Oggi con LetteralMente Donna un focus delle donna più famosa dell’epoca vittoriana, Annie Besant

“Parlerò del piccolo al grande e del debole al forte”.

Questa piccola citazione di Annie Besant, tratta dal “Il libro del femminismo” di AA.VV., ci fa comprendere le potenzialità di questa incredibile donna capace di tenere congressi su congressi per portare avanti le proprie idee femministe, moderne e liberali che hanno fatto di lei un’importante pensatrice della sua epoca e anche una guida spirituale dopo il suo approccio alla teosofia.

La Besant, infatti, si è battuta distinguendosi per diverse cause importanti come l’autogoverno irlandese e i diritti dei lavoratori e come vedremo più vanti per la libertà per l’India.

Dentro le sue lotte il bisogno continuo di una ricerca della verità che l’educazione cristiana ricevuta non riusciva e poi rigettata non riusciva a soddisfare. Diceva infatti la Besant, come scrisse nella sua “Autobiografia”, che “rifiutare di credere fino a quando non viene fornita una prova è una posizione razionale; negare tutto ciò che è al di fuori della nostra esperienza limitata è assurdo“.

Annie Besant, la contraccezione e la battaglia demografica

LetteralMente Donna è dedicata oggi a Annie Besant, fonte naturagiusta.it
Annie Besant, fonte naturagiusta.it

L’evento che cambiò la vita di Annie Besant e la fece diventare famosa fu senza dubbio il processo Knowlton. Prima di parlare questo facciamo una breve premessa e parliamo di un incontro importante per la Besant come quello con Charles Bradlaugh. Erano gli anni in cui la Besant aveva lasciato il marito e abbandonato ogni forma di religione per dedicarsi all’ateismo e al liberalismo entrando nella National Secular Society di cui lo stesso Bradlaugh era leader. I due insieme fondarono una casa editrice, denominata “Freethought Publishing Company” con lo scopo principale di ripubblicare un piccolo libro di Charles Knowlton, intitolato “ The Fruits of Philosophy”. Si trattava di un’opera in cui si parlava di contraccezione e di come fare per realizzarla.

L‘ondata di protesta che seguì, soprattutto dalla Chiesa, portò Bradlaugh e Besant ad essere mandati a processo per una pubblicazione che veniva considerata oscena e indecorosa. I due ricevettero una dura condanna che, per un cavillo giudiziario dovuto alla mancata notifica di quali fossero le parti oscene del libro, non fu applicata. Appoggiati dalla stampa liberale i due riscossero un enorme successo ma sostituirono “The Fruits of Philosophy” con un’importante opera della Besant intitolata “Law of Population: Its Consequences, and Its Bearing upon Human Conduct and Morals”.

Sulla scia di una lotta difficile come quella della contraccezione la pensatrice inglese in quest’opera di enorme successo abbracciava e faceva sua le teorie malthusianesiste secondo cui la grande pressione demografica era la resposanbile di povertà e carestie. Inoltre in questo saggio per la prima volta proprio dal punto di vista del problema dell‘aumento demografico la Besant parla della situazione continente subindiano di cui diverrà in seguito protagonista.

La teosofia e la lotta per la libertà dell’India

Prima di parlare dell’india in cui la Besant arrivò nel 1893, occore però fare un piccolo passo indietro per parlare di un altro incontro importante. Annie Besant infatti scrisse una recensione sul libro “La Dottrina Segreta” di Helena Blavatsky che intervistò personalmente. Questo incontro avvicinò e convertì la Besant, prima era atea, socialista e liberale al teosofismo. Si tratta di una dottrina filosofica e spiriturale ispirata alla filosofia orientale che vedeva le religioni come semplici espressioni di una saggezza primordiale e universale. La “verità” proposta dai teosofici concise fortemente con quella ricerca di risposte vitali che la Besant aveva iniziato da giovane con il rifiuto della religione cristiana.

Abbiamo fatto questa premessa perchè proprio nell’ambito della sua appartenenza alla Società Teosofica, di cui divenne anche la presidente, che la Besant incontrò Gandhi e successivamente partì come già detto nel 1893 per l’India. Qui si impegnò a fondo per la rinascita intellettuale del paese, la liberazione dal colonialismo e l’autogoverno indiano. Fu una lotta in cui ribadì attraverso i suoi scritti come “Indian Sefl Governement” innanzitutto la necessità dell’educazione e dell’istruzione per il popolo indiano al fine di affrancarsi dal dominio coloniale. Poi affrontò politicamente il tema dell’indipendenza diventando nel 1918 la presidente del Congresso nazionale indiano. Una lotta che continuò fino alla morte avvenuta in India nel 1933.

Stefano Delle Cave

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