano più amato della sua generazione, a cui l’Academy non negherebbe certo un terzo Oscar (i primi due sono arrivati come protagonista per Forrest Gump e Philadelphia). Fattori contro? Il film, diretto da Marielle Heller (che lo scorso anno ha portato a una nomination Melissa McCarthy e Richard E. Grant per Copia originale), non ha ricevuto le critiche stratosferiche che ci si aspettava e, super-favorito a Toronto per il premio del pubblico, è tornato a casa a mani vuote.

Anthony Hopkins è Papa Ratzinger in I due papi.
(Photo by Google).

Tra papi, piloti e caratteristi

Se Pitt e Hanks sono i due attori su cui puntare, non sono di certo gli unici. A potenziale completamento della cinquina delle nomination troviamo una ricca lista di nomi, tra veterani e non. Da Telluride e Toronto arrivano ottime recensioni per gli inglesi Anthony Hopkins e Christian Bale. Hopkins, vincitore nel 1992 per Il silenzio degli innocenti e lontano dagli Oscar dal 1998, potrebbe tornare alla grande interpretando Papa Benedetto XVI in I due papi di Fernando Meirelles, film sul passaggio di poteri tra Ratzinger e Bergoglio. Mentre Bale, nel ruolo del pilota Ken Miles in Le Mans 66 – La grande sfida di James Mangold, potrebbe fare doppietta dopo aver vinto nella stessa categoria per The Fighter. Resta da vedere se i due attori saranno spinti verso la categoria da non protagonista o meno, visto che, a quanto sembra, la loro presenza sullo schermo non ha nulla da invidiare ai co-protagonisti Jonathan Pryce (Papa Francesco in I due papi) e Matt Damon nel ruolo del progettista della Ford incaricato di costruire una macchina da corsa più forte della Ferrari, al centro della vicenda di Le Mans 66.

Un altro grande nome di cui si parla con insistenza è Alan Alda. Veterano della TV (nell’enorme successo anni settanta M*A*S*H) prima di essere esaltato da Woody Allen al cinema, Alda ha una sola nomination alle spalle (nel 2005, non protagonista per The Aviator) ma è abbastanza amato dall’industry americana da poter addirittura strappare una vittoria, soprattutto se Storia di un matrimonio di Noah Baumbach si rivelerà essere il treno mieti-premi preannunciato dalle recensioni di Venezia, Telluride e Toronto. Si andrebbe così a premiare un personaggio assai ben voluto, un vero caratterista che calza a pennello la definizione di non protagonista. E non, come nel caso di Pitt e Hanks, una star che fa da spalla illustre.

Christian Bale in Le Mans 66 – La grande sfida.
(Photo by Google).

Tutti gli altri in corsa

Tra gli altri nomi che potrebbero spuntare fuori, vale la pena ricordare le icone Al Pacino e Joe Pesci che tornano alla carica con The Irishman di Martin Scorsese (hanno entrambi vinto in precedenza, Pesci sempre con Scorsese in Quei bravi ragazzi), ma anche Jamie Foxx, il Ray Charles da Oscar, con ottime recensioni da Toronto per Il diritto di opporsi. Tra i novellini va segnalato sicuramente la star televisiva Sterling K. Brown, amatissimo protagonista della serie This Is Us, che ha steso la critica con la sua toccante performance nel dramma Waves, acclamato a Toronto e Telluride.

La possibile sorpresa dell’anno? Song Kang-ho, il divo sudcoreano che nel capolavoro Parasite di Bong Joon-ho (Palma d’Oro a Cannes) interpreta il patriarca di una famiglia di truffatori. Una performance superba in un film che, dopo precedenti illustri come Roma, potrebbe diventare la prossima pellicola in lingua non inglese a sbaragliare l’Academy.

Song Kang-ho in Parasite, Palma d’Oro a Cannes.
(Photo by Google).

La prossima settimana analizzeremo le sceneggiature non originali.

Intanto potete…

Leggere la nostra recensione di C’era una volta a… Hollywood.

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