Antonio Schiena: “Scrivere come via di fuga”

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Di Joelle Cotza

Classe ’90, Antonio Schiena nasce a San Marco in Lamis. Famoso per la sua pagina social cinica e ironica, “Antipatia Gratuita“, è autore di diversi romanzi. Nel 2013 pubblica “Un gioco da ragazzi“, mentre nel 2018 riceve il premio “Le giovani parole” per Leggo QuINDI Sono. Tra i suoi scritti abbiamo poi “Il mondo perfetto di Mr. Owen“, “Non contate su di me“, “Andrà tutto bene” e la raccolta di racconti denominata “E liberami dalla gente. Amen“.

L’intervista con Antonio Schiena

Antonio Schiena-Antipatia Gratuita
Credits: Antipatia Gratuita
Antipatia Gratuita

MM: Online vieni definito autore di romanzi per ragazzi, gestore della pagina “Antipatia Gratuita”, vorrei sapere da te chi sei.

AS: Sono una persona pigra a cui piace scrivere. Su Facebook, tempo fa, la pagina che ho creato chiedeva una descrizione. Proprio qui ho scritto che sono un ragazzo a cui piace scrivere, e che grazie ai social finge di essere ciò che non è – come tutti-. Sono ancora abbastanza d’accordo con quella definizione. Sono un ragazzo a cui sostanzialmente piace scrivere e che di fatto ha sempre trovato nella scrittura uno sfogo. Grazie a questa via di fuga dalla socialità oggi mi sento più solido. Non credo sia interessante quello che sono, piuttosto quello che scrivo.

MM: Nei tuoi libri i protagonisti sono spesso giovani, così come il pubblico cui ti rivolgi; mi chiedo: quanto attingi dalle tue esperienze personali per scrivere un romanzo?

AS: Credo che la regola alla base della scrittura sia scrivere ciò di cui si sa. Per quanto riguarda i protagonisti e la loro età, non volevo per forza raccontare di una generazione in particolare come può essere la mia, ma se ho vent’anni mi sento più sicuro a scrivere di coetanei, persone vicine a me. Avevo sempre la sensazione che quando c’erano personaggi adulti o comunque lontani da me in questo senso per forza ci cadeva dentro il cliché o il già sentito. Più che pensare al pubblico scrivevo quello di cui sapevo. Ora forse mi sentirei capace di scrivere altro, di personaggi più grandi d’età, ad esempio. Per quanto riguarda i social in realtà non ho mai avuto un pubblico particolarmente giovane, dai 25 anni in su-cosa che non ho mai capito-. […]Io non scrivo per un pubblico in particolare, ho sempre scritto quello che mi sentivo di scrivere.

MM: Quando e come hai cominciato a scrivere?

AS: A me è sempre piaciuto scrivere. Il primo ricordo che ho risale alle scuole medie, quando ho scritto un racconto giallo ambientato in Olanda. È la prima cosa che ricordo di aver scritto da una mia idea, si chiamava “Omicidio al luna park”. Ho iniziato a scrivere per divertimento. La vedevo come, banalmente, una via di fuga. Piuttosto che usare la scrittura come sfogo in momenti di rabbia, ho sempre preferito la strada del “Ho bisogno di distrarmi? Lo faccio divertendomi”. Ho sempre un po’ continuato, abbozzando idee, scrivendo racconti, al liceo ho scritto testi un po’ più lunghi…e poi ho continuato. Amavo alla follia le vignette della Settimana Enigmistica. Le ritagliavo, le appiccicavo sul diario…secondo me è quello da cui è nato Antipatia Gratuita. Se avevo bisogno di sfogarmi potevo farlo così, semplicemente con una vignetta e poche righe. Prima di Facebook c’era MSN, che aveva un blog collegato sul quale scrivevo, parlando alla mia cerchia ristretta. Quando è esploso Facebook ho deciso invece di aprire la pagina e mettere tutto il mio materiale lì. Queste per me sono state le due partenze, da qui ho iniziato a scrivere storie e a ironizzare con Antipatia Gratuita.

MM: Se possibile ti chiederei di dare, se te la senti, dei consigli ad aspiranti scrittori e/o analoghi. Da cosa consiglieresti di partire?

AS: Allora…quando mi fanno questa domanda il primo consiglio che do è chiedere a qualcuno più capace di me, che possa dare consigli migliori.

Antonio Schiena e la scrittura: alcuni modus operandi dell’autore

MM: Come scegli gli ingredienti e le componenti di una storia?

AS: Io lavoro molto con la carta, post it, quaderni, dove sostanzialmente scrivo parole a caso. Quando ho un’idea, che può dipendere da qualsiasi cosa, da un film che sto vedendo, un libro che sto leggendo, una frase[…] scrivendole così mi restano in qualche modo. Poi a un certo punto capita che quel dettaglio un po’ più grande mi fa dire “È questo ciò che racchiude quel che mi sta girando in testa in questo momento” che si parli di una scena, un’ambientazione, un personaggio.

MM: Come scegli i titoli dei tuoi scritti? Hai un modus operandi ricorrente?

AS: Il modus operandi classico è l’editore che, poco prima di andare in stampa dice “Ok, abbiamo questo titolo?” Ed io che dico “No”. Un gioco da ragazzi è l’unico libro nato con un titolo. Tutti gli altri sono frutto di un lungo lavoro di brainstorming. L’unico di cui mi sono pentito è stato “Andrà tutto bene”- solo il titolo, s’intende- per via di tutte le volte in cui è stato ripetuta la frase nel periodo del lockdown. Inizio a capire tutti quei film italiani che hanno i titoli di alcune canzoni…

MM: Prima di salutarci, c’è qualcosa che vorresti dire ai tuoi lettori?

Come messaggio diretto non saprei. […]Nel momento in cui un libro è finito, è in libreria, è ovunque, il lavoro dell’autore, dello scrittore, è finito. Quello che doveva dire l’ha detto nel libro. Non mi sento di consigliare di leggere un mio libro in un momento o circostanza particolare. Se arriva a un lettore, una lettrice, in un determinato momento, è perchè doveva arrivare in quel momento. Posso augurare buona lettura, di cuore, ma non ho più voce in capitolo. Ringrazio sicuramente il lettore per avermi dedicato del tempo. […]Una cosa in cui credo molto e l’augurio che scrivo spesso è che la lettura si riveli una compagnia migliore di quella di certe persone.

Joelle Cotza

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