Anthony Kiedis, il complesso frontman dei Red Hot Chili Peppers

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Di Redazione Metropolitan

Anthony Kiedis
Photo Credits: Fusetv

Anthony Kiedis, frontman e cofondatore dei Red Hot Chili Peppers, ha dietro di sé una carriera costellata da successi ma non solo. La sua vita si ramifica tra: musica, cinema e droga. Nato nel 1962, la sua infanzia è caratterizzata da una serie di trasferimenti dovuti alla frammentazione della sua famiglia. Il primo trasferimento fu insieme alla madre e il nonno in Florida, fino ad arrivare a Los Angeles nel ’73. Nella città degli angeli, oltre ad aver iniziato la sua carriera con i RHCP, inizia la sua relazione dolce amara con la droga.

Kiedis, insieme alla sua band, detiene il record per il maggior numero di singoli al numero uno nella Billboard Alternative Songs Charts. I RHCP sono vincitori di sei Grammy provenienti da sedici candidature complessive. Lo stile della composizione dei testi dei Red Hot cambia attraverso gli anni anche grazie alle esperienze di Anthony. All’inizio della loro carriera i testi prettamente legati al tema della sessualità e della vita hollywoodiana si evolvono successivamente in tematiche più complesse e riflessive. Negli ultimi anni le canzoni sono caratterizzate da una forte vena amorosa legata anche alla dipendenza da droga e soprattutto alla perdita.

Hollywood, vita di luce e oscurità

Quando a dodici anni Kiedis si trasferì dal padre molto probabilmente non era in grado di prevedere quello che sarebbe stato il suo futuro. La figura del padre fu fondamentale in questi anni, nella sua autobiografia Anthony descrive i momenti passati con lui come i più felici della sua infanzia. Questo prima che si trasferisse con la figura paterna e prima che a causa sua iniziò la sua dipendenza da droghe. Il padre lo aveva introdotto all’uso di cocaina quando Kiedis aveva poco più di dodici anni, lo portava con sé in luoghi in cui un bambino della sua età non doveva trovarsi. Durante queste feste conobbe una moltitudine di figure del panorama della musica di quel tempo, tra cui si possono citare Alice Cooper e Keith Moon.

Circondato da alcol e droga trova i suoi primi lavori nel mondo dello spettacolo, più precisamente in quello del cinema. Il padre si trovava ad Hollywood proprio per cercare di avviare la sua carriera da attore ed anche grazie alle sue conoscenze Anthony ebbe delle piccole parti tra televisione e cinema. Uno dei ricordi del periodo che Anthony Kiedis ci racconta è l’incontro con Sylvester Stallone. Nel film F.IS.T. ebbe una singola battuta e l’opportunità di conoscere Stallone, il quale lo cacciò dalla roulette dove Kiedis era andato a trovarlo per parlargli.

Red Hot Chili Peppers
Photo Credits: ilikeyouroldstuff.com

L’incontro con Flea e Slovak

A Los Angeles Anthony frequenta la Fairfax High School ed ha grandi difficoltà a fare amicizia, proprio in quegli anni però incontra colui con cui anni dopo fonderà i Red Hot Chili Peppers, Flea. I due a soli quindici anni diventano migliori amici, ancora ad oggi Kiedis descrive il suo rapporto con Flea come la sua amicizia più longeva. L’incontro con un altro membro della band, Slovak, avviene poco dopo. Hillel Slovak era membro della band, Anthym, Anthony va ad un loro concerto e riesce a parlargli. L’incontro fu abbastanza lungo e in quelle ore Kiedis provò una sensazione di calma, descrisse l’atteggiamento di Slovak come un qualcosa di affascinante.

Kiedis insieme a Flea e Slovak forma una band con il nome di Tony Flow and Miraculously Majestic Masters of Mayhem. A loro si unisce anche il batterista Jack Irons, la prima esibizione dal vivo nel 1983 porta un indiscusso successo ai quattro, i quali decidono di suonare definitivamente insieme. Una settimana dopo tornano nel locale “Rhythm Lounge” dove si esibiscono per la seconda volta però con un nome diverso, quello che tutti noi conosciamo.

Red Hot Chili Peppers
Photo Credits: gogomagazine.it

Scar Tissue, autobiografia di una vita sfrenata

Nel 2004 Anthony Kiedis decide di pubblicare un’autobiografia realizzata con l’aiuto di Larry Sloman. Il libro subito dopo l’uscita entra a far parte dei bestseller del New York Times. Il titolo dell’autobiografia è lo stesso di una canzone dei RHCP contenuta nell’album Californication del 1999. L’utilizzo di questo titolo non è un caso, infatti proprio l’anno di uscita di quell’album segna la fine del suo rapporto con sostanze stupefacenti.

Kiedis ci racconta la sua vita fino alla sua disintossicazione definitiva: parla del padre, del rapporto che ha con la droga e anche in maniera dettagliata di come abbia vissuto il lutto del suo compagno di band Hillel Slovak, morto per overdose. Ad oggi Kiedis considera quel libro come una raccolta del dolore vissuto e per questa ragione all’inizio rimpiangeva la sua pubblicazione per poi arrivare alla conclusione che a lungo termine tale racconto avrebbe avuto un risvolto positivo:

“I realized that the whole point of writing that book wasn’t for me, but to show that somebody can go all the way down and come all the way back and have a productive, successful happy interesting life.”

Giulia Bergami

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