Anna Frank: emblema della Giornata della Memoria

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Di Redazione Metropolitan

Anna Frank è considerata ancora oggi l’emblema della Giornata della Memoria, ma è anche una voce attuale contro tutti i conflitti etnici

Anna Frank era una ragazzina nata in Germania nel 1921 e, purtroppo, era ebrea.

Con l’ascesa al potere di Adolf Hitler nel 1933, lei e la sua famiglia furono costretti prima a emigrare nei Paesi Bassi, poi a nascondersi per non essere catturati dai nazisti.

Otto Frank, il padre di Anna, aveva preparato un nascondiglio al quale si accedeva tramite una scala che portava al sottotetto. Nascosero la porta che conduceva al nascondiglio dietro una libreria girevole ma, tutto questo, non bastò.

La speranza di Otto di poter uscire dal rifugio dopo qualche mese si rivelò assai vana. La famiglia Frank fu costretta a restare nascosta per più di due anni fino al mattino del 4 agosto 1944, quando la polizia nazista fece irruzione nell’alloggio segreto, in seguito a una segnalazione anonima mai stata identificata.

Anna avrebbe circa novant’anni se non fosse morta a sedici anni di tifo nel campo di concentramento di Bergen-Belsen.

Il Diario di Anna Frank

Libro Diario di Anna Frank – photo by google immagini

La giovane Anna, costretta a vivere rinchiusa, trova conforto tenendo un diario. Raccogliendo esperienze e vissuti dal 1942 al 1944, il diario offre ai posteri una testimonianza lucida e commovente della vita in clandestinità di una famiglia ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale e della tragedia dei campi di concentramento.

Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo

Inizialmente Anna comincia a scrivere il suo diario dedicando le sue lettere a un’amica immaginaria di nome Kitty. Scrive e racconta gli aneddoti quotidiani e i ragionamenti di un’adolescente che tenta in tutti i modi di mantenere una parvenza di normalità.

Proprio per questo durante i due anni di clandestinità, la voce di Anna cambia. Se prima il diario era l’unico amico con cui poter sfogare ansie e frustrazioni, ora si trasforma in un progetto editoriale con l’obiettivo di essere pubblicato.

La storia di una giovane adolescente

Leggiamo, quindi, pagine di una vita sdoppiata. Da un lato troviamo le pagine di una normale adolescente con tutti i suoi drammi; dall’altro i condizionamenti e i divieti imposti dal regime nazista e la costante minaccia di essere arrestati solo per il fatto di essere di origine ebraica.

Il Diario è la storia di un’adolescente che scopre il sesso, le passioni, la rivalità con la madre ma soprattutto è la storia di un’adolescente che continua a sperare che andrà tutto bene. Il Diario è anche la storia di una donna. Una donna forte che comincia a conoscersi e che comincia a ragionare, che comincia a sognare un futuro in cui le sue idee verranno rispettate e ascoltate grazie alla forza della scrittura.

Anche le donne dovrebbero essere rispettate! In generale, gli uomini sono molto stimati in ogni parte del mondo, quindi perché non dovrebbero esserlo anche le donne? Soldati ed eroi di guerra sono onorati e commemorati, agli esploratori è garantita fama imperitura, i martiri sono riveriti, ma quanti considerano anche le donne come combattenti? Le donne, che lottano e soffrono per assicurare la sopravvivenza della razza umana, sono soldati molto più forti e coraggiosi di tutti quegli eroi che lottano per la libertà messi insieme!

Anna, quindi, non ci ha regalato solo una intensa testimonianza nelle persecuzioni degli ebrei, ma ci ha regalato la possibilità di vivere attraverso i suoi occhi diverse sfaccettature dell’animo umano.

So quello che voglio. Ho uno scopo, un pensiero, ho la fede e l’amore. Permettetemi di essere me stessa e sarò soddisfatta. So che sono una donna, una donna piena di coraggio e di forza d’animo.

Perché è ancora una voce attuale

Col Diario di Anna Frank noi abbiamo la possibilità di vivere, attraverso gli occhi della scrittrice, il terrore e l’angoscia di essere “l’altra etnia”.

Oggi, 27 gennaio, celebriamo la Giornata della Memoria. Questa giornata deve essere utilizzata non solo per ricordare ciò che è stato, ma anche per ricordare che le persecuzioni etniche non sono mai finite. Ci sono ancora popolazioni che subiscono stermini di massa.

Ad esempio dal 1990 al 1999 la Serbia si oppose all’autonomia del Kosovo, le parti in guerra utilizzarono a più riprese l’arma della pulizia etnica per prevalere e per eliminare definitivamente l’avversario.

L’orrore si ripete in maniere diverse. Nonostante l’atrocità dell’Olocausto, la sensibilizzazione è ancora doverosa.

Come disse Primo Levi

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario